Sabato 21 settembre è la giornata mondiale dell’alzheimer voluta dall’Oms per informare e responsabilizzare su questa grave malattia che colpisce circa 40 milioni di persone nel mondo.
Questa patologia in Italia riguarda 6 milioni di persone (2 milioni con demenza o mild cognitive impairment – disturbi cognitivi lievi) e 4 milioni di familiari (considerati anche come ‘secondi pazienti’).
La Toscana è tra le regioni più anziane d’Italia, con il 26% (dati Istat) dei suoi 3,7 milioni di abitanti di età over 65, si stimano oltre 80 mila persone affette da Demenza per una percentuale che supero l’8%.
Tra tutte le forme di Demenza, la malattia di Alzheimer è quella che si presenta con maggiore frequenza, raggiungendo il 60% dei casi. Tale realtà fa emergere la complessità e difficoltà nella diagnostica, nei trattamenti ambulatoriali e nell’assistenza.
Gli assessori regionali al diritto alla salute Simone Bezzini, e alle politiche sociali Serena Spinelli hanno diffuso una dichiarazione congiunta.
“Per affrontare una patologia come l’Alzheimer – hanno detto – che ha ripercussioni pesanti non solo sulla persona che ne è affetta, ma anche sui familiari e le persone vicine, è necessario avere a disposizione una rete di servizi e di funzioni sociali e sanitari appositi. Le attività finanziate con il Fondo Nazionale a partire dal 2020 si sono concluse lo scorso marzo e ad oggi, nonostante la Legge di Bilancio 2024 preveda uno stanziamento di circa 35 milioni per il triennio 2024-2026, non è ancora stato approvato il decreto attuativo: le Regioni non hanno quindi ancora ricevuto le risorse previste. Questa interruzione dei finanziamenti ha reso molto problematica la continuità dei servizi e causato una involuzione complessiva del sistema, con ripercussioni negative soprattutto nel livello di assistenza fornito alle persone con demenza ed ai loro familiari. Non solo: in futuro occorrerà riflettere anche sull’entità dell’impegno dello Stato per questo Fondo: 35 milioni di euro per tre anni sono una cifra veramente una esigua di fronte a un impatto economico stimato in 23 miliardi di euro, tra costi diretti e indiretti, il 63% dei quali a carico delle famiglie”.
“Per gli stessi motivi – proseguono Bezzini e Spinelli – chiediamo con forza al governo che l’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze, su cui l’Istituto Superiore di Sanità con il contributo di tutte le Regioni e P.A. sta lavorando, sia per la prima volta accompagnato da un adeguato finanziamento, inserito strutturalmente all’interno della legge di bilancio. Considerato infatti l’impatto economico e sociale della demenza sulla nostra società, deve essere garantito un finanziamento stabile e adeguato”.
“Su queste tematiche – concludono i due assessori – la Toscana sta facendo la sua parte: è stata tra le prime regioni a recepire il Piano Nazionale Demenza del Ministero della Salute e a dotarsi di un Piano Regionale che ha consentito di avviare percorsi di potenziamento e innovazione dei servizi per rispondere ai bisogni di cura del malato e di sostegno per la famiglia. Nostra intenzione è continuare su questa strada”.
I percorsi di assistenza, supporto alla persona e alla sua famiglia
La Demenza è una sindrome che può essere causata da diverse malattie progressive che colpiscono la memoria, il pensiero, le emozioni e il comportamento, con una grave perdita della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana.
Appena si notano i primi sintomi, è importante non sottovalutarli e parlarne con il proprio medico di famiglia o altro specialista. E’ infatti opportuno un approfondimento presso il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) più vicino alla residenza, per attivare una eventuale presa in carico.
Dopo un’ attenta valutazione da parte di una equipe specializzata, il CDCD conferma l’eventuale diagnosi e avvia i trattamenti farmacologici e psicosociali disponibili. Alla persona e alla famiglia vengono fornite le informazioni sui servizi esistenti e può essere attivato l’eventuale collegamento con la rete dei servizi.
Dopo la diagnosi, sono previsti controlli periodici e vengono gestiti anche i probabili disturbi comportamentali – agitazione, aggressività, insonnia...- causa principale di ricorso all’ospedale e di stress per la famiglia.
In questi casi è importante rivolgersi al proprio medico e/o al CDCD di riferimento, evitando di ricorrere al Pronto Soccorso o all’ospedale, se non strettamente necessario.
In caso di bisogno rilevante di assistenza è possibile rivolgersi al servizio PuntoInsieme più vicino, dedicato alle persone non autosufficienti e ai loro familiari.
Un operatore aiuterà a compilare una scheda di segnalazione sullo stato di salute della persona che ha bisogno di assistenza. Una equipe di operatori qualificati, Unità di Valutazione Multidisciplinare-UVM, valuta la situazione di bisogno segnalata e definisce un progetto di assistenza personalizzato (PAP).