Francesca Sivieri quest’anno insegna alla scuola per l’infanzia Lorenzo Bartolini di Vaiano, in provincia di Prato. Nel maggio scorso il suo nome è rimbalzato su tutti i giornali nazionali: Francesca è la maestra che ha invitato i suoi alunni a leggere nei prati per riempire il vuoto lasciato dalle scuole chiuse, un modo per recuperare un po’ di normalità dopo i mesi difficili del primo lockdown.
La sua iniziativa ha fatto così tanto discutere che si è addirittura venuto a creare un “caso della maestra pratese” con alcuni sindacati, in realtà un solo sindacalista, che non ha apprezzato la libera iniziativa della maestra sostenendo che il suo gesto avrebbe messo in cattiva luce le colleghe che invece si limitavano a seguire le indicazioni del Ministero.
Nulla di più sbagliato. La libera iniziativa di Francesca anziché indignare ha spinto altre maestre a seguire il suo esempio: in poco tempo, partito da Prato e via via allargatosi in tutta Italia, è nato il movimento “Prati nelle storie”. Tante altre insegnanti hanno invitato i loro piccoli studenti e le loro mamme a trascorrere qualche ora all’aperto leggendo insieme storie e racconti.
I pomeriggi di giugno sono così diventati più reali, più gioiosi per tanti piccoli e per le loro famiglie. Perché questo era l’intentato di Francesca: regalare un po’ del suo tempo libero, lei che ha due ragazzi già grandi e autonomi, agli altri facendo ciò che ama di più e così facendo permettere alle mamme di rilassarsi all’aperto con i propri figli e ritrovare un po’ di socialità grazie alla compagnia di altre mamme.
E questo suo intento è valso a Francesca oltre al premio “Vivere a #sprecozero2020” promosso dal Ministero dell’Ambiente (per “[…] aver messo in atto, attraverso le sue iniziative di lettura e incontro con gli studenti nelle opportune sedi ‘open air’ della sua città, una straordinaria buona pratica pedagogica, rispettosa delle indicazioni normative legate alle fasi post epidemiche e capace di coinvolgere i giovani studenti e le loro famiglie in un vivacissimo convivio di educazione alla socialità, alla lettura e agli stili di vita salutari” ), la nomination del settimanale D di Repubblica tra le venti donne in lizza per la donna dell’anno 2020.
“È stata una bella sorpresa – commenta Francesca – per me è motivo di grande orgoglio. Tutto quello che è successo da maggio in poi è stato completamente inaspettato, ci sono stati pareri discordanti ma ho ricevuto tante dimostrazioni di stima e di affetto”.
Ed è forse questo l’aspetto più straordinario della storia di Francesca, non ha mai pensato, e non lo pensa tutt’ora, di aver fatto un gesto da prima pagina. La sua riflessione è stata semplice: ho due figli grandi, le scuole sono chiuse, ho tempo da dedicare a ciò che amo fare: insegnare e leggere libri.
“Da questa esperienza ho capito che quando si fanno le cose col cuore, il messaggio arriva forte e chiaro”
Il resto è venuto di conseguenza e si è alimentato: mentre lei vedeva passare il suo nome tra i titoli dei tg regionali, leggeva storie seduta su una coperta in mezzo ad un prato. E a tal proposito dice: “Ho riflettuto molto su quanto accaduto e sul clamore ottenuto dalla mia iniziativa, e ascoltando anche molte mamme e altre insegnanti, credo che tutto sia dovuto al fatto che i bambini sono stati i grandi dimenticati e insieme a loro anche le madri, donne spesso lavoratrici costrette a casa e che si sentivano sole e coltivavano il bisogno di sentirsi sollevate. Ritrovarsi con i figli in un parco ad ascoltare letture ha alleviato il loro senso di isolamento”.
Francesca, questo accadeva tra maggio e giugno, sembra quasi una vita fa. Oggi stiamo vivendo una nuova fase della pandemia. In quanto insegnante alle materne per te l’attività non è interrotta, come ti senti? Come è stato tornare in classe a settembre?
“Io mi sono sempre sentita molto tranquilla in classe. Sulle scuole è stato fatto molto affinché tutto fosse pronto per la ripartenza. La scuola dell’infanzia, inoltre, è un mondo a sé, è un mondo magico. Quando la mattina varchiamo la soglia entriamo in una realtà dove è ancora possibile toccare e scambiarsi i pennarelli. E ritroviamo una normalità anche sociale”
Insieme a te, nella lista delle venti candidate a donna dell’anno 2020, ci sono nomi noti e meno noti ma tutte avete in comune l’impegno profuso, ognuna per ciò che poteva, ad accompagnare il Paese, a vari livelli, in questo anno drammatico. L’Italia deve molto alle donne, ma alle donne cosa manca ancora per una maggior parità di trattamento?
“Nel mio settore non si percepisce la differenza di genere per ovvie ragioni ma c’è ancora tanto da fare per sostenere le donne che lavorano, non dovrebbero essere obbligare a scegliere tra il lavoro e la famiglia”
Le maestre insegnano, qualche volta imparano anche. Tu cosa hai imparato da tutta questa vicenda?
“Che se le cose si fanno con il cuore arrivano forti agli altri. Ho imparato che è fondamentale fare per passione, non solo per dovere”.