Grazie alla tecnologia 3D, un’urna etrusca ritrovata nella campagna di Terricciola, in provincia di Pisa, diventa fruibile digitalmente. Stiamo parlando di Gina, il nome con cui è stato affettuosamente ribattezzato il coperchio funerario caratterizzato da una figura femminile databile, probabilmente, al secondo quarto del II secolo a.C.
Questo importante reperto, costituito da due frammenti, ha una storia davvero particolare poiché è stato rinvenuto in momenti distinti. Nel 2019, infatti, è stata trovata in località Casanova di Terricciola la parte superiore del coperchio che, una volta ripulita e restaurata, ha messo in luce profonde analogie con un’altra scoperta della fine del 2014, rivelatasi effettivamente la porzione inferiore.
Tale intuizione ha consentito di ricomporre il manufatto ma è stata anche la spinta a voler preservare i tesori del passato e renderli accessibili per le generazioni future. Da questa premessa è nato un nuovo progetto, frutto della collaborazione tra Comune di Terricciola, Polo Tecnologico di Navacchio, MakeX (la Rete Toscana della Manifattura Digitale), Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale Università di Pisa, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno.
L’idea si basa sulla digitalizzazione 3D delle testimonianze culturali (come è avvenuto per Gina) che permette l’acquisizione delle forme ad elevatissima qualità e precisione. Con questi strumenti d’avanguardia, si ottiene un modello digitale dettagliato, identico all’originale: un dispositivo ideale per la conservazione del nostro patrimonio.
“È per noi motivo di orgoglio aver fatto parte di questo progetto – spiega Andrea Di Benedetto, presidente del Polo Tecnologico di Navacchio –. Questa operazione dimostra, ancora una volta, che l’Innovazione può e deve essere un’alleata per dare una nuova vita e un nuovo slancio alle bellezze artistiche, culturali e storiche che caratterizzano il nostro paese. Grazie alla fabbricazione digitale e alle nuove tecnologie immersive, Gina potrà mostrarsi in tutto il suo splendore, anche a distanza, andando a soddisfare le esigenze di un nuovo modo di promuovere il nostro territorio e la nostra storia. Le tecnologie abiliteranno i nuovi modelli di fruizione culturale e turistica che, ancor di più, questo momento storico particolare ci richiede”.
I files ottenuti vengono (e potranno essere) usati per mappare lo stato di conservazione del reperto, arricchire un catalogo multimediale o un museo digitale, riprodurre delle copie perfette grazie all’utilizzo della stampa 3D, coinvolgere gli utenti in esperienze interattive, sia ai fini didattici che turistici.
“Sono molto contento di aver potuto collaborare a Gina e di aver potuto fornire un contributo attivo – continua Armando Razionale, professore associato di Disegno e Metodi dell’Ingegneria Industriale dell’Università di Pisa –, mettendo a disposizione le competenze nel settore del rilevo 3D e della manifattura digitale. Credo che questa esperienza sia un esempio virtuoso di collaborazione tra vari enti che ha dato vita ad un nuovo modo di rendere fruibile e tangibile ad una platea potenzialmente infinita una delle più interessanti scoperte archeologiche recenti del territorio”.