L’emergenza per il Coronavirus “ha generato nuove povertà, anche a Firenze: ora “è importante che un progetto nuovo di città apra scenari davvero innovativi che rompano con la città delle rendite, con la disarticolazione dei suoi territori, con la scarsa attenzione alle esigenze della vita sociale”.
Un progetto che deve restare ancorato “saldamente alle radici dell’identità storica di Firenze, che il turismo di massa ha rischiato di ridurre a vetrina e non più a humus culturale, staccando il cuore della città dal suo corpo, Molti dei problemi che soffriamo nascono dall’interazione che si è sviluppata tra questi due fattori negativi”.
Lo ha detto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella sua omelia pronunciata in Duomo per Pentecoste. Per Betori, “decisivo in questo progetto sarà il modo con cui assicurerà la centralità della persona e l’esercizio della solidarietà. I prevedibili minori flussi turistici non possono essere subiti come una minore rendita, ma colti come occasione per ridare spazio alle funzioni di base di una comunità: la conoscenza, le relazioni, i vincoli familiari, la vitalità della società civile, la cura delle persone e dell’ambiente, il lavoro.
E questo senza cancellare il nostro volto, quasi che dovessimo vergognarci della bellezza che ci circonda, ma farne piuttosto motivo di crescita della coscienza identitaria ed etica della convivenza. Non basta guardare ciò che è bello e restarne estasiati, ma occorre capire quali sono stati i valori e i legami che lo hanno generato. Sono gli stessi fondamenti a cui oggi dovremmo attingere. Ci sia di insegnamento la cupola sotto cui celebriamo e l’avventura umana e di fede che l’ha generata”.