Dal 5 ottobre al 22 dicembre il teatro Cango di Firenze torna ad ospitare “La Democrazia del Corpo”, il festival a cura di Virgilio Sieni che alternerà performance di danza a dialoghi e incontri con filosofi, sociologi, antropologi.
Saranno ospiti artisti nazionali e internazionali tra i più interessanti della scena contemporanea: Compagnia Enzo Cosimi, Claudia Catarzi, Camilla Monga e Federica Furlani, Zoo/Thomas Hauert, Giorgia Lolli, Operabianco, Cristina Abati e Spartaco Cortesi, Collettivo Cinetico, Annamaria Ajmone, Ilenia Romano, Kinkaleri, Compagnia Virgilio Sieni.
All’interno della rassegna si inseriscono anche due proposte che vogliono aprire nuove riflessioni: Vivente. Festival sulla fragilità sorgiva, (1, 2 e 3 dicembre) una tre giorni dedicata alle persone fragili, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, proclamata nel 1981 con lo scopo di promuovere i diritti e il benessere dei disabili.
Il convegno Abitare il museo. Il corpo dell’arte che vuole investigare le nuove prassi di fruizione degli spazi museali e del patrimonio culturale nell’ottica di un welfare culturale, lunedì 25 novembre (dalle 10 alle 17).
sostare col corpo è una forma di accesso alla prossimità e alla vicinanza, equilibra il nostro essere per essere accolto dall’ambiente. Ascoltare, frequentare, conoscere attraverso il corpo induce a sviluppare il senso di cura nei confronti degli altri e delle cose
A questa giornata di studi, si affiancano due appuntamenti, a cura di Virgilio Sieni, in luoghi preziosi della città: sabato 23 novembre (ore 17) al Cenacolo di Andrea del Sarto una Lezione sul gesto davanti all’affresco con l’Ultima Cena e al Museo di San Marco un progetto che esplora la risonanza tra il corpo e l’opera d’arte, il 25 novembre (ore 20).
Il 13, 14 e 15 dicembre Cango ospiterà inoltre la V edizione di Lucia Festival – Storie audio dal mondo.
Virgilio Sieni ha dichiarato: “Che importa chi parla, qualcuno ha detto, che importa chi parla. Come emerge chiaramente dalla citazione di Samuel Beckett, questo continuo cessare di sparire da parte dell’autore, la singolarità della sua assenza, ci induce oggi, come ieri, ma oggi forse con più urgenza, a stare col corpo. Questo sostare col corpo è una forma di accesso alla prossimità e alla vicinanza, equilibra il nostro essere per essere accolto dall’ambiente. Ascoltare, frequentare, conoscere attraverso il corpo induce a sviluppare il senso di cura nei confronti degli altri e delle cose. Importa recuperare allo stesso tempo la postura dell’ascolto e le pratiche di osservazione secondo l’atto della partecipazione. L’invito che La democrazia del corpo rivolge è sempre verso le forme di incontro attraverso il gesto. La democrazia del corpo include inoltre due contesti speculari che indagano alcune criticità del vivere in città in questa epoca: apriremo una riflessione sull’abitare i musei in relazione alla geografia emozionale dei cittadini e approfondiremo con Vivente / Festival sulla fragilità sorgiva la bellezza della mancanza e la disabilità come forma di vita.”
Il programma degli spettacoli
La Democrazia del Corpo prenderà il via sabato 5 e domenica 6 ottobre con “Venere vs Adone” nuova creazione della Compagnia Enzo Cosimi che approfondisce la sua ricerca concentrandosi sul celebre poema shakespeariano. In un percorso attraversato da linguaggi e media diversi, Cosimi rilegge la poetica del drammaturgo inglese focalizzandosi sulle due figure shakespeariane: Adone rappresentato emblematicamente da un corpo fit, è ossessionato non più dalla caccia, quanto dalla costruzione della sua macchina/corpo sculturalizzata. Viceversa Venere è una figura lacerata che cerca disperatamente di accenderne il desiderio.
Sabato 12 e domenica 13 ottobre in scena Claudia Catarzi con “14.610” un’astrazione, seppur molto concreta, di un tempo totalmente personale. Senza prendere ispirazione da niente che possa arrivare in salvo, senza appoggiarsi a rimandi di senso o storie già scritte -eccetto ciò che già, consciamente o inconsciamente, è parte acquisita dalla vita. Invece stare con ciò che resta, in una dimensione nuda, vulnerabile, forse inattraente. Eppure la cosa che ora mi interessa. L’irresistibile attrazione indistinta per il popolare e l’impopolare.
