Cristina Donà una delle cantautrici più stimate del panorama musicale italiano, punto di riferimento e figura ispiratrice per le nuove generazioni di musicisti, torna con un tour che anticipa l’uscita del nuovo disco “deSidera”, portando con sé la ricchezza dei suoi ventiquattro anni di carriera.
Il nuovo album, che arriva a sette anni di distanza dall’ultima pubblicazione discografica, è frutto di un lavoro meditato e accorto, un disco identitario che si spinge in profondità e scuote. Lo spettacolo proporrà alcuni estratti da quest’ultimo, presentati in anteprima, e brani di repertorio in una rinnovata veste.
Si alterneranno versioni minimali a echi di “elettronica preistorica” e sarà l’occasione per apprezzare, ancora una volta, la capacità evocativa della voce e delle parole di Cristina, mescolate agli arrangiamenti sorprendenti e curati da Saverio Lanza produttore e co-autore dei suoi ultimi album.
La data fiorentina di domenica 5 settembre al Teatro Romano di Fiesole, è un concerto organizzato da A-live e andrà ad aggiungersi alla stagione della 74° Estate Fiesolana 2021.
Ecco la nostra intervista
Ciao Cristina! Immagino che questo sia un periodo bellissimo per te, tornare in tour dopo tanto tempo
È bello tornare sul palco e condividere quello che io chiamo un “respiro comune”, il pubblico ha un desiderio di respirare musica che è incredibile. È palpabile, mi sembra di averli tutti sul palco, l’energia che percepisco è fortissima.
Ho notato anche su facebook il grandissimo affetto che c’è da parte dei tuoi fan e tu rispondi proprio a tutti!
Vado a periodi, quando abbiamo realizzato la campagna di crowdfunding per l’album tra febbraio e aprile ho cominciato questa avventura e c’è stata un’ondata di entusiasmo così forte che mi sono detta voglio trovare il modo e il tempo per dare dei segnali. Credo che sia importante in questo momento storico in cui abbiamo a disposizione anche i social dare dei segnali. Forse lo dice ogni artista, ma io ho un pubblico davvero speciale che spesso mi commuove anche solo per l’educazione e il modo in cui segue la mia musica. La parte toscana alza tantissimo la media perchè c’è una partecipazione nella vostra regione incredibile.
Il tuo nuovo disco “deSidera” arriva dopo sette anni, è davvero attesissimo, siamo davvero molto curiosi, puoi dirci qualcosa di più?
Il disco uscirà in autunno per chi non ha partecipato alla campagna crowdfunding. 1400 persone l’hanno già ascoltato e chi viene ai concerti avrà la possibilità di acquistarlo. “deSidera” è stato scritto dall’ultimo disco a poco prima della pandemia, c’è solo un brano nato la scorsa primavera. È un disco di riflessioni e autocritica come essere umano, un disco che cerca di trovare una luce in questa frenesia che sembra dimenticarsi dell’aspetto umano. È un disco complesso che ho realizzato ancora una volta con Saverio Lanza che è coautore della parte musicale, arrangiatore e produttore. È un disco che si porta dentro delle sonorità nuove per me, c’è quella che abbiamo battezzato “elettronica-preistorica” perchè avevo voglia di mescolare la mia voce con dei suoni che avevo sempre schivato. Non è un disco di musica elettronica ma con dei suoni elettronici che portiamo poi anche sul palco.
Il disco è stato anticipato da un singolo “Desiderio” che ha un testo veramente interessante. Anche solo parlare di “desiderio” in un anno in cui ci siamo privati di tante cose mi sembra rivoluzionario
Scrivendo mi sono accorta che spesso le mie autoanalisi avevano a che fare col desiderio guardato da diversi punti di vista. Ho cercato l’etimologia di ‘desiderio’ che è appunto de-sidera cioè il titolo dell’album. De-sidera sottolinea la mancanza di stelle, quindi la mancanza di qualcosa, il fatto che l’essere umano sia incompleto che ha bisogno di trovare quello che lo può completare e quello lo descrive. Le cose che scegliamo per completarci, per soddisfare i nostri desideri raccontano la nostra società. Da una parte il desiderio è motore delle nostre vite, quando manca il desiderio la vita si spegne. Dall’altra parte la mia riflessione è questa: in una parte di mondo in cui ci viene fatto credere che possiamo desiderare qualsiasi cosa mi sono chiesta la conseguenza della realizzazione dei nostri desideri qual è? Ho cercato di capire quanto la qualità del desiderio sia fondamentale in questo momento storico. Magari sarebbe meglio desiderare meno ma bene, farsi un po’ più di domande. In tutta questa confusione immagino che non sia semplice e neanche io ho la soluzione. Però farsi delle domande su quelle che sono le conseguenze dei nostri desideri al più stupido al più grande, tornare a desiderare una maggior compatibilità col pianeta che ci ospita e le persone che ci circondano. Secondo me è importante guardare un po’ più lontano.
