Parla e trasuda passione e rabbia, Don Luigi Ciotti. Con dietro la sua immancabile bandiera di Libera, è intervenuto alla presentazione del quarto rapporto sui fenomeni corruttivi e sulla criminalità organizzata in Toscana curata dalla Scuola Normale di Pisa su incarico della Regione. Un intervento, il suo, arrivato dopo tanti numeri e osservazioni che hanno raccontato dell’aumento preoccupante delle infiltrazioni mafiose e che che inizia con un dato paradossale: “Secondo un sondaggio di Libera, in Italia non c’è più la percezione della mafia e del suo pericolo. Rischiamo di normalizzare il fenomeno nonostante tutto il lavoro fatto. E’ allarmante tutto ciò: c’è una osmosi fra legale e illegale, tra le imprese e la corruzione di parte della società”.
La pandemia non è la sola causa scatenante, ma “ha solo messo a fuoco problemi antichi”, in fondo di mafia e criminalità se ne parla da almeno due secoli. “Adesso dal Recovery Fund arriveranno 209 miliardi. Occhio a come vengono spesi – lancia l’allarme – e in quale direzione vanno. Le organizzazioni criminali sono capaci di metterci le mani, tocca a noi essere più attenti e vigili”. Il rischio della crisi post-Covid è quello di “un terreno di incontro tra una mafia imborghesita e una società avida di soldi e di potere”.
Che questo cambiamento sia per non rigenerazione, altrimenti c’è solo degenerazione
Le organizzazioni criminali continuano ininterrottamente a fare il loro lavoro sui territori, lo studio regionale lo espone bene. “Le dinamiche criminali sono sempre più sofisticate e capaci di mimetismo – continua Don Ciotti – Questa ricerca ha messo in evidenza come nel nostro Paese ci sia bisogno di una visione nuova, un approccio sistemico alla realtà che generi un pensiero non solo inter ma trans-disciplinare”. Parla addirittura di un “pensiero meticcio, che sappia attraversare i saperi particolari, apprendere da ciascuno quanto serve per una visione complessiva e più consapevole delle nostre responsabilità, ognuno per la sua parte, che abbia la dimensione dell’impegno per la giustizia sociale e i diritti”. E infine un monito, che risuona come una speranza: “Come ha detto Papa Francesco, peggio di questa crisi c’è solo la possibilità di sprecarla. Non possiamo tornare ad una normalità che era già malata prima. Che questo cambiamento sia per noi rigenerazione, altrimenti c’è solo degenerazione”.