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Dove fu scritto Pinocchio? Nuovi studi svelerebbero dettagli sul capolovaro

Un libro afferma che i primi capitoli delle avventure del burattino più famoso del mondo sarebbero stati scritti nella frazione di Pescia, in cui era nata la mamma di Carlo Lorenzini e da cui lo scrittore trasse lo pseudonimo

Villa Garzoni e Collodi Castello

I primi capitoli delle Avventure di Pinocchio sarebbero stati scritti a Collodi, la frazione di Pescia, nel pistoiese, in cui era nata la mamma di Carlo Lorenzini e da cui lo scrittore trasse lo pseudonimo con cui è conosciuto in tutto il mondo. Lo afferma Daniela Marcheschi, presidente dell’Edizione nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini e consigliera della Fondazione Collodi, nel volume “I luoghi del Collodi – I luoghi del Pinocchio. Storia e geografia reali e immaginarie di un capolavoro”. Il libro è stato presentato alla Fondazione Collodi in occasione del 198esimo anniversario della nascita di Lorenzini.

Gli studi su Carlo Lorenzini

Secondo i nuovi studi, lo scrittore scelse lo pseudonimo nel 1856 per motivazioni politiche, in polemica con il Granducato di Toscana e con il potere di classi aristocratiche che per Lorenzini dovevano essere abbattute da un nuovo Stato italiano e unitario. La prima parte del volume analizza anche i luoghi in cui Collodi ha scritto il suo capolavoro e avanza l’ipotesi – mai proposta finora – che l’autore si trovasse proprio a Collodi nelle settimane in cui videro la luce i primi capitoli di Pinocchio. La morte dello zio Pietro Orzali il 25 ottobre 1880 avrebbe portato lo scrittore a sostare a Collodi in quel periodo anche per questioni ereditarie.

Il luogo dell’infanzia più caro allo scrittore avrebbe dunque ispirato la creazione del celebre burattino.

Il presidente della Fondazione Collodi, Pier Francesco Bernacchi, sottolinea come il libro offra “una visione originale e inedita sulla vita dello scrittore e sulla nascita del suo capolavoro”.

Il volume  ripercorre anche  la biografia dell’autore attraverso le città da lui abitate o visitate: lo scrittore-giornalista è stato infatti, come si spiega nel libro, un acuto osservatore del suo tempo grazie ai viaggi che ha compiuto e che gli hanno consentito di vedere le condizioni sociali, politiche e culturali dell’Italia pre- e post-unitaria.

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