Il tuo è un punto di vista abbastanza buddista, il Buddismo dice proprio che il desiderio è la causa del dolore nell’essere umano
I concetti buddisti mi trovano sicuramente a favore di questa filosofia. Io non sono buddista ma ho frequentato lo yoga per lungo tempo. C’è sempre lo yin e lo yang che regolano l’universo, per questo parlo della qualità del desiderio che è una cosa importante, farlo in modo diverso con consapevolezza e cognizione secondo me è diventato fondamentale in questo momento storico.
Quest’anno abbiamo anche avuto il piacere di ascoltarti nella “sigla” della bellissima serie tv di Niccolò Ammaniti “Anna”. Devo dire che è una serie che mi ha scossa profondamente e iniziare ogni episodio con la tua voce mi dava un brivido particolare. Inoltre le immagini che accompagnavano la tua canzone “Settembre” video di animali che nuotano nell’acqua accostate a vecchi video casalinghi di famiglie sono fortemente simboliche. Tu come le hai interpretate?
Per me è stata una sorpresa gigantesca e un altrettanto grande onore. Conosco Ammaniti come scrittore, ho letto i suoi libri, Anna è un romanzo straordinario. Non so esattamente lui cosa volesse dire con queste immagini. Io l’ho interpretata da una parte come un simbolo ancestrale quello dell’acqua, dalla quale veniamo. Dall’altra un senso di pericolo, quando si nuota nel mare chissà cosa c’è sotto. Ho avuto questa sensazione guardandolo, come se l’acqua fosse un rifugio ma nello stesso tempo celasse il pericolo che in questo caso è poi riferito a quello che succede nella serie: il virus. Lui ha scritto il romanzo nel 2015 ambientandolo nel 2020.
È assurda questa coincidenza con quello che poi è avvenuto col Covid-19.
Ammaniti ha iniziato le riprese con il virus che era ancora solo in Cina poi si è ritrovato in questa Sicilia piena dei suoi protagonisti, questi ragazzini incredibili a confrontarsi con un virus che poi è arrivato veramente. Tra l’altro mi ha raccontato che a un certo punto hanno dovuto interrompere le riprese e lui era preoccupato perchè i bambini sarebbero cresciuti e chiedeva ai bambini di non crescere troppo. Alla fine sembra che la sua preghiera abbia avuto effetto, sono riusciti a finire la serie. Le gioie sono tante, al di là di avere un brano in una serie di un autore importante devo dire che le parole di Settembre si sposano benissimo con quello che succede, il quaderno delle cose importanti che lascia la mamma ad Anna.
Progetti per il futuro?
In questo momento la programmazione dell’autunno-inverno è ferma, c’è un grandissimo punto di domanda. Sicuramente mi godrò tantissimo questa estate. Poi l’idea è di riprendere a scrivere per non far aspettare il mio pubblico altri sette anni. Oltre al mio progetto che ha sicuramente la priorità ne ho anche un altro a cui stiamo lavorando e in cui la Toscana ha una parte fondamentale. Insieme a Fabbrica Europa che ha finanziato “Perpendicolare” il progetto che ho realizzato con il danzatore e coreografo Daniele Minarello, grazie a un bando europeo che abbiamo vinto stiamo realizzando un altro spettacolo che si chiama “L’Universo nella testa” sempre con Daniele e Saverio e lo porteremo in giro in tutta Europa. Siamo alle prese anche con questo lavoro, sempre che il mondo si riapra presto al nostro lavoro, all’arte e ai viaggi.