Il 54esimo anniversario dell’alluvione di Firenze è stato il momento per fare il punto su tutte le azioni messe in campo dal ’66 ad oggi per ridurre la probabilità che si verifichino nuove alluvioni ed eventi straordinari nella nostra regione, sugli investimenti fatti per ridurre il rischio idrogeologico e restituire ai cittadini la natura e la bellezza dei fiumi. Questo è stato anche il momento per avviare una riflessione su un nuovo rischio su cui dobbiamo intervenire con urgenza ovvero quello legato ai cambiamenti climatici.
Tutto questo è stato al centro del webinar “1966-2020 – Dalla grande alluvione dell’Arno agli eventi meteo-climatici sempre più estremi e devastanti. Analisi dei rischi e della prevenzione dalle mappe delle Autorità di Distretto idrografico italiane” organizzato dalle Autorità di distretto dell’Appennino Settentrionale e Centrale. Protagonisti i massimi esperti del settore e i rappresentanti delle istituzioni impegnate nella difesa del suolo.
Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, ha sottolineato come la difesa del suolo sia una priorità per la nostra regione e questo lo dimostrano i numerosi interventi che la Regione ha finanziato in questa direzione. La Toscana infatti ha investito 100 milioni di euro negli ultimi dieci anni contro il rischio idraulico e idrogeologico. La mitigazione del rischio sarà al centro anche dei prossimi cinque anni e, come evidenziato della neo assessora all’Ambiente, Monia Monni, si lavorerà in continuità andando a completare gli interventi per contrastare il dissesto idrogeologico ancora in corso e progettandone di nuovi su tutte le dieci province. Oltre a questo, la Regione continuerà ad investire anche nella manutenzione, attività che non viene ricordata spesso ma che è di fondamentale importanza per la tutela dei fiumi. Questo è compito dei consorzi di bonifica, eccellenza tutta Toscana, per le attività di cura dei fiumi, per la sicurezza idraulica, la difesa del suolo, la manutenzione del territorio.
A questa iniziativa ha partecipato anche Fabrizio Curcio, capo dipartimento di Casa Italia, che ha evidenziato alcuni punti su cui lavorare per rafforzare ulteriormente le attività e i risultati in questo settore, come la condivisione e l’uniformità dei dati, incrementare il dialogo con la comunità scientifica e con la comunità internazionale, un ruolo più centrale per la tecnologia in tutti i suoi aspetti, insieme ad un maggior coinvolgimento, anche a livello informativo, della popolazione.
Un altro tema centrale del dibattito è stata la necessità di tempi più rapidi per la progettazione e la realizzazione delle opere strutturali cruciali per la difesa del suolo. In Toscana, oggi, siamo all’avanguardia nonostante alcune opere da completare, ma ci sono voluti anni per arrivare a questi risultati. Roberto Morassut, sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, è intervenuto proprio in questa direzione sottolineando che le autorità di settore insieme alle Regioni hanno prodotto un testo di legge per tempi più veloci e per garantire una logica ordinaria per la pianificazione e per gli interventi operativi oltre che offrire il supporto ai Comuni, anche di piccole dimensioni, per progettare e portare avanti le misure per la difesa del suolo.
La mattinata si è conclusa con Dario Nardella, sindaco di Firenze, che, oltre a ricordare le vittime dell’alluvione di Firenze e i tanti investimenti fatti per l’Arno, ha richiamato la nuova sfida che Firenze è pronta ad affrontare- Si tratta della candidatura al World Water Forum del 2024, evento internazionale incentrato sui problemi che circondano l’acqua. In caso di aggiudicazione, sarà un traguardo importante per il capoluogo toscano ma anche per tutta Italia come riconoscimento di tutto il lavoro fatto per la difesa del suolo, la diminuzione del rischio idrogeologico e sulla sostenibilità.
Tanti gli elementi chiave che sono emersi da questo momento di riflessione che ha accesso un faro un su quello che è stato fatto per la prevenzione nei nostri territori, ma come ci sia tanto ancora da fare soprattutto nei confronti degli eventi meteo-climatici estremi che sono sempre più frequenti. Dobbiamo però essere soddisfatti del risultato raggiunto perché, grazie al lavoro di tutti, ci ha permesso di tornare a guardare i nostri fiumi non più con ansia e preoccupazione, ma come luoghi da vivere, valorizzare, tutelare e come patrimonio a disposizione di tutti.