Si intitola “Forever” il primo disco solista di Francesco Bianconi, un disco in cui il cantante dei Baustelle si presenta i fan senza barriere e senza sovrastrutture. “Forever” è un disco straordinariamente ricco con citazioni da Battiato, Brahms, Beethoven, ma anche con tantissime collaborazioni. Sono ospiti speciali del disco quattro voci internazionali: Rufus Wainwright, Eleanor Friedberger, Kazu Mahino e Hindi Zahara. Non solo, suonano nel disco anche due importanti pianisti Michele Fedrigotti e Thomas Bartlett e un quartetto d’archi, il Quartetto Balanescu Ensemble. Se ancora non bastasse, per il suo esordio solista Bianconi ha chiesto anche l’aiuto di Amedeo Pace dei Blonde Redhead che ha curato la produzione del disco registrato ai Real World Studios di Bath. Il risultato sono dieci brani in cui Bianconi è riuscito ad essere disperatamente sincero. “Il bene” e “L’abisso” i primi due singoli che hanno annunciato l’arrivo di un disco potente, da ascoltare e riascoltare per comprendere fino in fondo quello che Francesco ci dice tra le righe delle sue liriche mai banali.
Ecco la nostra intervista
Ciao Francesco, il tuo disco è stato definito “non accomodante”, io credo che sia un disco che permette di capire cosa si ‘cela’ dietro Francesco Bianconi…
Sul fatto che sia ‘non accomodante’ sono d’accordo, per il resto per ascoltarlo che ci vuole, è un disco, sono canzoni, non esageriamo. L’unica cosa è che non siamo più abituati ad ascoltare le canzoni o la musica in generale con attenzione. Questo disco non è accomodante perchè richiede un po’ di fatica interpretativa, maggiore rispetto a certa musica fatta per essere consumata più velocemente. Ci sono dischi fatti per ballare e non pensare, questo è un disco fatto per non-ballare (ride) perchè non c’è ritmica. E’ fatto per essere ascoltato con calma, è una cosa ancora possibile, ora abbiamo anche tutto questo tempo maledetto a disposizione.
Hai scritto che è la prima volta che ti capita di essere così sincero. Mi chiedevo se ci fosse una connessione con il periodo che stiamo attraversando, cioè la pandemia, ma credo che il disco sia stato scritto molto prima di tutto questo
Non c’entra, come hai detto te è stato scritto molto prima. Nessuno è mai profondamente sincero, è un modo per dire che non esiste la verità in assoluto. Questo è un disco per me dal punto di vista dei testi un po’ meno impostati, più personali, più focalizzati su di me, su quello che sono io come essere umano in questo momento. La maniera in cui sono focalizzato su di me è una maniera con meno artifici retorici, meno distacco, meno citazioni e giochini del solito, è un disco più diretto, intimo e personale. Anche il modo in cui l’intimità viene raccontata è senza fronzoli.
Forse è il vantaggio di aver raggiunto la maturità, io lo vedo anche su me stessa, più si va avanti e più ci si libera del non necessario, del superfluo
L’ideale sarebbe quello, non è facile ma ci si prova.
Il titolo mi ha molto incuriosito perchè ‘Forever’ è qualcosa che si dicono gli innamorati, è una parola che io associo alle canzoni d’amore, mi sembra che invece tu la usi in senso ironico
Innanzi tutto nelle canzoni d’amore si dice spesso, viene usato ma è quasi sempre falso, è quasi sempre una bugia perchè le storie d’amore non durano per sempre (ride). Scherzi a parte sono contento del titolo, perchè era un titolo che non doveva esserci, questo disco doveva chiamarsi Francesco Bianconi. Mi hanno convinto, solo alla fine, non avevo idee, era nato come un album non concettuale. Casualmente sbirciando delle foto delle vacanze ne ho vista una in cui avevo una maglietta su cui era scritto ‘Forever’ e ho pensato che fosse una parola interessante. E’ un disco che ha delle contaminazioni internazionali per cui mi piace che ci sia una parola inglese ma comprensibile anche in Italia. L’ho scelta per puro nonsense, mi piaceva la parola in sè. Poi alla fine devo dire che ci sta bene, è una parola positiva, è un augurio a durare per sempre, essere meno usa e getta. E’ un augurio anche alla musica, è un disco che spero duri oltre gli esseri umani che l’hanno scritta.
Ci hai “regalato” il tuo disco in un periodo in cui non potremo venire ad ascoltarlo dal vivo. A noi che amiamo la musica ci sembra che da un anno a questa parte ci abbiano tolto tutto, tu come vivi questo periodo
Molto male. I concerti sono rimasti per alcuni generi di musica come quella rock o dei cantautori la fonte principale di sostentamento. Se non faccio concerti non posso durare a lungo, quindi lo vivo male prima di tutto dal punto di vista lavorativo. Poi questo per me è il mio primo disco in quanto Francesco, avevo molta voglia di mostrare al mondo le canzoni. L’ho fatto, il disco alla fine è uscito ma avevo anche molta voglia di cantarle dal vivo, mi sento un po’ azzoppato. Capisco che la situazione sia difficile. La cosa tragica è anche tutto il mondo dei lavoratori che ha meno possibilità di noi cantanti di tirare la cinghia. Ci sono tanti lavoratori con famiglia che non lavorano da febbraio dell’anno scorso e questo è un grave problema.