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Galleria dell’Accademia: chiude per restauro la Sala del Colosso

Il 5 ottobre prende il via un importante progetto di consolidamento e il restauro architettonico-strutturale

Sala del Colosso, Galleria dell’Accademia

Dopo i lavori all’impianto di reazione dello scorso giugno parte un altro grande cantiere alla Galleria dell’Accademia di Firenze. Il 5 ottobre 2020 avrà inizio un importante intervento alla Sala del Colosso, la prima grande sala che si incontra nel percorso espositivo del museo, caratterizzata, al centro, dall’imponente bozzetto in terra cruda del Ratto delle Sabine, capolavoro del Giambologna. A partire da ottobre, questo ambiente sarà momentaneamente chiuso al pubblico per essere oggetto di un restauro architettonico-strutturale con il consolidamento delle strutture lignee a copertura della sala. Sarà inoltre sottoposto ad un restyling che riguarderà la completa ritinteggiatura ed un nuovo, moderno ed adeguato impianto di illuminazione.

Gli interventi

In una prima fase di questa delicata operazione, si provvederà al disallestimento dei dipinti esposti, che consentirà una rivalutazione e documentazione del loro stato di conservazione, utile a migliorare la qualità del patrimonio del museo. Saranno programmati interventi mirati di manutenzione, imprescindibili data la straordinarietà delle movimentazioni previste e, ove necessario, veri e propri restauri, realizzati da restauratori professionisti che vi lavoreranno nell’ambito di un piano specifico gestito e coordinato dal Direttore e dai funzionari competenti del Museo stesso, come Eleonora Pucci, responsabile dell’ufficio restauro. Queste opere saranno successivamente trasferite negli ambienti adiacenti, normalmente dedicati alle esposizioni temporanee, per permettere, con un nuovo allestimento, di essere godute comunque da parte del pubblico con visite particolari e modalità che saranno rese note successivamente.

Il Ratto delle Sabine, la grande pala dell’Assunzione di Pietro Perugino, datata 1500, e la pala dell’Immacolata Concezione di Antonio Sogliani, di difficile movimentazione per dimensioni e fragilità, saranno protette nel modo più accurato ed efficace da strutture progettate e realizzate ad hoc, che permettano alle opere di essere comunque sempre visionabili e controllabili.

A questo punto inizieranno le operazioni legate al cantiere di restauro e consolidamento delle capriate lignee vero e proprio, sotto la supervisione dell’architetto Claudia Gerola, che si protrarranno fino a luglio 2021. Gli aggiornamenti sulle fasi del cantiere saranno documentate e comunicate di volta in volta, rendendo partecipe il pubblico con un monitor che illustrerà la storia e il contenuto di questa sezione della collezione del museo.

La storia della Sala del Colosso

La Sala del Colosso prende il nome da una replica in gesso di dimensioni colossali di uno dei Dioscuri di Montecavallo, la coppia di eroi che decorano la fontana di Piazza del Quirinale a Roma, e che qui si trovava nell’Ottocento, conservata oggi presso la Gipsoteca dell’Istituto d’arte di Porta Romana.
Attualmente, al centro, possiamo ammirare il Ratto delle Sabine realizzato da Jean De Boulogne nel 1580, scultore fiammingo dal nome italianizzato in Giambologna. Si tratta di un rarissimo esempio di modello originario in scala 1:1 del bozzetto in terra cruda del Ratto delle Sabine, il cui originale è collocato sotto la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria. Intorno a questo straordinario gruppo scultoreo, lungo le pareti del salone, si concentrano una serie di dipinti, una vera e propria summa della pittura fiorentina del Quattrocento e del primo Cinquecento. Tra le opere più significative ricordiamo, tra gli altri, il cosiddetto Cassone Adimari di Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, fratello del ben più celebre Masaccio, specialista nella decorazione di arredi domestici e di deschi da parto. Oppure la Tebaide, di Paolo Uccello, in cui con la sensibilità di un miniatore esperto in prospettiva, l’artista racconta scene di vita eremitica di alcuni monaci dediti all’ascesi spirituale. Sandro Botticelli, in questa sala, è rappresentato dalla Pala del Trebbio, dal nome del Castello mediceo dal quale proviene.

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