Sabato 19 e domenica 20 ottobre Camilla Monga presenta “Passage/Paysage” uno spettacolo che presenta un immaginario in costante evoluzione, tra cambiamenti di prospettiva e ripetizione con la stessa Monga e Chiara Montalbani a interpretare due quadri distinti.
Venerdì 25 e sabato 26 ottobre sarà protagonista nel suo nuovo solo lo svizzero Thomas Hauert che approfondirà un processo creativo già presente nelle sue ultime due creazioni: fare della psiche, delle emozioni e dell’inconscio la forza motrice del movimento. Il punto di partenza di Troglodyte è una sorta di complesso enigma psicologico, incentrato sull’esperienza della posizione dell’outsider, di colui che non fa parte del gruppo, di colui che guarda dall’esterno.
Mercoledì 30 ottobre Giorgia Lolli presenta “Eat me” una riflessione sul fare del corpo osservato. Le forme morbide delle due danzatrici delineano le curve di posture astratte: memorie dal topos del ritratto femminile sdraiato e gesti quotidiani disegnano immagini di una progressiva emancipazione dal pavimento, rimanendo sfacciatamente frontali ma celati.
Sabato 9 e domenica 10 novembre “JUMP!” della compagnia Operabianco affronta il problema del ritmo dell’uomo in dialogo con il ritmo del mondo. La danza è la risposta a una domanda implicita nell’ambiente che ci circonda: come continuare a camminare nonostante tutto stia crollando?
Mercoledì 13 novembre la performer Cristina Abati e il musicista e sound designer Spartaco Cortesi presentano “Dio-Ti-(A)ma” lavoro che esplora il tema della parola e del corpo. La parte sonora del lavoro è realizzata usando solo la voce registrata e live della performer, con suoni dal vivo, registrati e campionamenti live.
Sabato 16 e domenica 17 novembre arriva al Cango il Collettivo Cinetico che presenterà un incandescente ritratto dell’umano. Sul palco un gruppo di adolescenti a cavallo di quella soglia alchemica che è la maggiore età. Si raccontano, si definiscono senza mai finirsi, si cercano a ogni passo maneggiando la materia iridescente della realtà, entrando in scena senza sapere cosa accadrà ogni sera.
Sabato 23 e domenica 24 novembre “I pianti e i lamenti dei pesci fossili” di Annamaria Ajmone. Uno spettacolo che si colloca al confine sfumato tra organico e inorganico, tra vita e non-vita, ispirandosi a queste suggestioni tenta di costruire relazioni tra corpi e tempi incommensurabilmente distanti e differenti, piangendo il ciclo eterno della trasformazione della materia, della vita e della morte, nel contesto della Sesta Estinzione.
Lunedì 25 novembre al Museo di San Marco Virgilio Sieni sarà in scena con “Lumen Naturae”. Saranno creati spazi d’azione in cui il pubblico può liberamente e silenziosamente predisporsi al gesto. Accanto alle opere d’arte il danzatore sarà disponibile a trasmettere brevi sequenze fisiche, forme di meditazione sul gesto in risonanza con l’opera. Nel brusio di origine sacra, il luogo del Museo diviene lo spazio condiviso di un rito comune che accoglie le opere, un’aula che esplode in atti di consapevolezza e conoscenza.
Giovedì 28 novembre Ilenia Romano in “Strings” un lavoro di sperimentazione sul rapporto di assonanza-dissonanza-risonanza tra movimento e musica.
Venerdì 6 e sabato 7 dicembre tornano i Kinkaleri con “Some dances on dickfaces” spettacolo ispirato al Giardino delle delizie di Hieronymus Bosh, con la volontà di comporre un inno fuori dal tempo, una ricerca e un incontro con i corpi degli altri, creature che nella loro unicità diffondono ricchezza e meraviglia.
Il 19, 20, 21 e 22 dicembre la Compagnia Virgilio Sieni propone “Sonate Bach Di fronte al dolore degli altri” . Sono 11 coreografie che deflagrano nel gesto del dolore e della pittura, per ricordare avvenimenti tragici accaduti nei conflitti recenti: Sarajevo, Kigali in Rwanda, Srebrenica, Tel Aviv, Jenin, Baghdad, Istanbul, Beslan, Gaza, Bentalha, Kabul.
11 date emblematiche raccolte intorno agli 11 brani che compongono le 3 Sonate di J.S.Bach. Fotografie di corpi che si diluiscono attraversando la dinamica e la figura, cercando un approccio irrisolvibile all’orrore. La danza qui afferma lo sforzo di evocare da queste macerie di esistenza una bellezza impossibile e paradossale, da cesellare con lo strumento etico e politico per eccellenza: il gesto.