È uscito in occasione del Dantedì lo scorso 25 marzo il libro “La Divina Toscana” di Mario Lancisi che vuole raccontare i luoghi danteschi e con essi tanti personaggi e aneddoti resi celebri dalle rime del Divin Poeta in un viaggio in lungo e in largo per la Toscana tra passato e presente.
Lancisi, giornalista fiorentino, ha preso spunto da un suo vecchio reportage uscito sulle colonne del Tirreno nel 2000, su proposta dell’allora direttrice Sandra Bonsanti, per mostrarci scorci inaspettati di una regione che ha un innegabile legame con il Sommo Poeta. Un viaggio dal monte Falterona fino al mare, un vero e proprio ponte tra passato e futuro, alla ricerca di strade, borghi e città dove ancora echeggiano le cantiche della Commedia.
L’idea era quella di ritrovare nei luoghi danteschi non la polvere, ma il palpito di vita di chi ancora oggi prova emozione e si commuove a leggere, assaporare, declamare e meditare i versi della Commedia. Così, in ogni tappa del viaggio troviamo accanto alle storie dei personaggi di secoli fa anche quelle di chi oggi vive gli stessi luoghi raccontati dal Sommo Poeta.
Ecco la nostra intervista
Come mai a scuola la Divina Commedia è così antipatica da studiare?
A scuola mi hanno fatto odiare la Divina Commedia. Non so se è capitato anche a te, io avevo dei professori che invece di leggermi Dante ci facevano leggere il commento, chilometri di note. Bisogna tornare a leggere semplicemente i versi senza preoccuparsi di ogni singola parola, gustare l’emozione, le vibrazioni dei versi danteschi. Non c’è bisogno di spiegare tutto, si perde la poesia. Io a scuola ho studiato il commento di Natalino Sapegno non Dante.
Come hai scelto i luoghi che hai visitato?
Abbiamo scelto i più importanti, San Miniato per Pier della Vigna, Pisa per il Conte Ugolino. Pistoia per esempio è una città molto sottovalutata ma c’è un Duomo strepitoso, dove rubava nella Divina Commedia Vanni Fucci un ladro di sacrestia e io ho parlato con il sacrestano che c’è adesso che mi ha raccontato chi sono i ladri di oggi. Nel mio viaggio ho tracciato un filo tra gli episodi della Commedia e la Toscana di oggi e ho sentito che Dante è ancora attuale. Un incontro stupendo che ho fatto per esempio è stato in Maremma nel Castello maledetto della Pia a Gavorrano, dove ho incontrato giovani studenti universitari che studiavano archeologia. Diciamo che io sono andato a cercare cosa c’è oggi nei luoghi di Dante.
Cos’hai scoperto in questo viaggio tra passato e presente?
Pensavo che Dante Alighieri fosse un tema molto “colto”, ma mi sbagliavo, ho scoperto che la Divina Commedia unisce tutti anche perchè tutti l’hanno studiata a scuola. C’è in Toscana un seguito popolare di Dante, viene cantato ovunque, per esempio se vai a comprare la carne dal macellaio di Panzano Dario Cecchini, lui ti declama la Divina Commedia. Una volta il Sommo Poeta era cantato da tutti, al pari degli stornelli, era come un cantante, un divo, era il De Andrè di oggi. C’è anche un altro aspetto, in passato molti cantavano Dante anche come eroe dell’autonomia rispetto al potere ecclesiale del papa.
I sette luoghi “danteschi” in “La Divina Toscana”
La torre della Muda (o dei Gualandi) nel Palazzo dell’Orologio in piazza dei Cavalieri a Pisa dove fu rinchiuso il conte Ugolino che è diventata oggi una biblioteca dove studiano i giovani. (Canto XXXIII dell’Inferno).
Il castello dei Conti Guidi a Poppi in provincia di Arezzo, troviamo la sorgente dell’Arno, “quel fiumicel che nasce in Falterona”. Lì si combatté la battaglia di Campaldino, su cui Dante si sofferma nel V canto del Purgatorio.
Il castello della Pietra a Gavorrano in Maremma che fu di Pia de’ Tolomei che è teatro di un giallo ancora irrisolto: sull’identità storica di Pia e sul suo assassinio, cui si fa cenno nel V canto del Purgatorio.
La Torre medievale di San Miniato che fu la prigione di Pier delle Vigne su cui oggi i giovani lasciano i loro messaggi d’amore. (Canto XIII, Inferno).
Il Castello di Gargonza a Monte San Savino teatro di scontri tra Guelfi bianchi e Ghibellini.
Il Duomo di Pistoia depredato dal ladro Vanni Fucci nel canto XXIV dell’Inferno.
Lucca dove si dice che la nobildonna Morla Gentucca ospitò il poeta e rubò il cuore a Dante Alighieri. (Canto XXIV del Purgatorio)