Ricordare i 162 toscani proclamati Giusti tra le Nazioni, che hanno rischiato la propria vita per salvare gli ebrei dalla morte e dalla deportazione in uno dei momenti più bui della storia. È stato questo l’obiettivo dell’incontro che si è svolto in occasione del Giorno della Memoria a Pisa per gli studenti del liceo Buonarroti, a cui ha partecipato anche il presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo con Alfredo De Girolamo, autore del libro “Chi salva una vita. In memoria dei Giusti toscani” (Edizioni dell’Assemblea).
In Italia 800 Giusti tra le Nazioni
Quella dei “Giusti tra le Nazioni” è una onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem: sono 28mila nel mondo, 800 in Italia e 162 in Toscana, tra cui anche il pisano Giorgio Nissim e il campione di ciclismo Gino Bartali, che nascondeva nella canna della sua bicicletta i documenti falsi per gli ebrei.
“Quest’anno abbiamo deciso di dedicare il Giorno della memoria ai Giusti tra le Nazioni, persone che hanno avuto il coraggio di mettere in gioco la propria vita per salvare quella degli altri – ha spiegato il presidente Mazzeo – il messaggio che ho voluto trasmettere alle ragazze e ai ragazzi è di non essere mai indifferenti, di scegliere sempre di stare dalla parte giusta della storia, proprio come fecero i Giusti, perché la libertà che oggi abbiamo è come un fiore che va innaffiato giorno dopo giorno e loro avranno un ruolo fondamentale, quello di lasciarci un mondo migliore”.
L’importanza della memoria
L’incontro si è svolto a Pisa anche per ricordare la firma delle leggi razziali, avvenuta a San Rossore nel 1938. Molti e stimolanti gli interventi delle studentesse e degli studenti che hanno partecipato all’iniziativa.
“Quella di oggi per noi non è soltanto una celebrazione, ma una riflessione sul presente – ha detto il dirigente scolastico Alessio Salerni – assistiamo quotidianamente ad atti che si richiamano a regimi che furono responsabili della Shoah. Dobbiamo far riflettere gli studenti e dare loro gli strumenti affinché possano avere una coscienza politica e civica, che li guiderà negli anni prossimi. Loro sono chiamati a costruire il futuro cercando di mantenere quegli ideali che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, hanno fatto sì che nascesse l’Europa unita, al fine di impedire nuove guerre”.