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Disturbi dell’alimentazione: in Toscana un nuovo percorso di diagnosi e cura

La Regione con le aziende sanitarie lavora per rendere omogenei i percorsi di terapia e assistenza: sono stati codificati cinque livelli diversi a seconda dell’avanzamento della patologia

Disturbi alimentari - © https://www.casadicurasanrossore.it/
Rendere omogenei i percorsi di diagnosi, terapia ed assistenza per i disturbi dell’alimentazione, che sono sempre più diffusi in Toscana: è questo l’obiettivo per cui sta lavorando la Regione insieme alle aziende sanitarie, che è al centro di una delibera presentata alla giunta dall’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini e già approvata.

“In Toscana vogliamo qualificare ulteriormente l’offerta di assistenza riservata alle persone che soffrono di queste patologie, un obiettivo che ci siamo prefissati e che perseguiamo con molta attenzione – spiega Bezziniil nuovo percorso regionale mette al centro la multidisciplinarità e l’integrazione dei servizi ed è basato su evidenze scientifiche ed esperienze cliniche che saranno adattate al nostro contesto. Queste linee guida faranno fare un nuovo passo in avanti al nostro sistema sanitario e per questo ringrazio il gruppo di professionisti delle aziende sanitarie ed ospedaliere che ci hanno lavorato”.

Una squadra specializzata in disturbi dell’alimentazione

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono infatti patologie mentali complesse che per essere diagnosticate ed essere prese tempestivamente in carico da parte del servizio sanitario pubblico richiedono un intervento precoce e coordinato tra diverse figure professionali.

Con la delibera la Regione punta ad avere una ‘squadra’ unica di cura in tutte le aziende sanitarie , in grado di dare risposte coordinate e continuative per tutti i diversi livelli di assistenza a seconda del grado di avanzamento della patologia. In pratica significa una rete assistenziale coordinata ed integrata che va dal medico di medicina generale o pediatra di libera scelta (che costituiscono il primo livello di assistenza) all’ambulatorio specializzato (secondo livello) alla terapia ambulatoriale intensiva o semiresidenziale (terzo livello) fino alla riabilitazione (quarto livello) e ricovero ospedaliero (quinto livello).

La delibera individua anche un modello organizzativo di riferimento, basato sul principio delle reti cliniche integrate, che prevede la concentrazione della casistica più complessa, che necessita interventi di cura mirati, in un limitato numero di strutture altamente specializzate e dotate di servizi più specifici. 

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