La storia di Volterra è antica e la città non smette mai di stupire. Tremila anni di vita che, quando esplorati, regalano continuamente scoperte nuove e sorprendenti, di rilevanza anche mondiale, come accaduto con l’anfiteatro romano emerso nel 2015. La vivacità di questa cittadina sembra non avere età ed ecco che, da qualche anno, gli archeologi sono al lavoro per riportare alla luce una necropoli etrusca che sembra risalire addirittura alla seconda metà del VII secolo a.C. Oggi, in occasione della Giornata degli Etruschi promossa dal Consiglio Regionale della Toscana, un open day ha mostrato al pubblico l’avanzamento degli scavi.
La tomba a camera è un tipo di tomba che non avevamo mai visto a Volterra
A far da guida d’eccezione nelle visite la professoressa Lisa Rosselli dell’Università di Pisa, direttrice scientifica degli scavi, che commenta: “la tomba a camera è un tipo di tomba che non avevamo mai visto a Volterra e ora ne abbiamo la testimonianza archeologica”.
Le due strutture ritrovate nell’area denominata Le Colombaie, infatti, sono due tombe a tumulo, delle costruzioni funerarie del periodo orientalizzante, di cui si avevano poche o nessuna informazione per quanto riguarda l’aggregato di Volterra. In quel periodo, infatti, non esistevano ancora la cinta muraria più arcaica e un abitato principale e i gruppi popolavano l’area in zone sparse. Anche la posizione di questi ritrovamenti, collocati sul versante sud ovest della città, costituisce un’eccezionalità.
“Lo scavo è iniziato nel 2016”, spiega Rosselli, “e questa è la sesta campagna di scavo, che durerà ancora una settimana. Grazie agli archeologi in formazione – si tratta infatti di uno scavo didattico – lo scorso anno abbiamo portato alla luce la seconda struttura a tumulo. Questa a differenza della prima era ancora coperta, completamente intatta, quindi abbiamo potuto scavarla con tutte le attenzioni del caso”.
sfoglia la galleryAll’interno della tomba scoperta recentemente sono state trovate due sepolture a inumazione, con ossa non bruciate, quindi, come attestato a Volterra già dal periodo più antico. Si passa così da un sistema di sepoltura singolo alla concezione di tomba per la famiglia, una forma di sepoltura più evoluta, che sarà poi quella che si diffonderà in epoca successiva in tutta l’Etruria, come a Vetulonia e a Castellina in Chianti. Nella struttura, oltre a una terza sepoltura (in questo caso a incinerazione), sono stati rinvenuti degli oggetti, un corredo di armi in ferro e bronzo che fanno supporre che le persone lì sepolte fossero degli aristocratici. A corredo anche dei vasetti unguentari, probabilmente delle offerte ai defunti, oggi in restauro ma che saranno presto esposti al Museo Guarnacci, appena riaprirà.
Come se non bastasse, man mano che gli scavi proseguono, emergono testimonianze anche di altre epoche, come la base di una struttura di epoca ancora precedente (forse un’abitazione) un’ulteriore necropoli, di epoca tardo romana, che appare importante perché mai toccata da ricerche dei secoli scorsi.
Accanto a questa iniziativa, 17 settembre il programma si arricchisce con la presentazione di un volume, Velathri Volaterrae. La città etrusca e il municipio romano, a cura di Marisa Bonamici ed Elena Sorge.