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Giovani artisti e artiste invadono l’mH Florence Hotel & Spa per la seconda edizione di “Chambres”

Fino al 30 maggio 2025 esposte nelle sale, nelle camere e nei corridoi dell’hotel fiorentino le opere di artisti e artiste emergenti, allievi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze

Fino al 30 maggio 2025 l’mH Florence Hotel & Spa di Firenze si trasforma in una galleria d’arte contemporanea grazie al progetto “Chambers”.

Le sale, le camere e i corridoi dell’elegante hotel ospiteranno infatti le opere di giovanissimi artiste e artisti che studiano presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. 

Saranno esposte le sculture, le pitture, le fotografie, i video di Maura Bazzi, Marcela Castañeda Florián, Giovanni Ceruti, Pietro Desirò, Marta Fumanti, Gianluca Garu Paionni, Yasmine Kachni, Maddalena Lotti e Ramona Marano.

“Questa nuova edizione, dopo l’interesse suscitato dalla precedente, è un’opportunità per far dialogare l’arte con la vita quotidiana e, soprattutto, per connetterci con le tematiche che ispirano i giovani artisti di oggi” spiega Irene Vezzosi, direttrice dell’hotel. “Dalla natura all’attualità geopolitica, dalle emozioni personali alla nostalgia dell’infanzia, le opere esposte riflettono una sensibilità giovane e contemporanea, in grado di offrire nuovi punti di vista sui temi universali della vita e della società. È un invito, a riflettere sul mondo, a rallentare e vivere l’arte come parte integrante di un’esperienza immersiva.”

Il progetto, curato dagli artisti Pantani-Surace e Paolo Parisi, si propone di sovvertire le aspettative di chi varca la soglia dell’hotel per vivere l’arte fuori dagli spazi tradizionali, sfruttando l’alternanza continua degli ospiti e dei viaggiatori come occasione per dare vita a un’arte in perenne movimento.

“Non siamo in un museo né in una galleria – sottolineano i curatori – ma in uno spazio di passaggio dove i linguaggi artistici contemporanei incontrano lo sguardo inconsapevole di chi si ferma per poco, instaurando un rapporto che si rinnova continuamente. Questa edizione di Chambres ha voluto, rispetto alla precedente, mettere alla prova giovanissim* artist*, ancora nella fase di formazione, con un luogo come questo, fatto di incontri e di continui scambi.”

CHAMBRES

CHAMBRES: le opere in mostra

Le opere selezionate per questa nuova edizione trasformano gli spazi del mH Florence in un mosaico di visioni personali e collettive che indagano temi di grande attualità e di intima profondità.

Maura Bazzi (Ferrara, 1979), nel video Habeam Corpus, affronta la questione della violenza globale, contrapponendola alla pace interiore. L’artista esplora il valore della libertà personale attraverso immagini rallentate e sature di fiori e bombe, creando un parallelo visivo che stimola riflessioni sul rispetto della vita come valore fondamentale. Il titolo richiama il principio dell’Habeas Corpus, che sancisce la tutela della libertà personale, e lo traspone in prima persona: “che io abbia (il mio) corpo” come affermazione imperativa della Legge Naturale del Diritto alla Vita.

Nella serie fotografica Architettura di Sopravvivenza, Marcela Castañeda Florián (Bogotá, 1992), ci porta nelle periferie colombiane, come El Pozón a Cartagena e le Comunas di Medellín, ci guida attraverso un viaggio profondo che esplora il legame indissolubile tra l’abitare e la sopravvivenza umana. In un contesto dove la casa si carica di significati profondi: non è solo un luogo, ma uno spazio di resistenza e creazione, un portale tra corpo e territorio, in un dialogo di adattabilità e resilienza.

Le immagini di Giovanni Ceruti (Firenze, 2000), invece, recuperano la magia e la spontaneità dell’infanzia. Nei suoi DIARIES, l’artista ritrae su tela, attraverso una precisa e attenta lavorazione ad olio, pensieri e parole “sbagliate” che sfuggono alla logica adulta, come per restituire l’immediatezza e la libertà della mente infantile. Nel momento in cui un bambino commette errori lessicali (“MI SENTO LIBRO”), oppure accosta alcune parole che dal punto di vista dell’adulto non sono accostabili fra loro (“AUTO BRUCO DELFINO LA DROGA”) oppure ancora avvicina azioni che dal punto di vista dell’adulto non sono avvicinabili (“ABBIAMO FATTO I COMPITI E ABBIAMO URLATO”), crea significati che non rientrano nella sfera all’interno della quale l’adulto è abituato a pensare e agire.

Pietro Desirò (Poggibonsi, 1994), nella serie CICLI, crea calchi naturali con materiali organici e artificiali, congelando il tempo e catturando frammenti di natura, quasi a voler conservare e curare ciò che rischia di scomparire. Pone l’attenzione sulla natura e sull’urgenza di salvaguardare, riprodurre e curare micro-ecosistemi. L’ambiente, di conseguenza, diventa fonte di ispirazione attiva, grazie alla natura stessa, ricca di una forza primordiale pura.

CHAMBRES

Marta Fumanti (Perugia, 1999), esplora il fragile equilibrio tra natura e artificio umano in Dove ci incontriamo, una serie fotografica che richiama la coesistenza e il dialogo tra elementi contrastanti. In un’immagine sospesa, Fumanti allude a un equilibrio raggiungibile tra progresso tecnologico e rispetto per la natura. È un messaggio di speranza e un monito sul rispetto e l’armonia che dovremmo perseguire nella nostra interazione con l’ambiente naturale e circostante.

Con un approccio più intimista, Yasmine Kachni (Pontedera, 2002) in Oltre il visibile rappresenta il delicato confine tra presenza e assenza, dove il corpo del soggetto sembra fondersi con l’ambiente circostante, richiamando l’attenzione sull’essenza sfuggente della figura.

Maddalena Lotti (Firenze, 2005), invece, con la sua ironica scultura Super offerta!, pone l’accento sulla mercificazione degli spazi urbani fiorentini, evocando un’immaginaria “svendita” della città e delle sue tradizioni.

Ramona Marano (Trapani, 2000), ci immerge, invece, in scenari surreali con È solo frutto della mia fantasia?, una selezione di paesaggi manipolati digitalmente che sfidano la linea di confine tra realtà e immaginazione. Le immagini, ambigue e aperte a varie interpretazioni, invitano gli spettatori ad andare oltre, a costruire una propria narrazione, ad esplorare nuove dimensioni della percezione e a riconsiderare il nostro rapporto con la realtà.

Infine, Gianluca Garu Paionni (Arezzo,1993), con Senza Titolo (Tanto Ridi, Quanto Piangi), mette al centro del suo lavoro fotografico il concetto di cura attraverso immagini che esplorano temi come il cambiamento climatico e le relazioni personali, suggerendo la dualità tra gioie e dolori, purezza e difficoltà dell’esperienza umana. Vi è una sorta di purezza nella ricerca per la cura delle cose, un risveglio consapevole considerato ingenuo in un mondo frenetico, focalizzato su produzione, denaro e consumo.

CHAMBRES

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