E’ un incontro fortunato tra nord, centro e sud la cucina social di Federico Fusca, lo chef pistoiese che – abbandonati i fornelli dei ristoranti – ha iniziato a portare i suoi piatti davanti alla telecamera dello smartphone, spopolando su instagram con le sue microricette da 30 secondi.
Gli ingredienti? La simpatia e la grinta tutta toscana, una buona dose di creatività e lo sprint di alcune materie prime che nella dispensa di Fusca non mancano mai, lui che si dice innamoratissimo del gambero rosso di Mazara del Vallo e del cavolo nero. Un viaggio nel gusto italiano che passa per la sua Toscana, un viaggio social – quello dell’influencer – partito lo scorso anno nei mesi del lockdown, come ci ha raccontato lui stesso quando lo abbiamo incontrato a Firenze, in San Frediano.
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Oltre 250 mila follower su instagram, alcuni dei tuoi video hanno superato la soglia del milione di visualizzazioni. Come è partita questa avventura che mette insieme comunicazione e cucina?
Avevo 15 anni quando ho iniziato questo mestiere. Ho lavorato nel mondo della ristorazione e dell’hotellerie. Poi – passati i 30 anni – ho deciso di portare la mia cucina ad un pubblico più vasto, quello dei social e devo dire che in questo è stato complice anche il lockdown.
In quei mesi di chiusura forzata nelle nostre case hai realizzato oltre 60 video ricette di 30 secondi nei reels di instagram. La cucina però è inflazionata sui social, non è facile emergere e distinguersi. Cosa ha determinato il tuo successo?
La mia scelta vincente? Essere me stesso
Ricevo tantissimi complimenti per il mio accento toscano. Devo dire che a volte ci precludiamo la possibilità di essere noi stessi. All’inizio cercavo di non far sentire la mia “c’ strascicata ma poi mi sono stufato e mi sono liberato. Forse questa alla fine è stata quella la mia scelta vincente, essere me stesso. Durante il lockdown tutti i giorni pubblicavo video e interagivo con la mia community. Cercavo di creare apprendimento, soprattutto per i più giovani, anche per quelli che non sapevano fare neppure l’uovo al tegamino.
A proposito di apprendimento. I social a volte sono un po’ demonizzati, si accusa il mezzo, lo strumento piuttosto dell’uso che se ne fa. Eppure attraverso i social sono passati dei concetti importanti legati al cibo ed alla sua conoscenza, alla materia prima ed alla stagionalità, quasi una piccola rete didattica di base. Tu cosa pensi?
Già lo chef in televisione o sui social network ha avvicinato molte persone alla cucina. La scuola ti dà una base, il lavoro un’altra ma anche il mondo social può generare una sorta di apprendimento. E poi lo chef ha quella capacità di influire anche sulla conoscenza di un prodotto, è importante.
Io conosco tante persone che mi dicono: “Federico grazie a te ho ritrovato la voglia di cucinare”. Sarà perché alla fine propongo ricette comuni generando però quella voglia di creare, di fare, di esprimersi che può portare a delle cose buone.
A proposito di “cose buone” parliamo dei piatti che rappresentano la tua idea di cucina e che – di fatto – sono un grand tour del gusto in tutto lo Stivale. Come racconteresti l’Italia con una ricetta?
Della Toscana adoro il nostro oro liquido, l’olio
Preparerei un risotto al cavolo nero, utilizzando una crema di gorgonzola dolce e il gambero rosso crudo di Mazara del Vallo. La cucina è estro, è fantasia. Sai, il cuoco toscano è conosciuto per la ribollita, la pappa al pomodoro, la farinata di cavolo nero. A me però piace fare anche altro, mixare tra terre diverse, unire la Toscana con la Sicilia o con il Piemonte.
Della nostra terra adoro l’oro liquido, il nostro olio extravergine e poi il cavolo nero in tutte le sue versioni, anche crudo. Un altro piatto che mi rappresenta è la classica linguina aglio, olio e peperoncino, con cavolo nero sbriciolato e polpo, per regalare anche una nota di mare.
Il futuro come lo vedi?
Il futuro? Sarà tornare indietro, l’essenziale
Credo che il lockdown abbia fatto riavvicinare molte persone alla tradizione, pensiamo ad esempio alle farine che non si trovavano più sugli scaffali dei supermercati perché la gente aveva ritrovato il gusto del pane o della pasta fatti in casa. Vale anche per le ricette: abbiamo riscoperto la lasagna, la pasta alla Norma, lo scialatiello napoletano, il lockdown ha fatto riscoprire la nostra appartenenza al territorio. Secondo me il futuro sarà un po’ il tornare indietro, all’essenziale.