Da una parte una realtà vinicola “di peso”, dall’altra una delle più nobili e antiche casate della Toscana. Dal “matrimonio” tra Prosit Group e Gaddo della Gherardesca arriva una collezione di vini che rendono omaggio alla celebre famiglia.
Un nome che rimanda alla Divina Commedia e al Conte Ugolino, al viale dei Cipressi di Bolgheri. Ai Della Gherardesca viene riconosciuto il merito di aver promosso un’agricoltura moderna in queste terre. La presentazione delle nuove etichette non poteva che essere al Castello di Castagneto Carducci, di proprietà del conte Gaddo della Gherardesca.
Un sogno oggi divenuto realtà
Il nobile toscano, scherzando, aveva sempre detto di accarezzare l’idea di creare un vino tutto suo. In verità in passato aveva presentato un Bolgheri Doc chiamato Castello di Donoratico ma si era trattata di una produzione di nicchia. Da uomo concreto e con i piedi per terra, Gaddo della Gherardesca aveva sempre sottolineato che pur essendo “un super amante del vino” preferiva lasciare fare il vino agli esperti. Come nel caso dei suoi parenti “gli Antinori e gli Incisa della Rocchetta che producono i più grandi vini del mondo”.
Forse il conte della Gherardesca avrebbe continuato ad apprezzare il buon vino a tavola come un consumatore esigente, senza cimentarsi nell’impresa, se non avesse trovato un partner all’altezza come Prosit Group. La “visione congiunta” in termini di progetto lo ha convinto a realizzare la collezione della Gherardesca. “Per 74 anni ho bevuto i vini di altri, oggi ho deciso di restituire qualcosa” assicura il conte.
“Ho scelto Prosit Group per competenza e visione strategica e per partecipare attivamente alla produzione di vini unici, prestigiosi e capaci di rappresentare al meglio un territorio, quello di Bolgheri e della Toscana, che negli anni ha visto la mia famiglia protagonista. Con Prosit e con la visione di Dagnino, la possibilità di rinnovarsi si fa concreta dandomi la possibilità, finalmente, di mettere il nostro nome su una collezione importante, visto il legame che da sempre la mia famiglia ha con il vino” sottolinea ancora Gaddo della Gherardesca.
Il territorio e la storia di una casata nel bicchiere
In catalogo vini capaci di raccontare la Toscana da prospettive e territori diversi. I nomi, come accennato, sono un omaggio ai membri della casata: Gaddo della Gherardesca (Bolgheri Rosso Doc 2022) e Sibilla della Gherardesca (Toscana Rosé Igt 2023), oltre a Le Vedute – della Gherardesca (Vermentino Toscana Igt 2023) e a Della Gherardesca (Brunello di Montalcino Docg 2019). Già perché c’è spazio anche per una puntata fuori provincia. La partnership con la famiglia della Gherardesca si fonda su un contratto di licenza produttiva e distributiva mondiale in esclusiva.
Prosit Group in Toscana e in Italia
A sviluppare questi vini hanno pensato enologi e wine makers di Prosit Group, che opera in Toscana attraverso la sua controllata Cantina di Montalcino, acquisita un paio di anni fa. Il gruppo, fondato nel 2018, punta a sviluppare “brand riconoscibili e territoriali“, con posizionamento premium, valorizzando l’unicità delle singole cantine.
In portafoglio conta oltre alla Cantina di Montalcino (Toscana), Torrevento (Puglia), Nestore Bosco (Abruzzo), Tenuta di Collalbrigo (Veneto), oltre allo storico marchio La Cacciatora di Casa Vinicola Caldirola (Lombardia).
“Si tratta di una partnership che mette al centro una nuova produzione vinicola in un territorio prestigioso, capace di offrire prodotti di grande valore. Il nostro modello di business si sposa perfettamente con la tradizione e la visione di una storica famiglia, anche grazie all’attitudine del Conte Gaddo di guardare sempre avanti” spiega Sergio Dagnino, ceo & founder di Prosit Group.
Tutela del territorio e della memoria storica
Con questo progetto il conte prosegue in un certo senso la missione di una vita: difendere quest’angolo di Toscana, mantenere la memoria storica e le proprietà della famiglia. “Un patrimonio che appartiene a tutti quelli che hanno incrociato la loro storia con la nostra. Nel corso dei secoli, con i nostri errori e con i nostri meriti siamo stati il collante attorno al quale si è sviluppata la storia di questo pezzo di costa. Non a caso si chiamava Gherardesca, era la terra dei discendenti di Gherardo, uno dei nostri antenati. Attorno alla nostra famiglia, si sono sviluppati economia, guerra e innovazioni” sottolinea.
Per Gaddo della Gherardesca, che per anni è stato presidente dell’associazione Dimore storiche d’Italia, coloro che possiedono palazzi e residenze storiche “sono gestori dell’unico bene non delocalizzabile del paese: le memorie storiche e artistiche. Siamo amministratori momentanei di questi beni e a noi demandato il compito di gestirli e preservarli al meglio“. Una tutela del territorio, della sua storia e delle sue testimonianze artistiche che oggi, più che mai, trova pure nel mondo del vino uno dei suoi ambasciatori.