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Dodo, il bassotto che fa gli esercizi insieme ai malati di Alzheimer

Il cane è di un’anziana che segue il laboratorio dedicato alle persone con demenza di via dell’Anconella. La sua presenza ha rallegrato tutto il gruppo

Seneca, noto filosofo e drammaturgo romano, scriveva “L’amore per un cane dona grande forza all’uomo”: un messaggio che, ancora oggi, non potrebbe essere più attuale.
Per questo fa riflettere la storia di Dodo, dolcissimo bassotto che è diventato la mascotte degli anziani che frequentano l’Atelier Alzheimer di via dell’Anconella a Firenze. Il cane è di proprietà di una delle ospiti del centro, gestito dalla cooperativa Nomos, un laboratorio dove le persone affette da demenza possono stare in compagnia, mantenersi attive e ricevere supporto da un’equipe multidisciplinare di esperti, tra cui educatori specializzati, psicologi, musicoterapeuti e neuropsicologi.

Visto lo stretto legame con Dodo, l’ospite della struttura ha chiesto agli operatori se avrebbe potuto portare il cane, che è molto docile, con sé per facilitare l’inserimento soprattutto nel primo periodo.

Dodo, la mascotte degli anziani che frequentano l’Atelier Alzheimer

“Abbiamo chiesto l’opinione degli altri anziani e delle loro famiglie e hanno dato tutti il loro consenso, anzi erano molto contenti della novità” spiega Elena Poli, referente dell’Atelier Alzheimer. “Così la signora ha portato Dodo all’Atelier”.

Gli operatori gli hanno dato una sedia come a tutti gli ospiti. Dodo segue le attività, fa compagnia agli anziani che lo coccolano e si prendono cura di lui: c’è chi lo porta in giardino per far i bisogni, chi gli dà da bere e da mangiare. Ormai fa parte del gruppo, anche se non viene tutte le volte.

I benefici di questo amico a quattro zampe sono molteplici: “La sua padrona – continua Poli – si è inserita velocemente nel gruppo, gli altri anziani sono stimolati e rallegrati dalla sua presenza. “Il rapporto con gli animali, come insegna la pet therapy, porta benessere”.

Attività con Dodo

La pet therapy porta benessere

Non è la prima volta che un amico a quattro zampe riesce a migliorare le condizioni fisiche e psichiche dei pazienti. In corsia o tra i banchi di scuola, la pet therapy in Toscana è una realtà consolidata ormai da anni. La nostra regione, infatti, è stata una delle prime in Italia a mettere in atto queste esperienze, nonché a riconoscere il valore del rapporto paziente-animale nelle fasi di cura.

Recentemente, ad esempio, ha preso il via nel reparto di pediatria dell’Ospedale San Luca di Lucca il progetto di pet therapy voluto dalla Regione Toscana. Per un anno a cadenza mensile le istruttrici della Scuola nazionale cani guida per ciechi, insieme ai cani appositamente istruiti, incontreranno i piccoli pazienti del reparto svolgendo con loro diverse attività a carattere ludico-ricreativo.

L’obiettivo del progetto è proprio quello di aumentare il benessere dei bambini e delle bambine ricoverate nel reparto di pediatria attraverso l’interazione giocosa con i cani della Scuola.

Cani, gatti e non solo. La nuova frontiera della pet theraphy sono gli alpaca. Per il carattere mansueto, socievole questi animali si sono rivelati adatti per terapie riabilitative con pazienti neuropsichiatrici. Un’esperienza è in corso in Maremma in un allevamento a Sasso d’Ombrone: la struttura è diventata un punto di riferimento per le famiglie e i professionisti-terapisti del settore.

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