La storia della botanica italiana e il futuro della ricerca sulla biodiversità, anche per capire e affrontare i cambiamenti climatici, si incontrano a Firenze nel grande progetto di digitalizzazione dell’Erbario Centrale Italiano del Museo di Storia Naturale dell’Ateneo fiorentino, che con i suoi oltre 2 milioni di campioni botanici è il più grande del nostro paese e tra i più importanti al mondo.
7 milioni di euro per il progetto di digitalizzazione
Adesso questo prezioso archivio storico, attraverso cui si può viaggiare indietro nel tempo e nelle vite degli studiosi che contribuirono ad arricchirlo, diventerà digitale e potrà così essere consultato online dai ricercatori e gli appassionati di tutto il mondo. Grazie all’impegno del National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro italiano di ricerca sulla biodiversità sostenuto con 320 milioni di euro dal Pnrr, ha preso il via il piano di digitalizzazione da 7 milioni di euro, che oltre all’Erbario fiorentino coinvolgerà altre collezioni naturalistiche italiane, per un totale di oltre 4 milioni di campioni scansionati, frutto di secoli di ricerche ed esplorazioni scientifiche.
“Il Centro si propone di promuovere la conoscenza della biodiversità italiana grazie a piattaforme digitali che insieme a tecnologie avanzate e intelligenza artificiale consentirà ai ricercatori di tutto il mondo di accedere al nostro immenso patrimonio naturale” spiega il presidente del NBFC Luigi Fiorentino.
La digitalizzazione, condotta dall’Ateneo di Firenze in collaborazione con l’Università di Padova, è una delle operazioni scientifico-naturalistiche più importanti degli ultimi decenni. Da qui all’agosto del 2025, al ritmo di 10-12mila al giorno, saranno acquisiti dagli esperti dell’azienda Picturae grazie alla tecnica del nastro trasportatore i campioni botanici conservati sui fogli dell’Erbario: un tesoro di piante e semi ma anche muschi, licheni, felci, alghe e funghi che possono dirci molto non solo della biodiversità del passato ma anche di quella del presente.
Dal patrimonio storico dell’Erbario lo studio dei cambiamenti climatici
Saranno acquisite e rese accessibili in rete sia immagini ad alta definizione di ogni singolo foglio d’erbario, sia informazioni trascritte dalle etichette, in modo che chiunque, possa accedere a questo tesoro. Inoltre queste preziose informazioni potranno dialogare con quelle di altre centinaia di raccolte sparse per il mondo, con l’obiettivo di ottenere un grande database a disposizione di tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale, contribuendo in modo significativo allo studio dei cambiamenti climatici.
Infatti studiando la flora del passato si può vedere come è cambiata rispetto ad oggi, ad esempio per quanto riguarda le fioriture, che possono avvenire in anticipo a causa del riscaldamento globale o persino il numero degli stomi, che sono le cellule attraverso cui le piante respirano e che si è visto aumentano al crescere della CO2 presente nell’aria.
L’Erbario Centrale Italiano, nato nel 1842 a Firenze da un’idea del botanico palermitano Filippo Parlatore, divenne non solo un punto di raccolta ma vero e proprio centro nevralgico di ricerche e di scambi di campioni vegetali con botanici di tutto il mondo e ora con questo progetto di digitalizzazione torna a connettersi con tutto il mondo.
I tesori dell’Erbario Centrale Italiano
“Qui sono conservate alcune tra le collezioni botaniche storiche più importanti in Italia – racconta Stefano Cannicci, responsabile scientifico del NBFC per l’Ateneo fiorentino – vere e proprie testimonianze della sistematica e della tassonomia vegetali, tra cui la collezione privata del botanico e naturalista Philip Barker Webb raccolta principalmente tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento che, con i suoi 250mila campioni provenienti da ogni area del mondo, è ancora oggi uno degli erbari più consultati dai botanici.”
Ogni campione botanico racconta una storia legata alla persona che lo ha raccolto, come quelli del giovane naturalista Charles Darwin durante il suo viaggio intorno al mondo sul Beagle, oppure i campioni dell’esploratrice francese Jeanne Baret, prima donna a fare il giro del mondo nel 1766 travestita da uomo insieme al botanico e medico Philibert Commerson, a bordo dell’Etoile, o ancora i reperti raccolti da Fosco Maraini, il padre della scrittrice Dacia, in Tibet.
L’Erbario conserva tesori vegetali come il “fossile vivente” Ginkgo biloba, unico sopravvissuto di una famiglia che prosperava nell’era mesozoica e ritrovato in formazioni boschive nella provincia dello Zhejiang nella Cina orientale, o il mirtillo di palude, che un tempo era presente anche in Toscana, nella Palude di Bientina tra Pisa e Lucca, e oggi si trova solo in Trentino e in Veneto.
Oggi, 182 anni dopo la nascita dell’Erbario, i suoi tesori sono pronti a viaggiare attarverso la Rete in tutti i continenti.