I vigneti di Lamole nel Chianti, i paesaggi pastorali di Moscheta a Firenzuola, la campagna senese intorno a Trequanda, le abetine di Vallombrosa, le biancane nella Val D’Orcia, i castagneti monumentali dello Scesta, le colline di Fiesole, la montagnola senese di Spannocchia, il paesaggio a mosaico del Montalbano intorno al piccolo borgo di Larciano. Sono i nove potenziali modelli di agricoltura sostenibile toscani che concorrono per entrare nel programma GIAHS della FAO per la tutela e la valorizzazione del patrimonio agricolo mondiale presentati a Firenze durante il convegno L’agricoltura salverà il pianeta che si è tenuto nella sede della Regione Toscana.
Attualmente i siti italiani iscritti al programma GIAHS che include 57 paesaggi in tutto il mondo sono due: i vigneti del Soave e gli ulivi secolari nella fascia tra Assisi e Spoleto. Il programma GIAHS è nato per valorizzare pratiche tradizionali per la produzione alimentare di qualità frutto di un rapporto secolare tra l’uomo e l’ambiente, buone pratiche in grado di tutelare la biodiversità, il paesaggio e offrire modelli di adattamento al cambiamento climatico.
Sono cinque i criteri di valutazione per l’adesione al progetto: il sistema agricolo deve garantire la sicurezza alimentare e fornire cibo di qualità, tutelare l’agrobiodiversità, salvaguardare le conoscenze tradizionali, promuovere valori culturali e sociali e conservare il paesaggio tradizionale.
Il convegno è stato anche l’occasione per presentare la seconda edizione del Master internazionale sugli Agricultural Heritage Systems in partenza a febbraio presso l’Università di Firenze. Il master è nato per formare i futuri manager dei paesaggi agricoli, professionisti in grado di creare modelli gestionali che implementino pratiche sostenibili e preservino i prodotti agricoli e la biodiversità del territorio con una gestione attiva delle risorse naturali che integri esigenze ambientali, economiche e sociali.