La pandemia da Covid-19 ha costretto tutti, o molti, a mettere nel cassetto i propri progetti.
Se poi i progetti erano proprio in procinto di partire nell’anno maledetto, il 2020, beh allora c’era molta probabilità che dal cassetto non sarebbero più usciti.
Però Daniele, Francesco e Andrea al loro non hanno voluto smettere di credere. E qualche giorno fa lo hanno visto realizzato.
Francesco Astorino, Daniele Corrieri e Andrea Gerace hanno tra i 23 e i 30, il loro progetto ha preso forma tra i banchi del corso serale alberghiero e oggi ha finalmente un nome e un’identità: si chiama Alterego ed è un locale a Prato enogastronomia ma anche enoteca e punto pranzo dallo stile retrò e curato nei minimi dettagli.
“Siamo partiti da zero – racconta Daniele – nel 2019 abbiamo affittato un fondo poi è arrivato il Covid e ci siamo dovuti fermare ma non abbiamo mai perso l’entusiasmo”.
Quella della ristorazione è una passione che i tre amici, ora anche soci, hanno coltivato da “grandi“, quando hanno deciso di rimettersi in discussione iscrivendosi alla scuola serale alberghiera di Prato. E dopo alcune esperienze individuali in cucine e ristoranti, hanno scelto di investire su se stessi e sui prodotti locali della tradizione italiana
Proprio sui piccoli produttori, quelli poco noti, quelli da scovare, i tre ragazzi hanno deciso di puntare per il loro locale. E lo hanno fatto dopo un’attenta selezione in giro per l’Italia: “Siamo andati a parlare direttamente con i produttori, quelli di nicchia, magari meno noti ma unici nel loro genere. Siamo andati a conoscerli personalmente in tuta Italia, da Novara a Perugia”.
Un riscatto insomma anche verso quelle eccellenze enogastronomiche di cui la nostra penisola è piena e che chiedono solo di essere scovate e portate in tavola.
Certo oggi è facile sorridere. Lo è stato meno quando le chiusure, le restrizioni sembravano rimandare a data da destinarsi l’inaugurazione di Alterego.
La ristorazione è stata sicuramente tra i settori più colpiti dalla crisi ma questi ragazzi non si sono persi d’animo. Avevano già reinventato le proprie vite decidendo di tornare a studiare e lasciando i loro ambiti professionali per la passione che li muoveva, e non hanno permesso alle difficoltà storiche del momento di annullare i sacrifici fatti e gli impegni assunti simbolicamente nel momento in cui hanno messo la loro firma sul contratto di locazione.
Oggi indossano un grembiule che porta il nome del loro locale, Daniele versa il vino, Francesco prepara i taglieri di affettati e Andrea sistema nel bando della gastronomia i prodotti appena arrivati da un’azienda agricola di Chiusavecchia, comune di appena 500 abitanti in provincia di Imperia