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Giorno della memoria: gli Uffizi rendono omaggio a Aldo Carpi, il pittore che raccontò il lager in un diario

Al primo piano della Galleria focus espositivo per l’artista di origini ebraiche: in seguito a una delazione fu internato a Mathausen – Gusen da febbraio ’44 al maggio ’45

Aldo Carpi - © Centro Apice, Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale, Università degli Studi di Milano

Una mostra omaggio ad Aldo Carpi, un artista che visse l’orrore del lager, riuscendo nel mentre a raccontarlo in un diario. Ad organizzarla sono gli Uffizi, in occasione del Giorno della Memoria: protagonista del focus espositivo al primo piano della Galleria, sarà il pittore di origini ebraiche Aldo Carpi.

Le opere in mostra agli Uffizi

Tre le opere appartenenti alle collezioni del museo, che compongono la testimonianza. Si tratta degli autoritratti del 1925 e 1964 e di Dopo cena (ordinariamente esposta nella Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti) del 1913.

Artista affermato fin dal primo decennio del Novecento, apprezzato professore dell’Accademia di Belle Arti di Milano dagli anni Trenta, autore di una pittura fantasiosa e non inquadrabile, Carpi verrà internato, in seguito ad una delazione sulle sue origini, nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen dove resterà imprigionato dal febbraio 1944 fino al maggio 1945.

Dopo cena di Aldo Carpi

Il diario del lager di Aldo Carpi

In quei mesi dolorosi, sfidando il più rigoroso divieto di scrittura, l’artista narra in presa diretta la vita dentro il campo attraverso un intenso diario in forma di lettere alla moglie e disegni che verrà pubblicato nel 1971 con il titolo Diario di Gusen.

Da queste pagine emerge prepotente la lotta costante di Carpi per preservare la propria dignità intellettuale e morale (nonché fisica), deliberatamente minata giorno dopo giorno dal sistema del lager, ma sostenuta di contro dal potere consolatorio di religione, della famiglia e della natura.

Aldo Carpi, Autoritratto

L’impietoso racconto della morte onnipresente trova così il suo controcanto nella meditazione poetica sugli esigui scampoli di vita (un fiore, un ricordo, uno spicchio di cielo) che gli si concedono con inattesa spontaneità. Di tutto questo Carpi salverà per sempre la memoria, proprio grazie al suo diario. I disegni con cui l’artista affianca le lettere, nella loro cronistica restituzione della realtà del lager (i mucchi di cadaveri nei forni crematori, i corpi macilenti degli internati) testimoniano l’assurdità dell’orrore con forza documentaria ineguagliabile.

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