Un team internazionale di studiosi, composto anche da ricercatori fiorentini, ha ricostruito l’identikit del Dna del drago di Komodo, la più grande lucertola al mondo confinata su cinque isole del sudest indonesiano.
I risultati del lavoro, coordinato dall’Università della California, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution ed evidenziano i possibili adattamenti genomici di questo rettile assimilabile, nell’immaginario collettivo, a un drago per taglia e aggressività.
Il lavoro, si spiega, si distingue per le tecniche d’avanguardia, che integrano il sequenziamento e la mappatura ottica del genoma di singole molecole di Dna con l’utilizzo di citometria a flusso, una tecnica che consente la separazione e il successivo sequenziamento dei singoli cromosomi.
“Siamo arrivati così a produrre un genoma ad alta definizione e a identificare alcune caratteristiche fisiologiche e metaboliche molto peculiari per un rettile – spiega Claudio Ciofi, che con Alessio Iannucci, Renato Fani, Marco Fondi e Valerio Orlandini fa parte del gruppo dei ricercatori fiorentini -. Il Dna ha rivelato l’elevata resistenza aerobica dei varani di Komodo, oltre a caratteristiche del metabolismo e della fisiologia cardiovascolare che spiegano la capacità di sostenere sforzi fisici prolungati, rispetto agli altri rettili, nella caccia alle prede o nei combattimenti tra maschi durante il periodo dell’accoppiamento”.
Un altro aspetto emerso dallo studio riguarda l’evoluzione, in termini genetici, di alcuni recettori degli organi vomeronasali (legati all’olfatto). “Un processo che è iniziato 5 milioni di anni fa – aggiunge Ciofi – e permette oggi ai varani di localizzare prede e carcasse, e altri varani, di sesso opposto, a diversi chilometri di distanza”.