È stata tra le prime scienziate al mondo a fornire provi sugli effetti delle microplastiche nelle balene, nel 2012, e oggi riceve uno dei più prestigiosi riconoscimenti del settore: è la professoressa Maria Cristina Fossi la vincitrice del Premio Motumundi 2022, docente ordinaria di Ecologia ed Ecotossicologia all’Università di Siena.
La professoressa Fossi, che dal 2000 è direttrice scientifica del Biomarker Laboratory (CIBM), nel campo dei rifiuti marini è coordinatrice scientifica del progetto Plastic Busters che ha lo scopo di monitorare e mitigare l’impatto della plastica nel Mediterraneo ed è stato accreditato nel 2016 da Union for the Mediterranean. Nel 2019 Plastic Busters è stato dichiarato, dall’Unione europea, progetto di eccellenza.
Anche Sting ha ricevuto il premio Motumundi
La cerimonia di consegna del premio si è svolta nei giorni scorsi al Santa Chiara Lab, presieduto da Angelo Riccaboni. Negli anni precedenti, il Premio Motumundi è stato assegnato ad Alice Imbastari, ambientalista e attivista per il clima, al fisico-climatologo e premio Nobel Filippo Giorgi, nonché all’artista, filantropo e attivista Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting.
“Ringrazio il Festival Motumundi per questo riconoscimento che non premia soltanto il mio lavoro, ma lo sforzo condotto negli ultimi 10 anni da tutto il team di Plastic Bluster per cercare di unire, nella battaglia contro i rifiuti marini, la sponda Sud e quella Nord del Mediterraneo. – ha commentato Maria Cristina Fossi – Un riconoscimento non solo personale ma di un gruppo di sognatori che hanno creduto e continueranno a credere in questa meravigliosa avventura”.
“È un privilegio premiare una scienziata di fama internazionale, una donna i cui studi sulle microplastiche e, in modo particolare, sull’impatto che hanno sulla biodiversità del Mediterraneo sono riferimento a livello mondiale – ha commentato Roberto Vitale presidente del Premio Motumundi. – La professoressa Fossi è un’eccellenza italiana che condivide l’urgenza di accendere i riflettori sulla necessità di sviluppare una nuova cultura dell’ambiente. Le microplastiche nei mari e nell’Oceano non sono un problema del futuro, ma un’emergenza”.