Il David di Michelangelo è tornato ‘a casa’, è il protagonista di un murale alto dieci metri e lungo dodici che svetta non sulla parete di una metropoli ma in mezzo al bianco scintillante di una cava di preziosissimo marmo. L’autore è lo street artist brasiliano di fama internazionale Eduardo Kobra che da anni gira tutto il mondo riempiendo le pareti delle città con i suoi coloratissimi personaggi perchè possano essere d’ipirazione per chi li guarda.
Nel giugno del 2017 l’artista è arrivato in Italia e si è messo alla prova realizzando un’opera straordinaria dal significato simbolico molto profondo. Ha dipinto il celebre David di Michelangelo Buonarroti reinterprentandolo con i suoi colori arlecchino su una delle pareti più alte della cava Gualtiero Corsi, nella splendida cornice delle Alpi Apuane, tra Massa e Carrara. Un lavoro faticoso, sotto il sole, che l’artista ha fatto tutto da solo arrampicandosi ogni giorno sulla parete bianca.
Il murale è stato realizzato in collaborazione col Comune di Massa, nell’ambito della serie tv “Muro”, curata da David Diavù Vecchiato e realizzata da Level 33 in esclusiva per Sky Arte HD.
Il luogo dove si trova il David è raggiungibile a piedi in circa cinquanta minuti percorrendo i sentieri che partono dai comuni di Bedizzano o di Colonnata.
Ecco la nostra intervista all’artista Eduardo Kobra
Com’è nata l’idea di dipingere il David di Michelangelo a Carrara?
Ho sempre amato i lavori di Michelangelo. Prima di realizzare questo progetto, mi era già capitato di fare alcuni studi, alcune pitture, basate sul suo lavoro. Ho avuto modo di visitare anche la Cappella Sistina. Penso che Michelangelo sia fonte di ispirazione per qualunque ragazzo, qualunque adulto, qualunque persona nel mondo che ami l’arte. Per me, che sono un artista di strada, non è andata diversamente. Questa opera realizzata a Carrara mi ha dato l’opportunità di poter andare a Firenze e visitare le sue opere nel luogo della loro realizzazione.
Lì ho fatto molti video e foto, ho studiato il David da tutte le angolazioni possibili. Ho avuto la possibilità di poterlo riprodurre in questo luogo, un luogo in cui lo stesso Michelangelo è stato, dove ha passato del tempo alla ricerca del materiale più adatto, il marmo migliore ed è un’esperienza che mi ha emozionato molto. Per me questo lavoro ha rappresentato anche una grande responsabilità. È stato come come prendere e riportare il David nella cava di marmo di Carrara da cui è venuto, come se Michelangelo stesse lì ad osservare dall’alto il mio lavoro. Per questo io ho voluto conservare la texture del marmo, in particolare per la riproduzione dei dettagli del viso.
Quanto tempo ci è voluto per realizzare il murale?
La storia è interessante perché prima di andare a Carrara, ero in Africa, stavo lavorando a un progetto, in Malawi. Mi sono ammalato gravemente, ho avuto un serio problema respiratorio. Sono stato male per giorni e giorni, ho dovuto prendere farmaci. Appena finito il lavoro lì, sono andato direttamente in Italia. Sono arrivato che ero ancora molto debole, e preoccupato per il fatto di dover realizzare il murale in quelle condizioni. Ma la mia volontà era così forte che ho superato questo problema di salute.
Mi sono fatto forza e mi sono svegliato presto tutti i giorni. Il viaggio dall’hotel alla cima del monte, il luogo della realizzazione dell’opera, durava circa un’ora. È un tragitto un po’ delicato, direi quasi pericoloso, e in cima alla montagna c’era un sole molto intenso. Lì non c’era niente, quindi dovevamo portarci il cibo e tutto il necessario, e finivo per andarmene da lì quando ormai era notte. Quindi, devo ammettere che è stato un lavoro molto complicato, soprattutto perché realizzato in condizioni di salute particolari, e anche a causa della logistica, delle difficoltà riscontrate nel raggiungere il luogo. In tutto ho impiegato circa dieci giorni per realizzare l’opera, ma altri venti per progettare e ideare, disegnare. Ho realizzato più di venti bozze differenti per arrivare al risultato finale.
Cos’è il David di Michelangelo per te?
Il David di Michelangelo è un miracolo. Io penso che sia proprio un miracolo, sì, per la forza, per la potenza, per l’aggressività che quest’opera esprime. L’incredibile forza delle mani che hanno scolpito quest’opera. Allo stesso tempo questa forza si contrappone a qualcosa di sottile, qualcosa di delicato, soave, bello. Io penso che senza dubbio per me quest’opera rappresenta uno dei punti più alti della storia dell’arte. Una delle opere più belle, soprattutto per le sue dimensioni che molte persone che non hanno mai avuto la possibilità di vederla di persona non riescono ad immaginare.
Il David è grande, impeccabile, perfetto e realizzato magistralmente. Penso che sia una delle opere di arte che più mi hanno emozionato, proprio nel momento in cui ho avuto modo di starci di fronte, a contatto. Per questi motivi, dover realizzare una re-interpretazione di quest’opera ha rappresentato per me una grande responsabilità.
Come scegli i protagonisti dei tuoi murales?
Una buona parte del mio lavoro contiene dei personaggi. Li scelgo in base a quello che il personaggio in questione ha apportato all’umanità, la trasformazione che questa persona ha attuato, l’ispirazione che ha donato al mondo. Per questo creo murales che hanno come protagonisti alcuni leaders della pace come Ghandi, Nelson Mandela, Malcom X, Martin Luther King, il Dalai Lama.
Ci sono molti leaders che in un certo qual modo ci ispirano ad essere migliori, a fare del bene. Tutte queste persone nel corso degli anni hanno modificato il mondo per migliorarlo. Cerco di ispirarmi a loro e sono questi i riferimenti che voglio portare sui muri delle strade.
Hai viaggiato in tutto il mondo per realizzare le tue opere, cosa ti è piaciuto di più della Toscana e dell’Italia?
I miei bisnonni erano italiani, quindi ho parenti che hanno come cognome Patané che era il cognome dei miei nonni. Sono cresciuto in Brasile ma in una famiglia italiana, quindi ho sempre avuto questa connessione. Ho imparato alcune cose dell’Italia grazie a questo vissuto, però, come molti della mia famiglia, non avevo mai avuto la possibilità di visitare il vostro paese. Poi ho avuto questa grande fortuna, la grande opportunità di vedere tutta la bellezza che è presente in questo luogo. L’Italia connette molte delle cose che io amo: architettura spettacolare, una gastronomia eccellente a cui sono abituato da quando ero un bambino.
L’Italia è la culla dell’arte. Tutto questo per me è fantastico, anche la Toscana, con la sua natura esuberante, questo mescolarsi dell’architettura con i luoghi naturali. Quando sono arrivato qui mi sono molto emozionato. Immagina che onore è stato per me poter lasciare una delle mie opere qui. Posso dire di sentirmi molto coinvolto, aspetto con ansia il prossimo invito, la prossima opportunità di poter portare la mia arte in Italia. Adesso sono in contatto con una persona che ha intenzione di portare il mio lavoro in dieci città italiane, e sono molto entusiasmato da questa possibilità. Vedremo se Dio vorrà far sì che questo progetto si realizzi nel modo migliore possibile.
Traduzione dell’intervista di Emanuela d’Antonio
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