C’è un piccolo borgo toscano aggrappato ad una collina che avrebbe conquistato sicuramente anche il padre degli impressionisti, Claude Monet. Avrebbe dipinto tratti di paesaggio infinito sistemando il suo cavalletto al Belvedere, senza rimpiangere neppure per un momento Giverny o Argenteuil, osservando e intrappolando sulla tela i confini di un orizzonte mutevole, portando la luce vibrante che riverbera sulle foglie degli olivi dentro ai suoi quadri. Si sarebbe divertito Monet. Perché proprio la luce diversifica felicemente il passare delle ore a Castelmuzio, terra di confine tra Rapolano, Torrita di Siena, Montepulciano, Buonconvento e Montalcino.
Qui vivono d’inverno al massimo trenta persone e non c’è un negozio, una banca, un ufficio postale. Non ci sono più nemmeno il vecchio forno del paese o lo storico barbiere. Ne rimane solo l’insegna, insieme a quella della macelleria. Eppure quel che negli anni è rimasto, mentre il passare del tempo sanciva cambiamenti radicali nella vita del borgo, è il senso di comunità e di civiltà che si avverte quasi quanto il potente profumo di legna che in questo inverno si diffonde nei vicoli e richiama memoria d’infanzia. Per questo un gruppo di donne caparbie ha dato vita nel 2017 a ‘Castelmuzio Borgo Salotto’, un’associazione che mette insieme cittadini e imprenditori, uniti dalla convinzione di proteggere e far vivere il paese, curandolo come se fosse casa propria. E infatti questo antico borgo è un continuo scrigno di sorprese, curato nei minimi particolari.
Al Belvedere, incastonata nella pietra, c’è una piccolissima libreria con qualche decina di romanzi a disposizione di tutti, per una lettura all’aria aperta di fronte ad una skyline che tiene strette in un unico abbraccio Montepulciano e Pienza
Al Belvedere, incastonata nella pietra, c’è una piccolissima libreria con qualche decina di romanzi a disposizione di tutti, per una lettura all’aria aperta di fronte ad una skyline che tiene strette in un unico abbraccio Montepulciano e Pienza. E qui, sorpresa nella sorpresa, arriva una turista e lascia appoggiata sui libri, una lettera accompagnata da una scatola di cioccolatini, a ringraziare gli abitanti di Castelmuzio che da secoli conosce le parole accoglienza e ospitalità.
Sono gli stessi castellini che – si racconta – abbiano curato e accolto nei primissimi anni del 1400 San Bernardino da Siena durante uno dei suoi pellegrinaggi, mentre altri paesi – incontrati lungo il cammino -l’avrebbero respinto. Tutti ma non i castellini. Ancor oggi quando si entra nel cuore di questo luogo senza tempo la prima cosa che accade incrociando qualcuno per strada è quella di ricevere un saluto, una parola, un sorriso. E questa stessa gente ospitale semina ancor oggi civiltà.
L’ha fatto anche realizzando nel cuore del centro storico il bagno salotto, toilette pubblica con pareti rivestite di mosaico, ceramiche di pregio, porte e finestre artigianali. Il progetto è di Maria Stella, geometra di Castelmuzio che insieme ad altri imprenditori ha reso realtà anche questo ulteriore tassello nella cura del borgo. E’ invece Roberta l’anima di Castel Libro (rassegna letteraria che si tiene ogni anno a luglio), perché oltre al profumo di legna si respiri cultura, affinchè l’arenaria che domina sulle mura delle case si nutra di parole e pensieri, di sogni e visioni, di storie belle da raccontare. Un po’ come quelle di questo borgo-salotto, delle sue ‘appiciatrici’, di donne coraggiose e appassionate che non si limitano solo a portare avanti la cultura del cibo della tradizione (come appunto i pici che qui diventano ‘lunghetti’) ma che sanno guardare avanti con l’energia di quella luce che scalda l’antica pietra del ‘Castello’.
Tra queste donne orgogliose c’è anche Isabella, imprenditrice nel settore dell’hospitality che ha lasciato Milano e la carriera alla Campari per scegliere la bella Toscana come ‘prima casa’ e Castelmuzio come luogo dell’anima dove vivere e lavorare, regalando ‘esperienze’ autentiche ai viaggiatori di tutto il mondo.
Donne con storie diverse ma unite dal sentire comune verso questo lembo di terra felice
Donne con storie diverse ma unite dal sentire comune verso questo lembo di terra felice. Felicità che brilla anche negli occhi di Rossana, grintosa negoziante che gestisce insieme al marito una macelleria a Trequanda. Anche lei è una delle appassionate cittadine anima e linfa del ‘borgo salotto’. Sorride mentre gusta, insieme alle altre ‘compagne di viaggio’, su un tavolo di legno tra gli olivi, l’oro verde di Castelmuzio.
La bellezza di questo antico borgo in fondo è proprio questa, una comunità orgogliosa che si rimbocca le maniche e porta avanti un sogno. Un modello in questi tempi nervosi, veloci, arrabbiati. In tempi nei quali l’individualismo esasperato traccia ferite insanabili, a Castelmuzio invece la storia da scrivere è un’altra e parla al plurale. Musica armoniosa che ci ricorda chi siamo e da dove dobbiamo ripartire.
La prima puntata del format social #EviaAndare, dedicata proprio a Castelmuzio