Il 15% delle forme gravi di Covid-19 sono dovute a cause genetiche e immunologiche. Le ha identificate un team internazionale di ricercatori di cui fa parte anche il gruppo di ricerca dell’Università di Siena, coordinato dalla professoressa Alessandra Renieri, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche e responsabile della Uoc genetica medica dell’Azienda ospedaliera universitaria senese.
Scoperto un difetto negli interferoni
I ricercatori hanno condotto due studi sulle basi genetiche del Covid-19 che sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Science. Così hanno tracciato le prime cause genetiche e immunologiche che spiegano appunto il 15% delle forme di Coronavirus gravi. I pazienti, infatti, hanno in comune un difetto nell’attività degli interferoni di tipo I, le molecole del sistema immunitario che normalmente hanno una potente attività antivirale. Questa scoperta consentirebbe di sottoporre a screening le persone a rischio di sviluppare una forma grave e di trattare meglio questa tipologia di di pazienti.
Sono i primi risultati del Covid Human Genetic Effort, un progetto internazionale che raggruppa 50 hub di sequenziamento e centinaia di ospedali in tutto il mondo, guidato da Jean-Laurent Casanova (The Rockefeller University, NY, Usa e Istitute
Imagine/Necker-Enfants malades, Parigi, Francia) e Helen Su (National Institute of Allergy and Infectious Diseases, Nih, Usa), con la partecipazione di ricercatori da tutto il mondo.
Ricercatori da tutto il mondo uniti contro il Covid-19
“La ricerca, anche grazie alla collaborazione internazionale, si sta muovendo molto velocemente per trovare delle risposte a questa emergenza sanitaria – spiega la professoressa Renieri – scoprire quali sono le basi genetiche permetterà di sviluppare sistemi diagnostici più efficaci e rapidi e farmaci su misura per ogni paziente, anche nell’ottica di prevenire lo sviluppo di futuri focolai”.
La professoressa Renieri coordina un grande progetto nazionale, denominato Gen-Covid che ha permesso di sequenziare il Dna di oltre mille pazienti afferenti a 35 ospedali italiani e che permetterà di rafforzare le evidenze scientifiche dello studio.
“La nostra università – aggiunge la professoressa Renieri – ha strutture e know how per portare avanti studi genetici approfonditi di livello avanzato: recentemente è stato inaugurato il nuovo sequenziatore genomico NovaSeq6000, acquistato dall’Università di Siena grazie alla sinergia e ai contributi economici del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (grazie al programma dei Dipartimenti di Eccellenza), dell’Aou Senese, dell’Azienda Usl Toscana sud est, della Fondazione Mps e della Fondazione Toscana Life Sciences nonché dalla Regione Toscana, nell’ambito anche del Progetto CreMeP, il Centro regionale di medicina di precisione costituito da tutte le parti a fine 2018″.