Dalle isole greche a Gorgona: sull’isola dell’Arcipelago Toscano arriva un sistema di raccolta e depurazione delle acque fognarie che consentirà di produrre acqua per l’irrigazione, biogas per il riscaldamento e compost per l’agricoltura.
Si chiama Hydrousa il progetto di ricerca nato nell’ambito di Horizon 2020 che, coordinato dal Politecnico di Atene e finanziato dalla Comunità Europea con oltre 12 milioni di euro, trasformerà le acque reflue in nuove risorse per Gorgona. Dopo i primi casi pilota realizzati a Tinos, Mykonos e Lesvos, Hydrousa è stato adeguato per essere costruito nella piccola isola-carcere della Toscana con il contributo dei detenuti che parteciperanno alla costruzione e alla gestione dell’impianto.
Un nuovo modello di business per il Mediterraneo
Hydrousa, lanciato nel luglio 2018, vuole creare un’economia resiliente all’acqua, mitigare i cambiamenti climatici e riformare il sistema agroalimentare, adottando soluzioni innovative e dimostrando che esistono nuovi modelli di business implementabili nel Mediterraneo basati su sistemi circolari.
Al progetto ha preso parte un team di ricercatori e ingegneri europei, tra cui quelli di Azienda Servizi Ambientali (ASA) che gestisce il servizio idrico integrato di 32 comuni delle provincie di Livorno, Pisa e Siena, incluse l’isola d’Elba e l’isola di Capraia, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e con Iridra di Firenze, società di ingegneria specializzata nella gestione ecosostenibile delle risorse idriche.
Il contributo dei detenuti per l’impianto di Gorgona
“L’iniziativa ha un duplice effetto positivo – ha dichiarato il direttore del carcere di Gorgona Carlo Mazzerbo –: tuteliamo il patrimonio naturalistico e l’ecosistema dell’isola valorizzando ogni forma di energia e aiutiamo i detenuti ad acquisire quelle competenze utili per il loro percorso di reinserimento nella società, che è poi il fine istituzionale degli istituti penitenziari“.
Nel corso del webmeeting di Anci Toscana dedicato anche alle nuove esperienze collaborative dell’Arcipelago Toscano, il direttore ha sottolineato l’importanza di adottare un modello sociale ed economico “moderno”, in grado non solo di salvaguardare l’ambiente ma soprattutto di far sentire il detenuto parte di una comunità e, quindi, farne un buon cittadino.
Oltre il carcere: viticoltura, trekking e sostenibilità
D’altronde già da tempo l’isola di Gorgona punta a diventare sempre più aperta verso l’esterno. Qui, infatti, Frescobaldi porta avanti una produzione limitata di vino insieme ai detenuti che, lavorando a contatto con enologi ed esperti, acquisiscono conoscenze sulla viticoltura. E sviluppare questa professionalità può facilitare il loro reinserimento nella realtà lavorativa e sociale.
Inoltre l’amministrazione penitenziaria, in accordo con l’Ente Parco, programma annualmente delle visite guidate a Gorgona per un numero massimo di 100 visitatori al giorno. “Il calendario delle escursioni – ha concluso Carlo Mazzerbo – deve costituire un volano per l’economia del nostro piccolo territorio. Il turismo responsabile, unito al recupero delle acque grigie e alla coltivazione di prodotti a km 0, può aiutarci a dare ai detenuti una buona opportunità di crescita e a valorizzare Gorgona in quanto bene di tutti”.