Un viaggio doloroso, di quelli dai quali si esce provati, un romanzo nel quale si scandaglia il fondo dell’anima, non senza conseguenze. Si va a fondo, a costo di far male, per trovare l’ombra nera che cela ogni persona. Si alzano tappeti, si soffia sulla polvere, si versa candeggina negli angoli più remoti dell’io, per purificare i sentimenti. Acido muriatico che sfracella le certezze, le rende liquide, non più inquadrabili.
Quando si inizia a leggere un romanzo di Emiliano Gucci dobbiamo essere pronti a fare i conti con una storia e – subito dopo – con noi stessi. Non se ne esce indenni, non si passeggia tra le pagine di un suo libro senza una riflessione anche su chi siamo. Sono le vite degli altri che si incastrano a doppio nodo con le nostre, con quelle di chi legge.
Il doppio nodo, il doppio salto nel vuoto. O il doppio soltanto
Il doppio nodo, il doppio salto nel vuoto. O il doppio soltanto. Lo specchio, il riflesso. Due che sono uno. Come i gemelli. Ed è questa la storia sulla quale si è concentrato il libraio- scrittore pratese Emiliano Gucci nel suo ultimo libro. Una coppia: Fausto e Bianca, ognuno di loro ha la sua “anima gemella”. Quella di Fausto si chiama Franco, il fratello monozigote, la sua parte ‘nera’, il suo contrasto, il carbone della propria anima divisa a metà. Quella di Bianca è Azzurra, quel polo opposto che respinge e attrae, rende distanti o improvvisamente vicini. Non è facile seguire una linea tra gemelli. Eppure i genitori provano a rendere tutto dannatamente semplice fin da piccoli. La convenzione più banale del costringere a vestiti o pettinature uguali diventa così la prima forma di negazione della personalità.
Nessun paracadute a estirpare quel dubbio, a salvare dal dolore
E di lì, a cascata, il resto. Il vivere in simbiosi, l’essere uno la prosecuzione dell’altro. In alcuni casi i gemelli dicono di riuscire persino a sentire, ad avvertire quando l’altro è in pericolo o in una situazione di difficoltà. E l’altro ecco che c’è, ci deve essere. Ed è così anche per Fausto, che corre via, abbandona per l’ennesima volta la sua donna di fronte ad una richiesta d’aiuto da parte del vecchio padre per il suo gemello. E’ accaduta “una cosa grave”, si legge nel romanzo. “Una cosa brutta”, forse un rapporto non consenziente di Franco con una giovane ospite del casale-agriturismo di famiglia. Un dubbio che genera un baratro improvviso, una caduta nel vuoto. Nessun paracadute a estirpare quel dubbio, a salvare dal dolore.
Così la passione bruciata su un’isola – alla ricerca del recupero del rapporto tra Bianca e Fausto – viene interrotta da quel legame che – a differenza del loro – non deve provare a rientrare nei binari per proseguire la strada. Il rapporto tra gemelli c’è e basta, si accetta, ci si lotta contro, si subisce inconsapevolmente, ma c’è e supera ogni altro amore, ogni altro desiderio.
E come in ogni rapporto di coppia anche quello dei gemelli è come sbilanciato da una parte, l’armonia dell’equilibrio è solo un’opzione auspicabile ma non realizzabile.
Ce lo racconta bene Gucci, in un intreccio corale di storie doppie. Perchè se è vero che lo scrittore indaga la gemellarità è altrettanto vero che decide di andare oltre, per entrare anche in contatto con il doppio che è dentro di noi. Quella parte che spesso non accettiamo, releghiamo nell’angolo, celiamo per anni. E poi eccola prepotente che vuole uscire, come un neonato che vuol vedere la luce e spinge nel ventre buio della madre per trovare la propria libertà.
Fausto e Bianca per poter andare avanti forzano il gemello che è in loro, quell’anima repressa, quella personalità che non deve appartenergli. E’ la parte oscura di noi. E’ quel fondo di buio che non vorremmo avere, è l’inferno che proviamo a calpestare ma lui risale, prende il sopravvento, si impossessa di noi.
Lo forzano quell‘inferno, lo spingono a uscire, per ricordarsi chi vogliono essere davvero Fausto e Bianca. E ciò che vogliono essere lo trovano dapprima nella solitudine, nella scoperta del proprio io, nello spogliarsi delle convenzioni, quelle che generi anche verso te stesso.
E’ la ricerca dell’autonomia, la stella polare da seguire
La solitudine. Si rabbrividisce a pensare alla solitudine. Figuriamoci cosa può significare per i gemelli che vivono uno in funzione dell’altro. Si è completi solo quando le metà si incontrano. E invece non è così, o perlomeno non fino in fondo. É la ricerca dell’autonomia, la stella polare da seguire. Quella forza da generare dentro se stessi. E’ prendersi per mano con la certezza di saper comunque camminare anche sulle proprie gambe, è scegliere di sbagliare anche senza paracadute.
É viaggiare dentro se stessi per capire fino in fondo chi siamo. Per vivere il nostro io principale e vivere il nostro “doppio”. In fondo il bello della vita sta nel sentirsi esploratori di se stessi ancor prima di chi abbiamo accanto. E se chi abbiamo accanto ha i nostri stessi occhi, la nostra voce, i nostri capelli, le movenze, il sorriso, è un viaggio ancor più avvincente. A volte la strada del viaggio è spianata, altre impervia, altre ancora è un salto ad ostacoli. Sono percorsi che vanno costruiti, non senza sofferenza, non senza lacrime.
Non esistono rapporti completamente felici e questo è un dato di fatto. Esistono rapporti che vale la pena tenere vivi, non senza fatica, non senza dolore. E ci sono rapporti che vale la pena lasciar andare. Tutto sta nella scelta di chi vogliamo essere e di chi vogliamo vicino. Non sceglie la nascita, non sceglie la natura. É piuttosto la determinazione di ogni singolo individuo che – forzando se stesso, le convenzioni sociali e i legami di familiarità, di gemellarità o di coppia – trova la strada della felicità. Della felicità per scelta.
Tenere in equilibrio le doppie anime che custodiamo dentro di noi
Non è scontato, non è facile. Tutt’altro. Si tratta appunto di decisioni. Subire la vita o dominarla. Subire i rapporti o dargli forma. Tenere in equilibrio le doppie anime che custodiamo dentro di noi in un involucro di sfaccettature. E’ la somma che genera l’identità. La somma di quel doppio che attrae e unisce i gemelli, li attrae e li respinge. E così fa anche con noi, con il nostro “io”, in quell’eterna ricerca di stabilità che è l’accettazione del sé, unico presupposto per riuscire a costruire ciò che vorremmo essere.
Il libro di Gucci è una fotografia senza filtro della vita
Come Fausto e Bianca, come ci invita a fare Gucci pagina dopo pagina, alternando tensione, espiazione e liberazione in un romanzo nel quale le linee piatte non esistono. Ci sono solo le montagne russe, i picchi e il vuoto prima della strada nuova. C’è una fotografia senza filtro della vita. Un affresco contemporaneo dei rapporti e della nostra esistenza. Individuale, doppia, corale.
Una chitarra senza accordo, un incendio domato. E poi la vita che rimane sempre l’energia più forte di tutto, anche quando intorno ci sono solo sterpaglie bruciate. Si riprende la centralità, rimette in moto anche il meccanismo più vecchio e arrugginito. E ci fa rinascere. Con i nostri gemelli che scegliamo di tenere per mano, di sangue, di vita o di anima.