Le filiere DOP e IGP in Toscana valgono 1,15 miliardi di euro e coinvolgono quasi 20.000 operatori. Lo conferma il XIX rapporto Ismea-Qualivita, lo studio che descrive il settore dei prodotti IG: una bussola importante per tutto il made in Italy. Secondo questi dati relativi al 2020, la nostra regione si piazza al quinto posto nella classifica nazionale, preceduta da Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte.
Rispetto al 2019, il valore della produzione della Toscana cala del 3,3% in totale: il comparto del cibo, con 31 prodotti DOP e IGP, perde l’1,0%, mentre il vino, con 58 prodotti certificati, segna una variazione del -3,7%.
Il panorama italiano
Nell’anno della pandemia, la Dop Economy italiana (agroalimentare e vinicola) raggiunge 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (un dato in calo del -2,0% rispetto all’anno precedente), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore. Risultati resi possibili grazie al lavoro svolto da 200 mila operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino, ma anche grazie all’impegno delle istituzioni che hanno supportato attraverso apposite misure la produzione certificata.
L’impatto sulle province
Tutte le regioni e le province italiane registrano un impatto economico delle filiere DOP e IGP, anche se si conferma la concentrazione del valore nel Nord Italia. A rappresentare la Toscana troviamo la provincia di Siena che conquista il nono posto per impatto economico “IG Vino e Cibo”, con 540 milioni di euro, che equivale però a un -3,3% rispetto al 2019.
Nel 2020 solo l’area Sud e Isole mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna.
A livello toscano, le prime province dopo Siena sono: Firenze (233 mln €) e Grosseto (111 mln €), seguite da Arezzo (87 mln €), Livorno (65 mln €) e Pisa (54 mln €).
Le filiere toscane
Il comparto Vino conta 58 filiere che generano un valore alla produzione di 1 miliardo di euro nel 2020, per un -3,7% rispetto al 2019. La regione è 3° in Italia per valore economico generato e il comparto coinvolge 6.908 operatori. Le denominazioni con il maggiore ritorno economico in regione sono il Chianti DOP, il Chianti Classico DOP, il Brunello di Montalcino DOP, seguite da Toscano IGP, Vino Nobile di Montepulciano DOP e Bolgheri DOP.
Il comparto Cibo conta 31 filiere che generano un valore alla produzione di 151 milioni di euro nel 2020, per un -1,0% rispetto al 2019. La regione è 9° in Italia per valore economico generato e il comparto coinvolge 12.256 operatori. Le denominazioni che partecipano maggiormente al valore economico in regione sono il Pecorino Toscano DOP, il Prosciutto Toscano DOP, i Cantuccini Toscani IGP, l’olio EVO Toscano IGP, il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e la Finocchiona IGP.
Olio d’oliva, carni fresche, panetteria e pasticceria
Interessanti sono i dati che riguardano la filiera dell’olio. In tutta Italia si contano 49 denominazioni e 23.160 operatori che generano un valore di 71 milioni di euro alla produzione (-14,0%). L’export vale 52 milioni di euro e interessa il 38% della produzione certificata DOP IGP. In Toscana (25 milioni €), Sicilia (15 milioni €) e Puglia (9 milioni €) si concentra circa il 70% del valore totale della categoria degli oli certificati. L’Olio Extravergine Toscano IGP, insieme a Terra di Bari DOP, Sicilia IGP, Val di Mazara DOP e Riviera Ligure DOP, contribuisce a totalizzare 47 milioni di euro di valore.
Le carni fresche DOP IGP contano 6 denominazioni e 10.293 operatori che generano un valore di 92 milioni di euro alla produzione (-0,5%). L’export raggiunge 10 milioni di euro (+1,0%) e coinvolge il 9% della produzione certificata. In Sardegna (33 milioni €) e Toscana (18 milioni €) si concentra oltre la metà del valore totale della categoria. Tra le denominazioni in crescita ci sono Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP e Agnello del Centro Italia IGP, mentre mostra valori in calo la produzione di Cinta Senese DOP.
Infine, tiene la categoria “Panetteria e pasticceria” con 82 milioni di euro trainata da Piadina Romagnola IGP (50 milioni €) e Cantuccini Toscani IGP (24 milioni €) a cui si aggiungono segnali positivi dai pani DOP.
Il rapporto Ismea-Qualivita
“Il rapporto Ismea-Qualivita accompagna, ormai da 19 anni, l’evoluzione del sistema DOP IGP italiano – spiega Cesare Mazzetti, presidente Fondazione Qualivita – e, ancora una volta, evidenzia come esso rappresenti un modello efficace di sviluppo dei territori. La coesione delle filiere, la garanzia di sicurezza per i consumatori e la capacità di dialogo con le istituzioni hanno rappresentato punti di forza per la tenuta del settore in risposta alle difficoltà emerse durante la prima fase della pandemia.
I numeri delle nostre analisi sono il frutto del lavoro congiunto di operatori, Consorzi di tutela, enti e istituzioni in tutta Italia. La Fondazione Qualivita continuerà a supportare il sistema attraverso l’analisi del settore, proponendo elementi utili a definire una nuova visione strategica sulla qualità in risposta ai mutamenti in atto e ai nuovi obiettivi della transizione ecologica“.
L’anno che verrà
“I prodotti DOP IGP si confermano anche nel 2020 una componente fondamentale nell’affermazione del made in Italy sui mercati globali e un motore di promozione e tutela delle eccellenze italiane – ha commentato Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali alla conferenza di presentazione –. A livello comunitario ci aspetta un anno impegnativo, sia per la revisione del quadro normativo dell’etichettatura che per quello del regolamento DOP e IGP.
Proprio per questo è necessario salvaguardare e tutelare l’intero sistema produttivo dai rischi che possono generare l’omologazione alimentare, i sistemi di etichettatura fuorvianti come il Nutriscore, le fake news, i tentativi di imitazione sia sui mercati comunitari che su quelli terzi. Il PNRR, con i Contratti di filiera e di distretto, gli incentivi all’innovazione, la digitalizzazione, rappresenta una grande occasione per la crescita delle filiere DOP IGP, e come MiPAAF ci impegniamo già da subito ad accompagnare le imprese in questo delicato momento, con la volontà di metterle nelle migliori condizioni per intercettarne le opportunità e compiere un ulteriore salto di qualità nel mondo e in Europa“.