Emergenza profughi: l’accoglienza di migliaia e migliaia di ucraini in fuga dalla guerra è tra le priorità in questi giorni insieme alla gara di solidarietà e alla raccolta di fondi e generi di prima necessità da spedire oltreconfine. La Toscana ha dato prova di grande generosità e molte le iniziative messe in campo nell’immediato.
Ascoltando i tg e leggendo le notizie sul web e sui giornali, ci si chiede quali dinamiche la guerra in Ucraina ha innescato, che ruolo dell’Italia e come il terzo settore si sta muovendo.
A queste domande ha cercato di dare risposta Emanuele Sommario, professore associato di Diritto Internazionale presso l’istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e direttore del Master in Human Rights and Conflict Management della Scuola.
Professor Sommario, alla luce del conflitto in Ucraina, come si sta affrontando l’emergenza profughi e quale ruolo sta giocando l’Italia nello scenario europeo?
I civili sono le prime vittime di ogni conflitto. Secondo un rapporto dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sono quasi un milione i profughi che in questi giorni hanno trovato rifugio in paesi limitrofi. Stime del governo ucraino parlano di un numero dei rifugiati che potrebbe raggiungere i 5 milioni. Tutti i paesi confinanti hanno finora dimostrato una grande solidarietà con i civili in fuga. Ma anche altri paesi europei non hanno fatto mancare il proprio sostegno.
L’Italia sta accogliendo i congiunti delle centinaia di migliaia di cittadini e cittadine ucraini che lavorano nel nostro paese. La speranza di chi fugge, tuttavia, è quella di tornare il prima possibile alle proprie case. Per questo è prevedibile che la maggior parte di quanti hanno già lasciato o lasceranno il paese vorrà restare vicina ai confini ucraini. Certo, molto dipenderà dall’esito finale del conflitto. Una vittoria russa (con la probabile creazione di un governo fantoccio) potrebbe indurre molti ucraini a cercare asilo all’estero in via definitiva.
Molte persone chiederanno o stanno chiedendo il ricongiungimento familiare se hanno un parente che lavora in Italia. Però nell’ambito dell’emergenza profughi c’è anche l’aspetto degli orfani e dei minori che arrivano e magari non sono accompagnati. Come verranno gestiti questi aspetti?
L’Italia ha maturato un’esperienza assai significativa nel dare asilo a minori non accompagnati (che siano orfani o meno). Negli ultimi anni decine di migliaia di minori hanno raggiunto il nostro territorio. Esiste un solido quadro normativo che ha come principio di riferimento il migliore interesse del minore.
Il sistema italiano prevede due livelli di accoglienza: la prima accoglienza è garantita da strutture governative che accolgono i minori appena arrivati nel nostro paese. In questa fase si cerca anche di comprendere se vi siano parenti presenti in altri paesi UE, per favorire il ricongiungimento familiare.
In una seconda fase i minori vengono affidati a organizzazioni pubbliche o del terzo settore che ne favoriscono l’inserimento nel tessuto sociale, prevedendo fra l’altro la regolarizzazione dello status giuridico, l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, l’insegnamento di base della lingua italiana e l’inserimento scolastico e professionale.
I minori ucraini che arriveranno in Italia saranno comunque in gran parte figli degli immigrati che già lavorano nel nostro paese.
Come a suo giudizio sta operando l’Italia in questa fase per affrontare l’emergenza profughi e le successive implicazioni? Associazioni e onlus possono svolgere un ruolo di supporto?
Rispetto all’accoglienza dei profughi l’Italia si sta muovendo in maniera efficace. Negli scorsi giorni sono arrivate decine e decine di persone, che per ora sono state accolte da parenti e amici. Nei prossimi giorni però è facile prevedere che gli arrivi si intensificheranno: la comunità ucraina in Italia, composta da 240mila persone, è la più grande d’Europa occidentale.
Sia il ministero dell’Interno sia le organizzazioni non governative si stanno preparando e in molte città sono allo studio piani di accoglienza.
Il Viminale sta mettendo a punto un sistema per facilitare e velocizzare le procedure per fornire permessi di soggiorno rapidi per i ricongiungimenti. L’idea è quella di mettere a disposizione una sorta di autorizzazione velocizzata per motivi umanitari. Le organizzazioni del terzo settore si stanno mobilitando rapidamente attraverso i propri volontari, lanciando campagne di raccolta fondi e preparando strutture di accoglienza.