Era il 12 febbraio del 1951 quando una sfilata organizzata a Firenze cambiò per sempre le sorti della moda italiana, lanciando nel mondo quello che poi sarebbe diventato il Made in Italy.
Per i 70 anni di quel primo fashion show italiano Firenze lo ricorda con una conferenza internazionale celebrando colui che ne fu l’organizzatore e l’inventore, Giovanni Battista Giorgini, di cui tra l’altro ricorre il 50esimo anniversario della morte.
La prima sfilata a Villa Torrigiani
Fu Giorgini, allora direttore di un’agenzia di commercio con l’estero, ad avere l’intuizione di organizzare una sfilata: come location scelse Villa Torrigiani, la sua casa in via dei Serragli dove oggi una targa lo ricorda.
Ancora Giorgini fu il promotore del Centro di Firenze per la moda italiana, organizzazione cui fa capo Pitti Uomo, oggi presieduta da Antonella Mansi, tra i relatori della conferenza in programma il 12 febbraio, in diretta proprio da quella sala da ballo di Villa
Torrigiani in cui tutto è iniziato.
“Dobbiamo fare tesoro di questa eredità. Settanta anni fa Giorgini è stato propulsore di leve che ancora oggi rappresentano il settore manifatturiero – racconta Mansi – ha ispirato generazioni di stilisti su temi come competitività e visione internazionale”. Tra i relatori anche Mario Boselli, presidente onorario della Camera nazionale della moda italiana e Luigi Salvadori, presidente di Fondazione Cr Firenze, che attraverso l’associazione Oma (Osservatorio dei mestieri d’arte) organizza l’evento.
Le celebrazioni proseguiranno poi a Pitti Uomo: a giugno per l’edizione 100 Giorgini sarà ricordato con il lancio della sua biografia e una mostra. Per la prima volta saranno portati alla luce i dettagli di una storia che ha cambiato le sorti della moda italiana.
Giorgini lanciò la moda italiana nel mondo
Nato a Forte dei Marmi nel 1898, ‘Bista’ come tutti lo chiamavano in maniera amichevole, era un uomo dal gusto eccezionale, con grande fiuto commerciale e spiccate capacità organizzative. Sapeva che al tempo la moda italiana risultava ancora dipendente dalla creazioni francesi, ma aveva intuito che era il momento giusto per il grande salto, per sottoporre le creazioni al giudizio della stampa internazionale e dei compratori americani.
Così, quel 12 febbraio 1951 invitò a Firenze cinque importanti buyers statunitensi a cui presentò alcuni modelli realizzati da un gruppo di importanti sartorie.
In passerella, che era stata allestita nella sala da ballo della villa, c’erano le creazioni di Carosa, Fabiani, Simonetta, Schuberth, Fontana, Veneziani, Noberasko, Marucelli, Pucci e Gallotti.
All’indomani il Paris Presse scrisse: “La bomba di Firenze ha scosso i saloni dell’alta moda parigina e ha minacciato il loro monopolio”. La moda italiana era stata lanciata. In un solo anno l’export passò dai 125mila dollari a 1 milione e mezzo, nel decennio degli anni Cinquanta e Sessanta l’esportazione di maglieria crebbe da 364mila a oltre 18 milioni di dollari e il settore delle calzature salì da 125 mila dollari a oltre 23 milioni.
Così nel luglio 1952, sempre per idea di Giorgini, le sfilate furono spostate nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. Giorgini ne diresse l’organizzazione fino al 1965, scoprendo stilisti come Roberto Capucci. Il resto è storia della moda italiana.