Nel 2020 l’impatto negativo della crisi pandemica sull’attività industriale è stato più marcato in Toscana rispetto alla media delle regioni italiane. La crisi dell’export e del turismo hanno inciso profondamente sull’economia della nostra regione che su questi due settori ha sempre puntato molto. Un’economia inoltre fatta di piccole e medie imprese, di artigianato locale, di piccole botteghe che hanno sofferto la crisi economica causata dal Covid molto più delle grandi realtà.
A rilevarlo è il rapporto “L’economia della Toscana” di Banca d’Italia confermando quanto già stimato da altre indagini del settore.
Confindustria Toscana Nord, ad esempio, analizzando un campione di imprese manifatturiere, aveva già registrato un calo della produzione di quasi un quinto nella provincia di Prato, specializzata nel tessile e abbigliamento mentre l’attività manifatturiera nel fiorentino (fonte Camera di commercio) sarebbe scesa del 17,8 per cento. Complessivamente la produzione industriale è calata del 14,7 per cento stando all’indicatore elaborato dall’Istituto Regionale per la Programmazione economica della Toscana (IRPET).
Perchè la Toscana è stata più colpita?
Per le caratteristiche della sua produzione dicevamo, specializzata su moda e turismo, soprattutto straniero e delle città d’arte e su aziende di piccole dimensioni. A ciò va aggiunto che la Toscana, nell’anno in corso, è stata sottoposto alle misure restrittive dei colori (zona rossa e zona arancione) per più tempo rispetto ad altre realtà regionali . Questo ha ritardato la ripartenza dei consumi e del fatturato.
Firenze la città dove lo stop ai viaggi si è fatto risentire di più che altrove: in tutta l’area le presenze sono calate del 80,7 per cento. Si sono quasi azzerate le crociere, gli aeroporti di Pisa e Firenze sono stati a lungo deserti (-76,0 e -72,7 per cento, rispettivamente, in Toscana e in Italia, secondo Assaeroporti la flessione del traffico passeggeri aeroportuali). Brusco caleo anche della movimentazione merci.
Le imprese
Il quadro è a tinte scure. Un dato è sufficiente a rendere l’idea: nel 2020 le nuove aziende nate in Toscana sono 4.400 in meno rispetto al 2019. Una riduzione assai più marcata rispetto a quella nazionale.
E di quelle già in vita in molte sono ricorse al Fondo di Garanzia. Questo ha inevitabilmente avuto ricadute sull’occupazione che nel 2020 è calata dell’1,3 per cento (-2,0 in Italia) ed ha colpito in particolare donne, lavoratori autonomi e impiegati nei servizi. Dal report di Banca d’Italia: “La perdita delle posizioni di lavoro è risultata più marcata nel settore turistico e nei servizi per il tempo libero, maggiormente colpiti dalle restrizioni alla mobilità e alla socialità. Le donne, più impiegate in tali settori, hanno risentito maggiormente degli effetti della crisi pandemica sulla domanda di lavoro: tra marzo e maggio le attivazioni nette sono calate di circa il doppio per le lavoratrici, per poi recuperare solo parzialmente nel periodo estivo”.
La perdita delle posizioni di lavoro è risultata più marcata nel turismo e nei servizi per il tempo libero (es.ristorazione). Le donne quelle che più hanno risentito della crisi
Le famiglie
Prima dei numeri, la componente è soprattutto psicologica. La pandemia è entrata nelle nostre case spesso con effetti devastanti. Tutto quello di cui sopra, aziende e fabbriche che hanno abbassato le serrande, le restrizioni alla libertà di movimento hanno avuto profonde ricadute sugli equilibri familiari aggravati, non in modo secondario, dalla sostanziale riduzione del reddito a disposizione che nel 2019 ammontava a circa 20.800 euro pro capite e che nel 2020 si è ridotto di circa il 2,8 per cento. In tanti, troppi, si sono trovati in questi mesi in coda alla Caritas per la prima volta. Le disuguaglianze si sono acuite ma soprattutto è cresciuta la quota di nuclei familiari senza reddito da lavoro, nei quali risiede il 7,1 per cento dei minori
Le finanze pubbliche
C’è un settore nel quale la spesa pubblica nazionale e regionale ha investito maggiormente ed ovviamente è quello della sanità sia in relazione ai beni e servizi che al personale.
“Nel corso del 2020 la dotazione di personale sanitario in regione è aumentata di oltre 7.000 addetti (corrispondenti a 19 addetti ogni 10.000 abitanti), di cui circa il 40 per cento era composto da infermieri e il 20 da medici. A differenza dell’Italia si è trattato per la maggior parte di assunzioni a tempo indeterminato (57 per cento)”.
Quali soluzioni possibili?
Innanzitutto la campagna vaccinale. Fermare la pandemia è la via primaria per sostenere l’economia. Ciò detto le imprese possono e devono uscire dalla crisi.
Come? Sostenendo il digitale e affidandosi alla transizione digitale avviata con energia dalla Regione Toscana.
Secondo i dati del primo Censimento permanente delle imprese condotto dall’Istat nel 2019, nel triennio 2016-18 le aziende toscane mostravano tassi di adozione inferiori alla media nazionale per tutte le tecnologie digitali considerate e i toscani usano il digitale per lo svago e i social, ma sono indietro, rispetto alla media italiana nella di,gitalizzazione in ambito finanziario e lavorativo ma “lo sviluppo digitale – si legge nel rapporto – rappresenta un fattore indispensabile per sostenere la competitività di un territorio”.