Fu proprio un incredibile presagio la lettera che lasciò Guido Bertolaso a Franco Gabrielli che nel novembre 2010 lo sostituì alla guida del Dipartimento della Protezione Civile e che dopo poco più di un anno si troverà a gestire l’emergenza della Costa Concordia.
Nella lettera, infatti, si intravede quello che a breve sarebbe accaduto nel tratto di mare davanti all’Isola del Giglio. “Scendo dalla nave, il mio posto sarà da oggi occupato dal nuovo Capo del dipartimento, che è salito a bordo […] Gli lascio un organismo che è conosciuto solo in piccola parte come una nave da crociera di cui la pubblicità fa vedere solo i ponti soleggiati, le cabine, la piscina e gli impianti sportivi, ma che naviga sicura e funziona in ogni dettaglio perché, sotto coperta, ci sono centinaia di persone che fanno andare le macchine e i motori, che controllano la rotta e le strumentazioni di bordo, che lavorando sodo preparano le condizioni per assicurare agli ospiti la migliore accoglienza”. Le parole di Bertolaso aprono il libro “Naufragi e nuovi approdi – Dal disastro della nave Concordia al futuro della Protezione civile” scritto da Franco Gabrielli, con Francesca Maffini, edito da Baldini+Castoldi, in libreria proprio da oggi, giovedì 13 gennaio.
Franco Gabrielli, nato a Viareggio, è attualmente Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Nel novembre 2010, assunse l’incarico di capo dipartimento della Protezione civile e si è occupato, in qualità di commissario delegato dal Governo, delle operazioni per il recupero e la messa in sicurezza della Costa Concordia, nomina che arrivò ben 8 giorni dopo il naufragio. Nel 2015 è stato poi nominato prefetto di Roma e nel 2016 capo della Polizia e direttore generale della Pubblica Sicurezza.
A dieci anni di distanza Gabrielli racconta quello che avvenne in quei trenta mesi: dalle prime settimane, quando la corsa contro il tempo per cercare i dispersi andava in parallelo con la messa in sicurezza della nave, alle difficoltà e alle preoccupazioni legate al rischio ambientale, alla manovra del parbuckling, ovvero il raddrizzamento della nave, e al successivo rigalleggiamento della Concordia fino ad arrivare al porto di Genova e del perché non fu scelto quello di Piombino.
Una analisi estremamente lucida che mette in evidenza i rischi che sono stati affrontati oltre agli ostacoli sia a livello politico che burocratico (ripercorrendo tutti i provvedimenti e gli atti emanati) incontrati nella gestione dell’emergenza. Una riflessione che parte dal tragico evento della Concordia per poi allargarsi alle emergenze successive e a quelle tutt’ora in corso che mette in luce l’estrema operatività ma anche le “ammaccature” del sistema deputato alla gestione delle emergenze e dei grandi eventi nel nostro Paese.
Ma “allora qual è stato l’esito delle vicende che ho provato a raccontare nelle pagine che precedono? – si chiede Franco Gabrielli nel libro – Quali insegnamenti abbiamo imparato dalle perigliose contorsioni degli interventi normativi del 2012, dalla dimostrazione dei limiti nella gestione delle emergenze che si sono succedute in forza di quegli interventi? Quali “buone pratiche” abbiamo appreso dalla gestione dell’emergenza Concordia? Credo molto poco, in perfetto italian style”. In conclusione, scrive Gabrielli, “la storia della Protezione civile continuerà a essere costellata di tragedie, cui seguiranno necessarie faticose ripartenze. L’augurio è che a ogni naufragio segua la forza e la capacità di reagire”.