Quindici anni fa Spike Lee girava un film sulla strage di Sant’Anna di Stazzema, oggi scopre che suo cugino ha perso la vita poco lontano, combattendo durante la Seconda Guerra Mondiale a pochi chilometri dal paese sulle Apuane che nel 1944 fu teatro di uno dei più efferati eccidi nazisti nel nostro paese, che costò la vita a 560 persone.
Il cugino caduto in battaglia
Maceo Walker aveva 20 anni quando fu ucciso nella battaglia del Cinquale, probabilmente dilaniato dalle artiglierie nemiche, ma Spike Lee non lo sapeva all’epoca del suo “Miracolo a Sant’Anna”.
Nel film, ambientato in Versilia, il regista afro-americano intreccia storie italiane e americane per raccontare la saga dei Buffalo Soldiers, 15 mila soldati neri della 92esima Divisione spediti in battaglia per liberare l’Italia mentre nel loro paese venivano umiliati.
Maceo era uno di questi. Nato a Baltimora, si era arruolato nel 1943 e l’anno dopo era stato spedito in Italia.
Secondo esperti del Pentagono potrebbero essere proprio suoi i resti di uno di due soldati uccisi al Cinquale che la scorsa settimana sono stati esumati dal Cimitero Americano di Firenze, dove sono sepolti circa 4.400 militari Usa morti durante la Seconda Guerra Mondiale. I resti saranno trasportati in un laboratorio federale in Nebraska per essere esaminati.
L’appello di Spike Lee ai parenti dei caduti
“Non è solo mio cugino ma tutti i suoi fratelli della 92esima divisione. I soldati Buffalo, che hanno combattuto per questo Paese, che credevano in questo Paese e che negli Stati Uniti non erano ancora cittadini di prima classe” ha detto il regista lanciando un messaggio in cui invita parenti di soldati “missing in action” a donare il Dna per aiutare nell’identificazione
Dimenticata dalla storia, la battaglia del Cinquale fu combattuta lungo un canale minato sotto la pioggia e nel fango nel febbraio 1945. Dopo aver sofferto pesanti perdite, al quarto giorno il 366esimo reggimento a cui apparteneva Walker fu ritirato con ignominia: “Non hanno la stabilità emotiva e mentale necessaria per il combattimento”, disse all’epoca il generale Lucian Truscott, secondo il libro di Hondon Hargrove “Buffalo Soldiers in Italy”.
Settencento militari della 92esima divisione sacrificarono la loro vita in Italia e metà dei circa cinquanta Buffalo ancora non identificati facevano parte del 366esimo reggimento.