“Dobbiamo pensare al grande problema dei nostri operai, in futuro non sarà difficile trovare a chi vendere i prodotti, ma chi li produce. Bisogna dare dignità anche economica a certi lavori”. Brunello Cucinelli indica la strada da seguire per il futuro della moda e del Made in Italy. Lo fa a Firenze in apertura della due giorni di “Future For Fashion” nella Sala Bianca di Palazzo Pitti.
Un invito a restituire dignità non solo economica ma anche morale ai lavori solo in apparenza più umili. “Nessuno di noi – ha spiegato Cucinelli dal palco di Future for Fashion – vuole fare più certi mestieri: noi padri vogliamo che certi mestieri li facciano i figli degli altri. Quindi dobbiamo recuperare nel lavoro artigianale prima di tutto dignità morale; poi vi è una dignità economica, quindi dobbiamo far sì che questi lavori siano pagati molto meglio. E poi ci sono le condizioni di lavoro: parlo sempre di operai, perché le nostre fabbriche, dove lavorano gli operai, non sempre sono carine come gli uffici“. E aggiunge: Abbiamo bisogno però che certi lavori siano resi nobili: perché non credo che qualcuno di voi, che siete giovani, voglia fare certi lavori“.
Tutti i numeri del sistema moda nel 2022
Il sistema moda in Italia, nel 2022, ha prodotto un valore aggiunto di oltre 21 miliardi di euro, corrispondente al 7,9% del valore aggiunto manifatturiero italiano. Il valore delle esportazioni, nello stesso anno, è stato pari a 65 miliardi di euro con un incremento del 16,9% rispetto al 2021, meglio del periodo pre-Covid. Il peso delle esportazioni del sistema moda sul totale del valore manifatturiero esportato è stato del 10,9%. Nella provincia di Firenze, nel 2022, il valore delle esportazioni del settore è stato pari a oltre 10 miliardi di euro, registrando un aumento dell’11,4% rispetto al 2021. Il peso delle esportazioni del sistema moda sul valore totale del settore manifatturiero esportato è stato pari al 51,1%. Il sistema moda fiorentino, nel quarto trimestre del 2022, contava circa 6800 unità e 40mila addetti, pari rispettivamente al 41,9% e al 40,3% del totale dell’industria manifatturiera dell’area metropolitana.
Mansi: stare al passo col cambiamento
Partendo dal concetto che il “lavoro nobilita l’uomo” e dall’invito di Cucinelli a uno scatto d’orgoglio, Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana, ha sottolineato come “c’è bisogno di grande velocità: i cambiamenti stanno avvenendo in maniera estremamente veloce, e quindi stare al passo con il cambiamento impone alle aziende uno sforzo veramente molto più grande di quello che c’era prima”. E ha aggiunto.
“Servono competenze, quindi serve concentrarsi sulla formazione, anche per mantenere sul territorio un saper fare che è un po’ la nostra identità, serve investire sostanzialmente su questo“, ha detto Mansi, sottolineando che “a Firenze si rappresenta una filiera molto larga di questo settore, che va dalle grandi imprese del lusso, passando per l’artigianato fino alla cultura, all’istruzione. Quindi è un territorio che ha uno straordinario patrimonio da valorizzare“.
Formazione, l’impegno del ministro Urso
Il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso ha sottolineato nella seconda giornata dei lavori di Fashion for Future l’impegno del governo su questo fronte. “C’è da sviluppare meglio il sistema della formazione: in questo campo abbiamo in cantiere una sorta di legge quadro sul made in Italy che è stata inserita come collegato alla manovra economica“. Il provvedimento sarà presentato nel mese di aprile. Urso ha spiegato che “affronteremo anche le questioni inerenti la formazione, con l’utilizzo anche di coloro che sono andati in pensione o che stanno andando in pensione, perché c’è un problema serio di formazione nei lavori manuali, creativi del made in Italy, che soltanto coloro che hanno svolto nella loro attività lavorativa con pieno successo queste tipologie professionali possono trasmettere alla nuova formazione“.
Nardella: moda, un distretto da 46mila persone
Il sindaco di Firenze Dario Nardella, in un videomessaggio, ha ricordato che “la città abbraccia tutta la filiera della moda che riguarda la formazione, la crescita dei talenti, gli eventi, le fiere e ovviamente il distretto produttivo vero e proprio, che nella nostra area metropolitana conta di più di 46mila persone impiegate, un distretto che vede sul nostro territorio i più grandi e importanti brand del mondo“.
Firenze “ha un legame forte con la moda – ha detto l’assessora comunale Sara Funaro -, fa parte del suo passato, ma anche del suo presente e del suo futuro“.
Zoppas: sfide da affrontare in sinergia
Matteo Zoppas, presidente di Agenzia Ice, ha sottolineato che “oltre alle grandi imprese della moda, la dimensione media e piccola della maggior parte delle imprese richiede che le sfide vengano affrontate in sinergia: lo stiamo facendo sulla semplificazione delle procedure, e continuando ad agevolare le esportazioni“.
“Solo nel 2022 con Ice per il sistema moda abbiamo speso 42 milioni di euro per promuovere i nostri prodotti all’estero con fiere, roadshow, incoming… per tante Pmi queste attività possono fare la differenza. Da parte nostra c’è anche l’attività di contrasto alla contraffazione, abbiamo aperti più di 10 desk nel mondo che aiutano in questo senso – ha concluso-. Sono poi al vaglio attività promozionali in grado di promuovere il made in Italy come prodotto di eccellenza, e campione, in termini di transizione energetica ed ecologica“.
Bigazzi: il capitale umano e l’artigianalità nella moda
Il segreto di questa ‘Silicon Valley del fashion’ che abbiamo nel territorio fiorentino – ha affermato Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze – va ricercata anche nel capitale umano e in quella capacità di unire artigianalità, competenza e innovazione, che lo contraddistingue“.
Dolce: collaborazione fra pubblico e privato
“La collaborazione fra pubblico e privato è fondamentale non solo per l’imprenditore e l’impresa, ma proprio per la cittadinanza, per i territori, per sviluppare o facilitare quel passaggio generazionale che oggi stiamo perdendo” ha affermato Alfonso Dolce, amministratore delegato del gruppo Dolce&Gabbana. “Quando si parla di passaggio generazionale – ha sotttolineato – non è quello imprenditoriale di natura dei capitali, ma proprio quello della cultura dei mestieri, del fare le cose e non solo di raccontarle. Questo ci permetterebbe, con una collaborazione, di creare per il futuro e per i giovani quel ponte fra scuola, lavoro e società che non solo ci educa e ci fa riscoprire magari valori storici da cui proveniamo attraverso la bellezza che l’Italia ha avuto dall’era industriale in avanti, ma anche a rievocare cosa l’uomo era capace di fare“.
Secondo Dolce “i nuovi giovani, dai 25-27 anni in giù, sono molto più interessati e curiosi”, e “quindi bisogna trovare un nuovo modo di fare mecenatismo, di investire sui giovani e sulla cultura del lavoro da una parte, ma dall’altra avere un aiuto per non penalizzare ulteriormente la vita già difficile di un’azienda“.