È stato difficile, anzi impossibile, trattenere la commozione quando 174 cittadini – donne, uomini, bambini, alcuni portati in braccio tanto erano piccoli – hanno cominciato a risalire la spianata, a Castelmartini, dove si trova il monumento che ricorda le vittime innocenti dell’eccidio del Padule di Fucecchio. Erano 174 proprio come i martiri dell’eccidio, protagonisti volontari della performance “Tutti i nomi”, che è stato uno dei momenti più toccanti della commemorazione del 75esimo anniversario della strage, avvenuta il 23 agosto 1944.
Un momento forte, duro, che anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, presente alla cerimonia insieme all’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni, ha voluto sottolineare nel suo intervento.
«Ha fatto male assistere a questa rappresentazione – ha detto Rossi -, ma solo rappresentandolo e raccontandolo, l’orrore si può combattere per ostacolarne il ritorno. Questa strage è stata una delle più gravi tra quelle, tante, avvenute in Toscana. Ha colpito bambini, anziani, famiglie in una zone dove non c’era una forte presenza partigiana. Nessuno può invocare leggi di guerra: non fu un combattimento tra pari, ma un crimine di guerra, esemplificativo di quella strategia del terrore che gli occupanti nazisti misero in atto per fare terra bruciata intorno alla loro ritirata, piegare la popolazione e spegnere il sostegno nei confronti della Resistenza. Non si possono distribuire i torti e le ragioni: i tort i furono da una sola parte. Compito di chi ha un ruolo pubblico – ha affermato il presidente – è allora quello di essere presente in queste occasioni, dove si ricordano le vittime e i crimini del nazifascismo. Perché non si può essere neutrali tra fascismo e antifascismo e chi lo fa si mette contro la nostra Costituzione».
Oltre 500 persone hanno partecipato alla cerimonia presso il monumento ‘Lo Stupore’ di Gino Terreni, che ricorda la strage. «Il presidente della Repubblica federale tedesca Frank-Walter Steinmeier – ha ricordato Rossi – ha pronunciato parole importanti, pochi giorni, fa alla commemorazione, insieme al presidente Mattarella, di un altro eccidio, quello di Fivizzano: ha detto di provare vergogna per le stragi compiute dai nazisti in Italia, chiedendo per questo perdono. Ecco, mi farebbe piacere che anche qualche fascista repubblichino invece di chiedere pensioni, chiedesse perdono per il sostegno dato ai nazisti».
Il presidente si è poi soffermato sulla questione della giustizia assolutamente insufficiente e parziale che è stata assicurata alle vittime delle stragi. «L’atteggiamento della Germania di fronte alle sentenze penali dei tribunali italiani e alle richieste di risarcimento è da condannare, ma questo non assolve certo la colpevole ‘distrazione’ per decenni del nostro Paese sulla realtà delle stragi, come testimoniato dalla vicenda dell’‘armadio della vergogna’. C’è un dovere di memoria costante e attiva, che non deve diventare retorica. Sono convinto che le 4461 vittime civili in Toscana degli eccidi nazisti, non sono morte invano. La reazione all’orrore è stata alla base di quello che è stato costruito dopo la guerra. L’Europa si è ricostruita intorno al monito ‘mai più!’ e i limiti di quella ricostruzione, oggi acuiti dalla crisi economica e sociale e dal riemergere dei nazionalismi, non possono far dimenticare i decenni di crescita, benessere e pace garantiti al continente».
«C’è un messaggio – ha proseguito Rossi – che viene da cerimonie come questa. In Toscana e in Italia è presente un sentimento di ‘resistenza diffusa’, che recupera quella volontà originaria di impegno tra diversi che ha dato vita al grande progetto della Costituzione italiana. E’ un patrimonio prezioso, che va difeso e alimentato. Ricordava Calamandrei ‘le durevoli tracce lasciate dal fascismo nelle coscienze’. Lo scorso hanno abbiamo ricordato l’anniversario delle leggi razziali, che segnarono duramente anche questa regione, penso per esempio agli effetti che ebbe su una comunità come quella livornese che prima della loro emanazione costituiva un quarto della popolazione. Questi fantasmi possono tornare e io penso che la giunta regionale abbia fatto bene a proporre quella che chiamiamo ‘legge samaritana’: una legge che si propone di assicurare cure, un tetto, un piatto caldo, un minimo di istruzione a chiunque si trovi in Toscana, senza chiedergli da dove viene. E’ in periodi crisi come questi – ha continuato Rossi – che i fascismi possono ripresentarsi e la democrazia deve rispondere, con il suo progetto di inclusione e di un futuro migliore. Sono due i riferimenti più forti che dobbiamo opporre: le idee di libertà e di eguaglianza, che non è l’egualitarismo ma il riconoscimento della piena dignità di ciascuno, come dicono la Costituzione e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Conforta – ha concluso il presidente – che quando questo quadro di valori viene attaccato ci sia una reazione del popolo italiano. Difendere e rafforzare questo sistema di valori è il compito che abbiamo davanti».