In attesa della terza edizione del Festival nazionale dell’Economia Civile, a Firenze dal 24 al 26 settembre, il direttore Leonardo Becchetti ha anticipato alcuni dei temi che saranno al centro dell’evento insieme a David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo. Questa edizione sarà dedicata all’economia fatta da e per persone, lavoro e relazione e nella tre giorni fiorentina esponenti del mondo accademico ed istituzionale si confronteranno tra loro e con i giovani sull’accelerazione verso un nuovo modello di sviluppo realmente sostenibile, dopo lo shock della pandemia che ha evidenziato, secondo gli organizzatori del Festival, “le tante distorsioni di un sistema squilibrato e generatore di disuguaglianze”.
Proprio i temi dell’attualità, dalla transizione ecologica, il PNRR e il Next Generation EU, insieme all’impatto della pandemia e la questione dell’immigrazione con l’emergenza profughi dall’Afghanistan sono stati al centro dell’incontro online, vero e proprio antipasto di quello che sarà il Festival.
La pandemia ha segnato un prima e un dopo nelle politiche europee, ha cambiato le regole del gioco per i governi nazionali e le istituzioni europee introducendo nuovi strumenti che fino ad oggi non erano pensabili, come il debito comune. Ora questo è sostenibile, anche grazie all’impegno e alla responsabilità insieme alla solidarietà comune dei singoli Paesi.
“La stabilità dei Governi nazionali, l’impegno dei Parlamenti nazionali, è finalizzato sì a un uso buono e intelligente di queste risorse” del Recovery Fund, “ma tutto questo è utile al rafforzamento dell’Europa” ha commentato David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, intervenendo alla presentazione in streaming della terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile. “Abbiamo bisogno che i Piani nazionali di ripresa e resilienza abbiano successo, questo è fondamentale“, ha affermato. Secondo il presidente dell’Europarlamento “mai nella storia dell’Unione Europea in un momento di crisi c’erano state così tante risorse”, e oggi “sul tavolo della discussione c’è il fatto che questi strumenti possano costituire gli ingredienti di una nuova politica economica dell’Unione, e quindi possano diventare anche permanenti. Per poterlo fare abbiamo bisogno naturalmente dell’impegno, della collaborazione, della responsabilità dei Governi nazionali e dei Parlamenti nazionali. Queste risorse non cadranno a pioggia, ma sono date da una condizionalità, questa volta buona, che farà crescere non solo le economie nazionali, ma costituirà il motore di una ripresa europea“.
Sul tavolo dell’Europa c’è poi il tema della transizione ecologica, dove tanti passi in avanti e investimenti sono stati fatti dagli Stati ma dove c’è ancora tanto da fare per raggiungere gli obiettivi fissati su cui non è possibile fare passi indietro ovvero: ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, per poi arrivare a fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e tradurre il Green Deal europeo in una realtà concreta. Obiettivi ambizioni che potranno essere da traino per gli altri Paesi che commerciano con il nostro continente e che non sono così “green”
In conclusione dell’evento streaming il presidente Sassoli è tornato sull’Afghanistan e sull’importanza di creare corridoi umanitari per aiutare le persone che non sono riuscite a partire. “Siamo ben lontani da un riconoscimento” dei talebani in Afghanistan, “ma un dialogo che possa consentire, ad esempio, l’apertura di corridoi umanitari credo che sia uno sforzo che debba essere fatto” ha aggiunto Sassoli. “Dobbiamo fare in modo che con la nuova dirigenza si instauri anche un dialogo – ha spiegato – per la messa in sicurezza di cittadine e di cittadini. Non possiamo dire soltanto ‘daremo i soldi ai paesi vicini’ dobbiamo assumerci anche le nostre responsabilità”. Secondo Sassoli “la questione del Panshir è particolarmente grave”, per cui “credo che dal nostro punto di vista ci sia un interesse umanitario, e anche un impegno morale che deve essere ribadito. Credo che le difficoltà di dialogo ci siano, e quindi non voglio dire le cose con faciloneria, però ogni sforzo diplomatico deve essere fatto, è questa è la cosa più importante in questo momento”. La questione afgana, infatti, “ci riguarda – ha detto il presidente dell’Europarlamento -, riguarda vent’anni di nostra presenza in quel paese, e una fine che è inutile descrivere, che ha rimesso quel paese in una condizione di grave difficoltà. Soprattutto dobbiamo tanto alle persone che hanno creduto nel processo di democratizzazione“.