Nel giorno del patrono, San Giovanni Battista, Firenze ha il suo nuovo arcivescovo, don Gherardo Gambelli. Ad accoglierlo più di tremila fedeli nella cattedrale di Santa Maria del Fiore per la cerimonia presieduta dall’arcivescovo uscente, il cardinale Giuseppe Betori, insieme ai vescovi ordinanti: il cardinale Gualtiero Bassetti, monsignor Paolo Bizzeti, monsignor Giovanni Roncari, monsignor Dominique Tinoudji.
La nomina è arrivata nei giorni scorsi da Papa Francesco. Don Gherardo Gambelli è un sacerdote toscano: è nato a Viareggio 55 anni anni fa, cresciuto a Castelfiorentino, ed è stato ordinato presbitero nel 1996. Parroco della chiesa della Madonna della Tosse, è stato cappellano dell’istituto penitenziario di Sollicciano. È stato 11 anni in Chad, come missionario, e l’anno scorso è tornato a Firtenze.
“In tempi difficili come quello che stiamo vivendo, di cambiamento d’epoca, non basta fare il bene, bisogna fare bene il bene”, ha detto nel suo discorso di saluto alle autorità cittadine in piazza Duomo, sotto la loggia del Bigallo, prima della cerimonia di ordinazione. “Nel ringraziare di cuore tutte le autorità e le istituzioni presenti sul territorio per il loro impegno a servizio del bene comune, desidero rivolgere a tutti e a tutte, particolarmente a quanti stanno per iniziare a svolgere un nuovo incarico, i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Per quel che mi riguarda esprimo qui, ancora una volta, la mia ferma volontà di collaborare con tutte le persone di buona volontà nell’impegno per la costruzione di una società sempre più giusta e fraterna”.
E ancora: “Che ognuno di noi sappia trarre dal proprio bagaglio spirituale e culturale le risorse migliori per fare in modo che la bellezza di Firenze risplenda non solo nei suoi monumenti, ma anche e soprattutto nei suoi cittadini, e da qui diffondersi, come germoglio di giustizia e di pace nel mondo”.
La prima vista all’ospedale pediatrico Meyer
Il nuovo arcivescovo ha fatto visita ai pazienti dell’ospedale pediatrico Meyer. Gambelli si è complimentato per “tutto il contesto che c’è intorno alla cura del bambino”, il quale può vivere l’ospedale “non come un luogo di sofferenza, ma anche un luogo in cui si fa esperienza dell’amore, e l’amore è sempre qualcosa che risana”.
L’arcivescovo ha visitato nel pomeriggio anche la Fondazione Opera Diocesana di Assistenza a Villa San Luigi, che accoglie bambini e giovani adulti con disabilità intellettiva per svolgere percorsi riabilitativi: “Nessuno – ha detto – è scartato da Dio, e quindi l’attenzione proprio a queste persone ci permette davvero di fare la sua volontà, e di credere che ogni volta che noi cerchiamo di seminare il bene, noi riceviamo il bene”.