Firenze per tre giorni sarà la capitale delle musiche del mondo con il Festival au Désert organizzato da Fabbrica Europa all’interno dell’Estate Fiorentina, in collaborazione con il Festival au Désert di Essakane (Timbuktu).
In concerto alcuni dei musicisti e gruppi più interessanti della scena internazionale, privilegiando la presenza di grandi maestri e di giovani musicisti affermati grazie a un’energia fresca che dialoga con la padronanza di suoni e ritmi delle tradizioni di origine.
Il 21, 24, 25 luglio in tre location suggestive (il chiostro Grande della chiesa di Santa Maria Novella, il parco delle Cascine, il prato della Tinaia) si esibiranno due maestri delle percussioni Trilok Gurtu e Aly Keita, la cantante marocchina Asmaa Hamzaoui a ingresso libero e la band algerina degli Imarhan, sempre a ingresso libero.
Il Festival au Désert prende il via domenica 21 luglio nel chiostro Grande della chiesa di Santa Maria Novella con il concerto di Trilok Gurtu e Aly Keita.
Trilok Gurtu è uno dei musicisti più importanti al mondo. Ama definirsi un costruttore di “ponti” musicali tra diverse culture. Nato a Mumbai nel 1951, viene iniziato da piccolissimo alla musica e alle tabla dalla madre Shobha Gurtu, famosissima cantante indiana, nota come ‘la regina del Thumri’. Fondendo la tecnica occidentale e indiana, ha sviluppato uno stile e un suono inconfondibili che dall’inizio degli anni Novanta lo rendono dominatore delle classifiche di popolarità tra i percussionisti.
Nato ad Abidjan, in Costa d’Avorio ma originario del Mali, Aly Keita è uno tra i musicisti più noti al mondo per la capacità di tirare fuori ogni sfumatura armonica e percussiva dal suo balafon, arrivando a mettere in discussione qualsiasi preconcetto sulla musica africana. Keita si è distinto in tutto il mondo per la sua padronanza dello strumento, che suona fin dall’infanzia, e per le sue collaborazioni con musicisti del calibro di Joe Zawinul, Pharoah Sanders, Jan Garbarek e Omar Sosa, solo per citarne alcuni.
Biglietti: Posti numerati, intero 15€ / ridotto 13€ / studenti 10€ (esclusi diritti di prevendita e commissioni).
Mercoledì 24 luglio nel prato della Tinaia al parco delle Cascine di Firenze in concerto a ingresso gratuito Asmaa Hamzaoui e il gruppo Boat Timbouktou.
La musicista marocchina Asmaa Hamzaoui, con il suo gruppo Bnat Timbouktou (Les filles de Timbouktou), composto da sole donne, porta avanti la tradizione della musica Gnawa. Dichiarata nel 2019 dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, la musica di questo gruppo etnico, che discende dagli schiavi neri dell’Africa sub sahariana, risale al XVI secolo. Nata dall’incontro e dall’unione tra le sonorità tipiche del Sahel e i ritmi maghrebini, questa musica ipnotica e misteriosa con il passare del tempo ha varcato i confini locali raggiungendo il successo internazionale.
A praticarla sono quasi esclusivamente uomini, molti dei quali pensano che la donna non possa avere posto sul palco. Ma Asmaa Hamzaoui e le Bnat Timbouktou non si sono lasciate scoraggiare: hanno sfidato la misoginia per portare una ventata di aria fresca nella rigida tradizione Gnawa. Suonando il guembri, strumento abitualmente riservato agli uomini, Asmaa ha trasgredito un tabù. Poche donne infatti suonano questo strumento in pubblico. Ma lei, che ha imparato a suonarlo a fianco di suo padre, il famoso maalem Rachid Hamzaoui, ha seguito la sua passione diventando – insieme alla sorella Aicha, a Lamgammah Hind e a Soukaina Elmeliji – la principale ambasciatrice della musica Gnawa.
A seguire Samba Touré chitarrista, cantante e compositore maliano dal groove ipnotico e solare, considerato l’erede del leggendario Ali Farka Touré, padre del Desert Blues, con il quale ha suonato per quasi dieci anni.
Giovedì 25 luglio nel prato della Tinaia al parco delle Cascine in concerto gli Imarhan, ingresso libero.
Chiude la XV edizione del Festival au Désert un concerto della band algerina Imarhan, guidata da Iyad Moussa Ben Abderahmane, cantante che ha spesso sostituito sul palco il frontman dei Tinariwen per la forza che riesce a sprigionare.
“Imarhan” in tamashek significa “Quelli a cui tengo”: un nome che evoca subito legami forti tra persone, senso di comunità, radici. E in effetti la musica di Iyad Moussa Ben Abderahmane, Tahar Khaldi, Hicham Bouhasse, Haiballah Akhamouk e Abdelkader Ourzig è un mix di sacralità e viaggio all’interno della propria terra e della propria anima, di blues e soul, corde pizzicate e senso dell’avventura.