Slittato a causa della pandemia, domenica 21 novembre al teatro Verdi di Firenze si terrà finalmente il debutto di James Conlon come direttore onorario dell’Orchestra della Toscana.
Il maestro statunitense di origini lucane è una stella autentica, già alla guida dalla Filarmonica di Rotterdam, dell’Opéra di Parigi, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, attualmente della Filarmonica di Los Angeles e della Baltimora Symphony.
Aveva solo 11 anni quando ascoltò La Traviata e da allora, dal Queens, il suo panorama divenne il mondo. “Un quartiere di emigrati e diversità etniche come il Queens – ha detto Conlon, nipote di immigrati italiani – mi ha aperto la testa e raffinato l’udito”.
Fu Maria Callas a scoprire il suo talento durante una masterclass alla Juilliard school: “la Callas mi ascoltò dirigere un passaggio del quarto atto di Bohéme. E mi disse: “Maestro…”. Io rimasi colpito che mi chiamasse così. E aggiunse: “se dirige così, lei è un Maestro perché in quel momento l’orchestra deve cantare tutto l’amore dell’universo”. Ogni volta che dirigo quell’opera penso a lei che cercò di trasmettermi l’immensità dell’amore”.
Le sue origini e la sua sensibilità lo hanno condotto a una missione vera e propria, quella di riscoprire gli autori oscurati dalla storia. Ecco perché nella lunga carriera, oltre al consueto repertorio sinfonico e operistico che uno come lui deve avere sotto mano, ha cominciato a riscoprire autori del decadentismo europeo ingiustamente dimenticati (tipo il viennese Alexander Zemlinsky, che fu maestro e cognato di Schönberg).
Conlon nella sua attività si è impegnato anche a tirare fuori dall’oblio le composizioni che il Terzo Reich voleva fossero cancellate dalla faccia della terra e quelle di musicisti marginalizzati dalla storia per ragioni razziali, come Joseph Bologne, Chevalier de Saint-Georges, rilevante figura di compositore nero nella Francia del Settecento.
Per Conlon questi autori sono un patrimonio da tutelare, per questo ha fondato un sito, dedicato a queste opere, www.orelfoundation.org per un pubblico di appassionati e studiosi.
Il programma del concerto
Nel programma scelto per l’ORT, Conlon si confronterà con una delle pagine più drammatiche di Dmitrij Šostakovič, l’ottavo quartetto per archi dedicato, nel 1960, “alle vittime del fascismo e della guerra”, in realtà concepito come atto di accusa verso ogni dittatura, compresa quella comunista che lui stesso pativa. Qui viene presentato nella trascrizione orchestrale, approvata dall’autore, dovuta a Rudolf Barshai.
Attorno a quest’opera si dispongono due sinfonie di Mozart a loro modo cruciali nella biografia del musicista austriaco. Una è la K.338, l’ultima prodotta a Salisburgo, nel 1780, prima della traumatica rottura con la corte dell’arcivescovo Colloredo presso cui era impiegato. L’altra è la K.551, la sua ultima sinfonia in assoluto, buttata giù quasi di getto nell’estate 1788: è chiamata “Jupiter”, Giove, per la sua perfezione, la grandiosità, la dottrina compositiva che vi è riversata.