Far partire il Tour de France a Firenze? Non è un azzardo. Per ora resta comunque un’ipotesi, un’ipotesi su cui, però, il sindaco Dario Nardella sta lavorando insieme al presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, perché è con l’Emilia Romagna che il capoluogo toscano ha fatto squadra per ottenere la partenza di una delle prossime edizioni del Tour. E sarebbe la prima volta della “Grand Boucle”, che gli appassionati sanno indicare il sinonimo ufficiale di uno degli eventi sportivi più importanti, nel nostro Paese.
Per le due regioni, e per l’Italia tutta, sarebbe un evento di portata storica. Qualche giorno fa i due amministratori si sono incontrati a Bologna con il presidente di Apt (Azienda promozione turismo) Emilia-Romagna e commissario tecnico delle nazionali italiane di ciclismo, Davide Cassani, e il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme. Sintomo che siamo ben oltre la volontà, ci sono le basi perché il Tour nato da un’iniziativa di Henri Desgrange, nel novembre 1902, possa prendere avvio a due passi da casa.
Per la Toscana sarebbe il secondo colpo messo a segno dopo aver portato nel circuito del Mugello il Gran Premio del Mondiale di Formula 1 che si correrà dall’11 al 13 settembre 2020.
Certo per vedere il Tour de France in Italia ci vorrà un po’ più di pazienza, ma le trattative procedono e puntano oltre che sulla lunga tradizione ciclistica in Italia che fa leva su quei campioni che hanno fatto la storia del Tour, da Fausto Coppi, a Gino Bartali, a Gastone Nencini, a Felice Gimondi, a Marco Pantani fino a Vincenzo Nibali, sul Made in Italy e sull’offerta che il nostro Paese saprebbe riservare.
Si tratterebbe di una vetrina internazionale importantissima, per una festa dello sport capace di mobilitare appassionati ovunque e un’occasione turistica e di valorizzazione delle eccellenze territoriali. Legata ovviamente alla tradizione del ciclismo in Italia.