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I suoni dell’Africa da Timbuktu a Firenze con il Festival au Désert

Concerti ma anche incontri per viaggiare con la mente nel grande continente dell’Africa dal 30 giugno al 2 luglio a Firenze

Amadou & Mariam _ Festival au Désert Firenze 2021

Da undici anni il Festival au Désert porta a Firenze i grandi nomi della world music, in particolare da Mali, Nord Africa, Mediterraneo e Medio Oriente, in dialogo aperto con gli ambasciatori del “nomadismo” artistico internazionale.

“Oltre alla musica, che certamente rappresenta l’elemento distintivo del Festival – spiegano gli organizzatori – il delicato momento dal quale veniamo e la sempre più complessa situazione geopolitica del Sahel invita a riflettere su alcuni temi che sentiamo di evidenziare in maniera particolare anche per tenere sempre forte e acceso il legame con il Festival au Désert originario del Mali in attesa che torni a splendere”.

Il Festival au Désert Firenze 2021 si svolgerà quest’anno alla Manifattura Tabacchi, nel Loggiato di Palazzo Strozzi e nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella dal 30 giugno al 2 luglio.

Tra i protagonisti di questa XII edizione, dal Mali arrivano i cantanti e musicisti non-vedenti Amadou & Mariam che da anni rappresentano un simbolo di apertura, riscatto e solarità. A Firenze portano una versione intima e al tempo stesso raggiante della loro musica, per un concerto che regalerà tutta la profondità e l’essenza della loro terra. Il concerto è già sold-out in entrambe le date, 1 e 2 luglio.

Mercoledì 30 giugno ore 19, il Festival au Désert Firenze aprirà alla Manifattura Tabacchi con l’incontro “Il Sahel conteso: conflitti locali, flussi transnazionali e rivalità strategiche”.

Luca Raineri aiuterà a capire cosa sta accadendo nel cuore dell’Africa subsahariana, con una attenzione alla condizione del Mali che proprio in queste settimane è scenario di un nuovo golpe militare. Raineri è ricercatore in Security Studies e Relazioni Internazionali presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Alle ore 20:30 spazio alla musica con il concerto di Romarabeat, formazione composta da Houcine Ataa, Ziad Trabelsi, Florian Mihai, Petre Nicolae, Primiano Di Biase, Paolo Rocca, Simone Talone. La civiltà araba, diffusa in tutto il Mediterraneo, ha costellato il mondo occidentale di tesori di architettura, letteratura, pittura e musica. Le sue melodie e i suoi strumenti hanno profondamente influenzato la storia e la sensibilità musicale dell’Occidente, da Istanbul ai Balcani, dai regni del Maghreb alla Sicilia, fino in Andalusia.

Accanto ai musicisti arabi che componevano e diffondevano questo repertorio troviamo altri eccellenti Interpreti di questa ricchissima tradizione: i Rom, artisti che dal nord Africa migravano in Andalusia e quelli che si spostavano dalla Turchia ai Balcani e si avvalevano della collaborazione di strumentisti locali che spesso erano gitanos (in Spagna) e tzigani (in Romania, Bulgaria e Grecia). Da qui nasce il progetto Romarabeat che vuole ricreare quell’armonia musicale dal Maghreb ai Balcani.

A seguire saliranno sul palco Jabel Kanuteh, kora e voce, e Paolo Angeli, chitarra sarda preparata e voce, che propongono un concerto in cui le melodie tradizionali del Gambia si confrontano con quelle della Sardegna all’insegna dell’improvvisazione libera. Alla base, il racconto dell’abbandono della terra di origine, una fuga, ora gioiosa, ora dolorosa, che ha determinato i tratti somatici della loro contemporaneità. Il viaggio a ritroso nella memoria – un elemento naturale dell’essere umano, la cui voglia di avventura alimenta la curiosità del conoscere – è compiuto in solo dai due strumentisti per approdare alla formula del duo. Un concerto unico, con il mare come tratto di unione spirituale, che mette l’accento sul dramma quotidiano dell’emigrazione e che trova nella musica un ponte ideale per annullare i confini tra le due sponde del Mediterraneo.

Giovedì primo luglio ore 18.30 presso il Loggiato di Palazzo Strozzi, appuntamento con Igiaba Scego e Chiara Piaggio curatrici del volume “Africana – Raccontare il continente al di là degli stereotipi”. Il libro è uno strumento per capire quanto l’Africa non vada coniugata al singolare, ma al plurale. Uno strumento di difesa contro gli stereotipi e contro tutte quelle visioni che ancora vogliono descrivere questo enorme continente. “Africana” si pone l’obiettivo di aprire le porte ai lettori delle tante Afriche dentro l’Africa. Un continente moderno, giovane e creativo come pochi. Un continente dove la letteratura scorre come un fiume in piena.

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