Convertire il calore in elettricità grazie a una tecnologia basata su un materiale come il silicio, biocompatibile e non inquinante, che si ricava a partire dalla sabbia. È lo studio di un team di ingegneri elettronici del dipartimento di ingegneria dell’Università di Pisa che ha messo a punto queste strutture minuscole, dell’ordine di grandezza dei nanometri, integrabili su chip che funzionano da generatori termoelettrici.
“Siamo riusciti a produrre un chip in silicio nanostrutturato che produce energia elettrica”, spiega Giovanni Pennelli, docente di elettronica e coordinatore del gruppo di ricerca. In genere, si spiega, i chip di silicio consumano energia per svolgere delle attività, come fare conti, trasmettere informazioni (i chip del telefono cellulare), misurare delle grandezze (sensori di temperatura, pressione), ed hanno bisogno di essere alimentati. “Il nostro dispositivo, su chip come tutti gli altri, aggiunge il tassello mancante – aggiunge Pennelli – invece che consumare energia, la produce sfruttando una superficie calda (corpo umano, termosifone, altri dispositivi che si riscaldano) e può alimentare gli altri dispositivi senza utilizzare le batterie che sono costose, hanno bisogno di ricarica ed inoltre alla fine del ciclo produttivo devono essere riciclate-ricondizionate per non inquinare”.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con IMB-CNM, CSIC di Barcellona, ed è apparsa sulla rivista “Small”.
Il dispositivo, aggiunge Elisabetta Dimaggio, ricercatrice di elettronica, “funziona ovunque ci sia elettronica da alimentare a bassa potenza, per esempio con nodi sensori, e potrebbe essere un elemento importantissimo per abbattere costi e inquinamento in contesti industriali”
Inoltre, la tecnologia “si potrebbe usare anche per raffreddare le superfici, quindi non solo come generatore ma anche integrato in sistemi che si riscaldano durante il funzionamento, come enormi data center”.