Se è vero che nei problemi i designer hanno sempre trovato spunto per inventare nuove soluzioni allora la pandemia di Coronavirus sarà un acceleratore di buone pratiche. Questo è quanto emerge dagli interventi della quindicesima edizione del Creactivity manifestazione che da oltre dieci anni porta in Toscana al Museo Piaggio di Pontedera il meglio dei talenti e dei visionari da tutto il mondo.
L’edizione di quest’anno sarà totalmente online per rispettare le norme anti-Covid, sicuramente un’edizione diversa dalle altre ma a cui la scuola ISIA di Firenze e il direttore del Creactivity Max Pinucci non hanno voluto rinunciare in una situazione già di per sè così difficile. Dal 19 al 27 novembre dunque nove giorni di eventi in streaming per capire come il design può aiutarci a vivere meglio al tempo della pandemia.
Angelo Minisci designer all’ISIA e coordinatore del WorkOut ha dichiarato: “Quest’anno dopo un’attenta riflessione sui problemi che la pandemia ha creato, cioè il non poter fare la nostra manifestazione al Museo Piaggio con i nostri 4oo studenti delle scuole superiori presenti, abbiamo deciso di spostare tutto in remoto cercando di non far mancare l’appeal del Creactivity cioè giornate intense e di partecipazione. Ci saranno gli interventi degli esperti che inaugureranno la kermesse giovedì e poi gli studenti si ritroveranno divisi nelle varie aree di competenza che hanno scelto in stanze virtuali dove avranno tutor che li guideranno. Il tema è quello di riconnettersi, ma è anche un’occasione per valutare gli aspetti umani della situazione. La tecnologia è parte della nostra quotidianità ma io spero che emerga anche dai lavori dei ragazzi che invece gli aspetti dell’umanità restano importanti e fondamentali. Anche se in remoto sarà un Creactivity molto dinamico, una scommessa.”
Il design trova nei problemi opportunità per nuove soluzioni
Francesco Fumelli Direttore dell’ISIA di Firenze ha dichiarato: “Nella mia esperienza come Direttore di un corso superiore di design, mi pare che questa contingenza che ha imposto il lavoro (e la didattica) a distanza, possa costituire – oltre alla tragedia umana ed economica che rappresenta – per la scuola anche una imperdibile opportunità di svecchiamento generale, da cogliere per riprogettare il modo di fare formazione. Innanzi tutto per dotarsi, al di là dello spontaneismo obbligato e virtuoso di questi giorni, di strumenti hardware e software e di tutto quanto occorre, per metterlo a disposizione costante dei docenti e degli studenti per gestire al meglio questi momenti di teledidattica che dovrebbero rientrare – a prescindere dall’emergenza attuale – all’interno di nuovi modelli didattici misti distanza/presenza, a mio avviso auspicabili. Ovviamente andrebbero aggiornati anche i programmi didattici e individuate piattaforme e modalità comuni di cui servirsi per lezioni e riunioni in remoto con le relative policy e guide all’uso. Un minimo di standardizzazione insomma, oltre lo spontaneismo. Cercare e perseguire soluzioni Open ed utilizzabili, progettando l’interazione con in mente direttamente le problematiche della didattica. Perché se è vero che oggi milioni di persone stanno utilizzando le varie piattaforme di collaborazione, è vero anche che l’interazione con piattaforme terze – a livello di licenza d’uso, di proprietà, privacy dei contenuti e di usabilità, presenta spesso problemi.
Un’altra occasione da cogliere – a partire da adesso – è quella della sempre invocata ma mai attuata digitalizzazione di documenti, delle procedure, della gran parte della comunicazione e modulistica tuttora cartacea. Il paese è indietro, le questioni burocratiche, gli esami, i verbali, la raccolta firme, tutte quelle cose (e sono tante) per le quali siamo ancora legati alla carta, devono essere affrontate con una semplificazione normativa e burocratica volta al digitale, che deve accompagnare il necessario svecchiamento tecnologico e intellettuale di chi ancora non ha compreso che le opportunità offerte possono essere tante e anche molto efficaci. Basta volere e perseguire un Design per la Didattica. Il design vive di e trova nei problemi le opportunità per nuove soluzioni.”
La moda al tempo della pandemia: scenari possibili
Matteo Minà, docente all’Istituto Modartech e giornalista per MF Fashion ha dichiarato: “La pandemia in pochi mesi ha stravolto gli equilibri della moda, quello che è successo sembra porre le basi anche per i prossimi anni. Anche se la moda è abituata a cambiare più volte all’anno, mai lo aveva fatto come in questo momento. Diciamo dunque che il Covid è stata un’accelerazione dei processi che sarebbero successi nei prossimi cinque-sei anni. Io ipotizzo sei scenari che sono già in atto e pongono le basi per il futuro. Il primo è un nuovo modo di comunicare la moda, ci saranno sempre le fashion week ma sta cambiando tutto. Per esempio Gucci presenta la sua nuova collezione con un film a puntate di Gus Van Sant. Oppure Dolce & Gabbana marchio da un miliardo di euro ha deciso di fare oltre alle main collection sfilate con un “see now, buy now” cioè quello che vedi in passerella lo puoi comprare subito, una cosa impensabile qualche anno fa. Un nuovo modo di promuoversi per le case di alta moda.
Un secondo punto cardine è la sostenibilità che non deve essere solo “raccontata” ma veramente praticata e i brand hanno capito che è un asset importante. Anche Pitti che si è digitalizzato ha fatto un progetto con Unicredit per valorizzare designer emergenti che sposavano la filosofia ‘green’ a 360 gradi. Sostenibilità è anche ‘second hand’ Gucci ha deciso di mettere in vendita su una nuova piattaforma alcuni capi suoi originali degli anni passati, in ottica anti-spreco.
Terzo aspetto c’è sempre più interesse nella filiera del Made in Italy per i big del settore. In Italia c’è una filiera completa che il Covid rischia di distruggere perchè se non si sta attenti le piccole aziende saranno sovrastate dalle difficoltà economiche e finanziarie. Ci sono alcune iniziative come quella di Della Valle, il gruppo Diesel che hanno fatto azioni di aiuto alla filiera dando una mano alle piccole aziende con aiuti finanziari o progetti di formazione o un credito agevolato nella banche. In questo senso la Blockchain aiuta anche la filiera contro i falsi e i prodotti contraffatti. Il quarto punto sono i tessuti anti-Covid, tessuti innovativi che aiutano a superare il virus. Quinto punto le nuove frontiere dello shopping, che non è solo digitale, si stanno facendo delle iniziative per aiutare i negozi fisici che sono fondamentali per l’esperienza d’acquisto. Sesto e ultimo punto è il tema dell’inclusività, il sistema precedente era dettato dal ritmo e dalla frenesia non aiutava l’etica e l’inclusività nei confronti dei lavoratori anche dal punto del vista del gender. I grandi gruppi del fashion stanno assumendo inclusivity e diversity manager che si occuperanno proprio di mediare e risolvere queste discriminazioni con processi di integrazione. Tutto parte dalla riflessione che fece Giorgio Armani a marzo durante il primo lockdown in cui disse che il settore moda in Italia deve produrre meno, il lusso va fatto fruire lentamente proprio perchè è un prodotto di qualità e va rivista tutto il sistema moda. Certo, bisogna fare profitto e vendere ma in un modo nuovo. Grandi cambiamenti portano grandi opportunità“.