Barba, baffi e capelli bianchi. Eby mi aspetta seduta ad un tavolino sotto l’Arco di San Pierino. Ed è lì che lo si trova tutte le sere. Gli shot di Eby sono un’istituzione nel quartiere 1 di Firenze, in quel pezzetto tra piazza San Pier Maggiore e via dell’Oriuolo. Lo sanno bene i tanti che all’Eby’s bar hanno iniziato o concluso (in molti casi iniziato e concluso) le proprie serate.
Chiedere ad Eby “da dove vieni?” è tempo perso: “Io appartengo al luogo dove mi trovo. Appartenere ad un posto significa che ci stai bene, è quel senso di sicurezza di quando esci di casa, ti guardi intorno e ti senti felice.” Quel pezzetto di mondo sotto l’Arco è casa sua dal 1985. Ogni sera Eby sotto l’Arco allieta e diverte gli avventori con giochi di sapore e colore, come un alchimista trasforma gli ingredienti per creare dei cocktail, serviti con la formula dello shot, vere e proprie esperienze degustative.
Dal gelato agli shot
Eby è un appassionato, è un avventuriero, un esploratore, potrebbe essere il perfetto protagonista di un romanzo alla Moby Dick, o alla Jules Verne, e sicuramente avrebbe suscitato anche la fantasia di Hemingway. È sempre in cerca di nuove sfide e nuove avventure per placare la sua sete di socialità. “Cosa ho fatto prima? Tante cose, scrivevo romanzi, studiavo medicina. Poi sono finiti i soldi. In questo fondo c’era una gelateria, mi presero a fare i gelati. Non avevo mai fatto i gelati ma ero bravo e imparai in fretta tanto che quando il proprietario decise di ritrarsi, mi spinse a rilevare l’attività, si fidava di me e così lo feci, e con tanti debiti iniziai a fare il gelataio”.
Dopo l’attività come gelataio, ha iniziato a fare i panini messicani, ottenute le sue soddisfazioni, ha cambiato di nuovo attività e ha iniziato con le crepes, poi però ha capito che nel quartiere mancava qualcuno che servisse cocktail di frutta. Troppe le idee e i progetti perché un solo locale potesse contenerli, così alla fine ha comprato un fondo all’angolo sempre in via dell’Oriuolo dove oggi si può ordinare un burritos e poi andare a mangiarlo sotto l’arco di San Pierino, ordinare un mojito da Eby e quando la notte avanza, una delle creazioni che gli sono valse l’appellativo di “re degli shot”. Nessuna delle scelte di Eby però è fatta a caso, dietro c’è sempre una ragione.
Perché metti tutta questa cura nel preparare gli shot? “Bere è guastare – risponde – si deve beve per il piacere, per il sapore. I ragazzi spesso bevono tanto per bere, per ubriacarsi, io volevo dimostrare che bere è un’altra cosa . In fondo basta farli divertire”. E come si fa? Stupendoli con il “Nutellino” con il turbante, con il “Messicano” con il sombrero, con il “Russo” con il colbacco…
Eby crea una sorta di spettacolo di bontà, prende al laccio prima gli occhi dell’avventore poi le papille gustative. “Così le persone restano, tornano e il quartiere vive”. Per arrivare a perfezionare la sua formula magica Eby ha studiato e dall’arte del gelataio ha appreso l’importanza delle proporzioni, degli abbinamenti e dei colori. Non è geloso delle sue ricette, mi svela senza che io debba insistere troppo quali sono gli ingredienti per fare il “Messicano” perché tanto “il segreto sta nelle proporzioni”, dice ridendo.
L’Arco di San Pierino, una stella polare
Non ci provate a portare Eby lontano dal suo Arco, le offerte lavorative non sono mancate ma Eby non lascia il quartiere: “Non sono disponibile a spostarmi per lavorare perché quello che faccio mi piace farlo nel mio ambiente”. È sotto l’Arco di San Pierino che si sente a casa, quell’Arco è la sua stella polare. Per quell’Arco si è battuto, ha discusso, quell’arco probabilmente ha contribuito a tingere di bianco la sua folta chioma ma gli ha regalato anche soddisfazioni, pacche sulle spalle e nuovi amici.
“Il lavoro per me è uno strumento: la cosa che mi piace di più è stare con la gente, io voglio essere parte del popolo e se c’è qualcuno che non ha voce vorrei essere d’aiuto. Serve a me e serve alle generazioni future, perché migliorare la qualità della vita di uno permette a tutti di stare meglio” .
Eby è tra i promotori ed è stato presidente del comitato per la rinascita di San Pierino. Mentre sorseggio il mojito che mi ha gentilmente offerto, mi racconta del suo impegno e di quello degli altri del quartiere per riqualificare la zona, una zona che quando Eby faceva i gelati (ma anche per molto tempo dopo) era nota per essere covo di spaccio e luogo degradato. Eby racconta delle riunioni fatte con i residenti, degli incontri con i vari sindaci e assessori di turno, mi racconta anche delle polemiche, degli articoli sul giornale, delle giornate difficili e di quelle meno difficili. Della battaglia portata avanti per chiudere al transito quel pezzetto di strada sotto la Volta e metterci tavoli e sedie per farne un luogo di scambio e socialità, mi racconta delle serate passate a chiacchierare con quelli che per tutti erano la causa del degrado della zona, tossicodipendenti e senzatetto: “La nostra per riqualificare il quartiere non è mai stata una battaglia contro i tossicodipendenti, non combattiamo gli esseri umani e loro sono esseri umani come noi, dobbiamo combattere contro il degrado . Per questo abbiamo lavorato a dei punti, dieci, di convivenza: se dentro un quartiere ci sono regole, e quelle regole portano beneficio alla comunità, chi non le rispetta non rispetta la comunità, che si tratti di droga o di sacchi dell’immondizia lasciati per strada”.
Caffè, rhum e filosofia
“Caffè, rhum e filosofia”, la visione di Eby è scritta in stampatello sull’insegna del bar. È ciò che, insieme alla sua compagna e con i suoi collaboratori, fanno dal 1985: quando non era rhum erano i gelati, o le crepes. È ciò che continua a fare oggi, sempre lì sotto l’Arco di San Pierino, per l’Arco di San Pierino.
Oggi che l’area non è più un orinatoio a cielo aperto, alcova di tossici e spacciatori, il “nemico” è il progressivo spopolamento del centro storico fiorentino, acuito dalla pandemia che ha messo in ginocchio le piccole realtà locali . I negozi di vicinato tirano giù le serrande e piano piano sempre più fiorentini lasciano i quartieri dove sono cresciuti: “Se ai residenti togliamo spazi e servizi, loro se ne vanno” e se loro se ne vanno il quartiere perde l’orgoglio ritrovato e con esso i passi fatti negli ultimi 40 anni.
Finisco il mio mojito. Sul tavolo, accanto al bicchiere, c’è la lettera che i membri del nuovo comitato “Svegliati S.Pierino” hanno mandato all’amministrazione fiorentina chiedendo supporto per migliorare la qualità della vita del quartiere e proteggerlo dalla movida indisciplinata. Tra le richieste, riverniciare le strisce pedonali, illuminare l’Arco, interdire il passaggio delle moto sotto la Volta, sostituire le catene che delimitano i marciapiedi con soluzioni più sicure e rilanciare il tessuto produttivo locale del quartiere.