Si chiama Elisa Spediacci è nata a Massa ed è il libero della nazionale italiana di sitting volley che ha chiuso le Paralimpiadi di Parigi al quinto posto e che ha tra le fila azzurre tante atlete toscane. Per Elisa, Parigi è stato l’esordio paralimpico in uno sport a cui si è avvicinata solo quattro anni fa con l’aiuto di Eva Ceccatelli, capitana e allenatrice. La vita di Elisa Spediacci cambia radicalmente nel 2015, quando contrae il meningococco di tipo C, un’infezione che la costringe all’amputazione del piede sinistro e alla perdita di alcune falangi della mano. Nonostante tutto, Elisa trova una nuova strada nello sport paralimpico, avvicinandosi al sitting volley. Con il Dream Volley Pisa conquista numerosi trofei, mentre in nazionale colleziona un argento e un oro agli Europei, arrivando fino al debutto paralimpico a Parigi.
Elisa Spediacci è stata tra le atlete toscane che hanno ricevuto il premio del Pegaso delle Donne al Centro Tecnico di Coverciano nell’ambito della terza edizione de “La Toscana delle Donne”.
Un percorso di crescita personale e sportiva
“Essere qui oggi è un onore immenso. È il coronamento di un sogno per il quale ho lottato con tutta me stessa. Questo riconoscimento è per me un simbolo di tutte le sfide che ho affrontato.” La sua storia, infatti, è un viaggio fatto di ostacoli e determinazione. Nonostante non avesse mai giocato a pallavolo prima, Elisa si è avvicinata al sitting volley, scoprendo un mondo che inizialmente non immaginava potesse appartenerle. “All’inizio non credevo nello sport paralimpico. Tutto quello che volevo era semplicemente vivere una vita normale. Ma quando sono entrata in palestra e ho visto il livello tecnico e il sano agonismo di questo sport, me ne sono innamorata”, confessa.
Tuttavia, l’adattamento a uno sport di squadra non è stato semplice per chi proveniva da discipline individuali. “Avevo paura di sbagliare e di deludere i miei compagni. Non ero più responsabile solo di me stessa, ma del gruppo. Poi ho capito che la squadra è un ‘noi’, non un ‘io’. Questo sport mi ha insegnato che anche un errore può essere trasformato in un’opportunità dagli altri”.
Il sitting volley ha rappresentato per Elisa molto più che un’attività sportiva: è stato un rifugio e una terapia. “Pensavo di aver superato bene quello che mi era successo, ma ho capito solo dopo quanto questo sport mi abbia reso più sicura e consapevole. La condivisione con i miei compagni mi ha dato un supporto unico”, spiega. La forza del gruppo, fatto di persone che condividono difficoltà simili, ha reso l’ambiente del sitting volley una seconda casa per Elisa. “Nel nostro team ci aiutiamo a vicenda in modo naturale. Non servono parole per spiegare ciò di cui hai bisogno, perché c’è una comprensione immediata. È un’esperienza di vita che va oltre lo sport.”
Le emozioni di Parigi
Dopo essersi unita alla nazionale, Elisa ha lavorato duramente per farsi spazio in un ambiente competitivo, mancando per un soffio la partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo, era infatti entrata da poco nel circuito della nazionale. Tuttavia, questo le ha dato la spinta per puntare a Parigi 2024: “Ogni giorno ho messo tutta me stessa per migliorarmi, raggiungere nuovi obiettivi e arrivare così a rappresentare l’Italia sul palcoscenico paralimpico.” Alle emozioni per l’esordio olimpico si è aggiunta la paura, Elisa poco prima della partenza per Parigi ha scoperto di essere incinta. Grazie anche al supporto del compagno Stefano, Elisa è partita con convinzione per le Paralimpiadi mettendo in campo tutta se stessa, lanciando un messaggio importante per la figlia già prima di nascere che è una mamma che non si tira indietro e che affronta ogni sfida che si trova davanti.