Remo Rosati, nato a Pieve Santo Stefano (Arezzo) nel 1925 è prima agricoltore nel podere di famiglia, poi emigrante in Francia nel 1946 in cerca di fortuna, infine operaio in fabbrica a Prato: tutta una vita di lavoro, nell’autobiografia in ottava rima di un uomo dalle mille risorse che, giunto finalmente in pensione, coltiva la passione per la poesia e ci regala il racconto di “un viaggio in stile maremmano”.
Ecco l’incipit del racconto in ottava rima dell’emigrazione di Remo Rosati dalla Toscana alla Francia, nel 1946. Il brano tratto da “Italiani all’estero. I diari raccontano” un progetto realizzato con il contributo della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Un progetto di Nicola Maranesi per l’Archivio diaristico nazionale. Consulenza editoriale di Pier Vittorio Buffa. Ricerca d’archivio e redazione testi: Laura Ferro e Nicola Maranesi. Ricerca iconografica e organizzazione delle fonti documentali: Antonella Brandizzi. Fotografie di Luigi Burroni.
Digne-les-Bains, Francia, maggio 1946
Valige a spalla e documenti immano,
si parti verso l’ultimi di Maggio,
se anche la Francia poi non e lontano,
lo si affrontava con molto coraggio.
Era un viaggio stile maremmano,
sol che non c’era polenta e formaggio.
Circa due ore prima della sera,
a Menton si passava la frontiera.
Come arrivammo a Nizza alla stazione,
il sole stava gia per tramontare,
dovemmo cambiar treno e direzione,
dato che a digne si doveva andare.
Dove aspettare ci stava il padrone,
che sul lavoro ci dovea portare.
Pronta e precisa fu la sua risposta,
che a durbes ci portò, senza far sosta.
Una frazione, semi abbandonata,
sul livello di metri settecento,
sotto una cima molto più elevata,
da basse alpi fa dipartimento.
Ove si estende una grande vallata,
di unica specie, è il suo rivestimento.
Che dalla cima, fino a fondo valle,
solo di faggi si copria le spalle.
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