Sulla cima di un’altura, immerso tra i castagneti della Garfagnana, c’è un piccolo borgo che conta circa sessanta abitanti. Si chiama Trassilico e fino a pochi anni fa sembrava un paese destinato all’abbandono. Oggi, invece, è più vivo che mai grazie alla riapertura del rifugio, unica attività commerciale esistente, e alla creazione di una cooperativa di comunità.
La rinascita di questo magico territorio nel cuore delle Alpi Apuane si intreccia con la storia di Andrea Trolese, ex manager, scrittore e viaggiatore originario di Desenzano del Garda, in provincia di Brescia.
A maggio 2021, dopo la liquidazione dei tre ristoranti che gestiva, Andrea e la moglie Olga sono partiti a bordo di una Panda alla scoperta dell’Italia post-Covid. La loro avventura on the road li porta a Trassilico, appunto, nel comune di Gallicano. Il loro viaggio è diventato anche un libro dal titolo “L’Italia in Pandamia“, una sorta di diario che descrive le varie tappe dell’itinerario e termina proprio in questo angolo di Toscana.
“Sono figlio di una famiglia che ha viaggiato parecchio per lavoro, siamo tutti un po’ esploratori. Diciamo che abbiamo il viaggio nel DNA – ci rivela Trolese -. Ho una laurea in letteratura russa e un master in music management e discografia a Londra, per un periodo sono stato deejay, poi ho lavorato nel settore degli eventi. Sono stato sei anni negli Emirati Arabi; decido di tornare in Italia e apro un ristorante, in seguito diventano tre locali. Ed è qui che arriva il Covid con tutto quello che comporta.
In questo contesto di saturazione totale, intraprendo con mia moglie un viaggio in Panda alla riscoperta dell’umanità perduta e ritorna la mia passione per la scrittura. Approfitto di questa avventura per riprendere a scrivere. Questo percorso ci porta in in Garfagnana e arriviamo a Trassilico; si approda a quello che è il capitolo due e attuale della storia”.
Attualmente, infatti, Andrea vive in questo borgo montano dove gestisce il rifugio escursionistico La Mestà ed è socio fondatore della cooperativa di comunità ArborInMonte che, oltre a promuovere il territorio nell’ottica di un turismo lento e responsabile, organizza sagre, eventi artistici, culturali e musicali. Il rifugio, quindi, è diventato il fulcro di tante altre iniziative.
“È il secondo anno della cooperativa – continua –, stiamo vedendo i primi frutti del lavoro svolto ma viviamo anche le prime difficoltà, come è normale che sia. Parlo di difficoltà a livello burocratico ed economico. La cooperativa dà del lavoro al rifugio e questo lavoro deve essere sufficiente per pagare case, affitti, bollette.. Quindi il terzo anno di attività sarà sicuramente un anno di consolidamento, un po’ più ‘freddo’ dal punto di vista della narrazione ma necessario. Siamo contenti di quello che abbiamo raggiunto ma serve il coraggio di portarlo avanti economicamente. Questo è l’obiettivo numero uno”.
Il secondo obiettivo, invece, è quello di formalizzare i contributi ricevuti da Regione Toscana e Unione Europea negli anni passati. Tra i progetti da concretizzare ci sono la rivalorizzazione della sentieristica, l’allestimento di un ex teatrino e della ex scuola di Trassilico.
“Questa estate, ad esempio, abbiamo organizzato la prima mostra con un collettivo di Livorno e desideriamo continuare a rigenerare spazi interni ed esterni. In questa fase, oltre al cosiddetto storytelling e al racconto poetico del luogo, servono – ricorda il fondatore – persone consapevoli e coraggiose”.
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